Alla fine vincerà il voto di pancia. I dati scientifici sono raccolti da Expert System, una società modenese che fa software semantici e che è leader in Europa nel suo settore, servendo e confrontandosi con i colossi della Silicon Valley. Ed è la società che, grazie alle applicazioni dell’intelligenza artificiale aveva previsto sia la Brexit, sia la vittoria di Trump. Oggi non può svelare di più per questioni di legge, dunque tutto resta all’interpretazione. Ovviamente il voto di pancia è sia quello di chi approverà la riforma, impaurito dalla possibile paralisi o la deriva autoritaria, con connessi balzi dello spread e tragedie, sia di quelli che la rigetteranno, temendo uno strapotere dell’attuale premier o di non poter più eleggere i propri senatori.
Difficile capire alla fine chi prevarrà, anche perché “in realtà c’è un testa a testa feroce, ma il dato più rilevante è che c’è una netta prevalenza di sentiment negativo, ansia e paura che sono cresciute tantissimo negli ultimi giorni”, dice l’amministratore delegato di Expert System Stefano Spiaggiari, nel corso di un incontro ieri a Milano.
L’analisi dell’azienda modenese è stata compiuta analizzando una quantità abnorme di tweet nei giorni precedenti ai relativi voti. Il dato che salta agli occhi è proprio quello sul sentimento: mano mano che ci si avvicina al voto aumentano sentimenti come ansia, paura, rabbia, confusione, tristezza, vergogna, repulsione, offesa, rabbia. E si parla sempre più di Cnel e del suo presidente Delio Napoleone, mentre spunta anche Romano Prodi, che all’ultimo minuto ha espresso la sua intenzione di voto, pro Sì.
Con il referendum del 4 dicembre hanno fatto lo stesso: hanno passato all’esame 120mila tweet in cui si palesavano hashtag come #iovotono, #bastaunsì et similia. “La fantasia italica non ha limiti – continua Spiaggiari – non potevo credere ai miei occhi: abbiamo contati 10mila diversi hashtag relativi al referendum”.
L’analisi mostra alcuni dati prevedibili, altri sorprendenti. Tra i primi, i nomi dei protagonisti di questo voto: i più citati nei commenti sono Matteo Renzi e Luigi Di Maio, seguiti da Berlusconi, Brunetta, Meloni. Ma Renzi ha superato Berlusconi solo negli ultimi giorni: fino al 21 novembre era il primo a dominare la scena. Francesco Guccini e Franca Valeri sono più citati di Alessandro Di Battista e Marco Travaglio. Pd e M5S i due sfidanti nei commenti, che si sono divisi praticamente a metà la scena, gli altri partiti, anche Forza Italia e Lega hanno una parte marginalissima, non corrispondente alla fetta di elettorato che rappresentano.
Nel clima di generale acredine che ha avvolto i commenti nelle ultime due settimane c’è un elemento positivo: votare è la parola d’ordine di domenica, in generale gli italiani dovrebbero essere propensi a esercitare il loro diritto/dovere. Lo vedremo dall’affluenza alle urne.
Un’analisi degli Ip da cui provengono i tweet dedicati al referendum mostra, ovviamente, una forte concentrazione sull’Italia. Ma aree calde anche a Londra, Parigi, Berlino, Amsterdam e in diversi centri urbani di Spagna e Portogallo. Gli italiani che pensano al voto sono ovunque nel mondo, meno che in Africa subsahariana, in Canada, in India, in Australia: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Meno che a occidente della Nigeria, tra Togo e Benin; nei pressi di Bogotà in Colombia, nel mar dei Caraibi, a nord di Bangkok, in qualche punto del Golfo e a Hong Kong, dove gli animi si infiammano per il referendum su Twitter.
L’Italia è tutta coperta, meno che nel nord della Sardegna, nell’estremo Nord-est del Paese e in qualche zona della Sicilia, nord della Puglia e Abruzzo. Il no è più diffuso sul territorio, mentre i sostenitori del sì si concentrano nelle grandi città.