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Come procede la battaglia per riconquistare Mosul adesso che arriva il freddo?

Lontano dai riflettori dei media, l’offensiva su Mosul procede con la lentezza e le difficoltà attese. Mentre i primi giorni aveva fatto clamore la velocità con cui la Coalizione avanzava, ora la situazione è in stallo, bloccata dalla controffensiva baghdadista, affidata soprattutto ai veicoli esplosivi (pare che dal 17 ottobre a oggi ne siano stati lanciati 600).

Aumentano i problemi per la popolazione civile, assediata dai liberatori da un lato e in mano alla giunta militarista e punitiva dello Stato islamico dall’interno dell’assedio. I media del Califfato diffondono immagini di una calma apparente, una monotona quotidianità che serve alla propaganda. Il messaggio è qualcosa del tipo “vi stanno raccontando che noi siamo sotto attacco, in difficoltà, e invece guardate, tra le nostre strade, tra i nostri quartieri, tra i nostri mercati, tutto procede come prima”. Il Califfo di questo vive: se trasmettesse un messaggio negativo, di flessione, di difficoltà appunto, perderebbe appeal, e senza fascinazione si blocca il proselitismo — la linfa del Califfato.

La realtà per i civili però è diversa si diceva. La  raccontano i reporter che si trovano in zona (“in zona” significa embedd con le varie unità della Coalizione che stanno andando a liberare Mosul, ma non in città, dove ancora ci sono gli uomini di Baghdadi). I racconti arrivano da contatti, incontri con chi riesce a fuggire (l’Onu considera l’esodo un potenziale, forse prossimo, disastro umanitario). Da queste testimonianze esce che anche a Mosul il cattivo tempo sta arrivando, e freddo e pioggia sono condizioni che alzano le difficoltà — anche nel caso di Aleppo, altro fronte sotto assedio per le azioni del regime siriano e dei suoi alleati (che però non combattono l’IS ma un altro genere di ribelli, in parte minoritaria jihadisti), si è parlato del fatto che la flessione sunità in questi giorni dalle opposizioni armate avesse il freddo tra le ragioni decisive.

A Mosul (ma come ad Aleppo, anzi, ad Aleppo pure peggio) si soffre inoltre anche la fame, o meglio il rialzo dei prezzi. Gli intervistati dalle agenzie stampa sul posto raccontano che è da due settimane che nella città del nord dell’Iraq non arrivano nuove scorte alimentari. Notizie parlano di arresti operati dalla polizia islamica del Califfato contro che aumenta i costi dei prodotti, ma i testimoni dicono che è un trend impossibile da bloccare (d’altronde, anche, o soprattutto, sotto assedio vale la legge di mercato domanda/offerta).

Inizia pure il razionamento anche della benzina (e dei combustibili per mandare i riscaldamenti), perché in guerra sono i mezzi militari a dover essere riforniti per primi, per priorità.

E, durante gli scontri nella fascia sudovest è stata colpita un’importante linea dell’acquedotto: non è riparabile al momento, perché il danno è molto esteso e richiederebbe troppo tempo per essere eseguito in una zona in cui ancora infuocano i combattimenti.

 


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