Abbiamo assistito a una impressionante prova di democrazia. Una partecipazione popolare d’altri tempi rispetto a un voto importante.
Il No alla riforma ha vinto con una ampiezza che nessuno si aspettava: 19.419.507 voti per il No. Una valanga per difendere la Costituzione contro una riforma contraddittoria e confusa.
E’ stato appassionante vedere in queste settimane come nelle scuole, nelle parrocchie, nelle famiglie in tanti hanno voluto ascoltare le ragioni del Sì e del No per andare a votare in maniera consapevole.
E’ stato un voto innanzitutto sulla Costituzione. Un voto che ha confermato come le riforme costituzionali non si possono fare a maggioranza. La Costituzione è di tutti e va modificata da tutti. Penso che questa sia la “lezione” costituzione che oggi ne ricaviamo. Il centro-destra provò la riforma a maggioranza nel 2006, oggi ci ha provato il centro-sinistra. In entrambi i casi questo metodo è stato bloccato dal voto popolare.
Un voto significativo. A questo punto andrà pensato un nuovo metodo per riformare la Costituzione. Come hanno fallito le bicamerali, ora ha fallito la riforma a maggioranza. Di destra come di sinistra.
Forse i tempi sono davvero maturi per una Assemblea costituente. Ma questo è un altro discorso.
La ampiezza del voto popolare ha avuto un forte impatto politico, anche perché il Governo Renzi si era fortemente esposto s questa riforma.
Non spetta certo a me fare valutazioni sulle conseguenze politiche. La mia impressione è che non si andrà certo a votare subito. Ma che avremo un altro governo, anche per modificare la legge elettorale, visto che il c.d. Italicum ora è del tutto inapplicabile.
Confidiamo che possa essere un buon governo, tecnico o politico che sia, con l’inevitabile appoggio del Pd, partito di maggioranza, per lavorare tutti insieme alle molte cose di cui l’Italia ha bisogno (immigrazione, giustizia, lavoro, giovani, debito pubblico, sud, tasse, università). Molto più urgenti della riforma costituzionale.