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Ecco cosa si dice in Germania della strage Isis a Berlino

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Isis ha rivendicato la strage a Berlino che ha provocato 12 morti e 48 feriti (di cui 18 gravi). La rivendicazione del Califfato è arrivata in serata mentre per tutto il giorno le autorità della Germania era caute.

I FATTI E LE PRIME DICHIARAZIONI

Il camion che ieri sera alle otto è piombato su un mercatino di Natale, allestito nel centro di Berlino, a pochi passi dalla via dello shopping Ku’damm e dallo Zoo di Berlino, ha ucciso 12 persone e ferito 48, alcune delle quali versano tuttora in condizioni molto gravi, dicono i media tedeschi. Anche se tutti gli indizi sembravano indicare sin dall’inizio che si fosse trattato di un attentato, le autorità tedesche sono state all’inizio molto caute a parlare di attentato e di terrorismo. Dal suo account twitter la polizia cittadina “PolizeiBerlinEinsatz” ha chiesto alla popolazione “per favore aiutateci. Rimanete in casa e non diffondete notizie false”. E anche il ministro degli Interni Thomas de Maiziére in una dichiarazione rilasciata verso mezzanotte ha affermato: “Non voglio ancora parlare di attentato, anche se tutto lascia supporre che si sia trattato proprio di un attentato”. La preoccupazione principale delle forze di sicurezza ieri sera era quella di non diffondere il panico visto che, come in ogni altra città tedesca, anche a Berlino ci sono decine di mercatini di Natale sparsi per tutta la città.

LE PAROLE DI MERKEL

Ancora stamattina in Germania si continuava a parlare di un “probabile” attentato con matrice terrorista. L’idea che si sia trattato di un tragico incidente, ipotesi circolata nei primi momenti, si è rivelata con il passare delle ore sempre meno possibile. Nella conferenza stampa la cancelliera Angela Merkel ha detto: “Sappiamo che la persona che ha compiuto questo attacco aveva chiesto asilo in Germania. Continueremo a dare sostegno alle persone che chiedono di integrarsi”, commentando la strage di ieri al mercato di Natale: “Non vogliamo vivere nella paura, anche se queste sono le ore della paura per il nostro Paese”, ha aggiunto.

LA PRIMA RICOSTRUZIONE 

Poco dopo che il camion si è abbattuto sul mercatino di Natale, la polizia ha catturato vicino alla Siegessäule uno dei due uomini che era sul mezzo. Si tratterebbe di un pakistano già noto alle forze di sicurezza, arrivato in Germania un anno fa come profugo. L’altro, ritrovato morto nella cabina di guida, sarebbe invece un cittadino polacco. Ma il profugo pakistano fermato si è poi rivelato non essere l’attentatore. La ditta di trasporti polacca, proprietaria del camion, ha fatto sapere di aver perso il contatto con il suo guidatore attorno al primo pomeriggio di ieri. Secondo rilevamenti satellitari, inoltre, ci sarebbero stati diversi tentativi andati a vuoto di far partire il camion, il che potrebbe far pensare a un guidatore inesperto. In mancanza di notizie certe, i siti online dei giornali e i canali news hanno passato in rassegna gli attentati terroristici degli ultimi anni, soffermandosi ovviamente soprattutto su quello del 14 luglio di quest’anno, quando a Nizza un camion si era lanciato sulla folla lungo la Promenade des Anglais.

LE ANALISI DEI MEDIA TEDESCHI

“L’incubo è diventato realtà” titolava la Frankfurter Allgemeine Zeitung, “Massimo allarme in questi giorni che dovrebbero essere di gioia e riflessione” titolava la Süddeutsche Zeitung. Che anche la Germania fosse da tempo nell’occhio dei terroristi era assodato. E a ben vedere, sottolineavano i madia ieri sera, il Paese fino ad ora si era potuto dire fortunato per non essere stato vittima di un attentato. Anche il lavoro delle forze di sicurezza e di intelligence era stato fino a ieri sera coronato quasi sempre dal successo. Certo c’era stato l’attacco da parte di un profugo su un treno questa estate, e il tentativo di far esplodere un ordigno durante un concerto, poi fallito. L’allarme c’era, ma il Paese non aveva ancora pianto delle vittime. Giusto un paio di settimane fa era trapelata la notizia di un ragazzino di 12 anni che aveva provato per due volte a far esplodere degli ordigni nel marcato di Natale di Ludwigshafen, una città sul Reno poco lontana da Mannheim.

IL RUOLO DELLE FORZE DELL’ORDINE

Questa volta, invece, le forze di sicurezza non sono arrivate in tempo. Colpisce anche il fatto che la strage sia stata organizzata proprio poco prima di Natale, la festa cristiana per eccellenza.
Nella concitazione di queste prime ore ci si è chiesti cosa fare ora. Per il momento non sono state sollevate accuse alle forze di sicurezza. Il responsabile degli Interni della Cdu Wolfgang Bosbach, intervistato dalla radio pubblica Deutschlandradio, ha escluso la possibilità di blindare i passaggi pedonali, magari con sbarramenti fissi, stile panettoni di cemento. Purtroppo, hanno ripetuto i politologi che si sono susseguiti ai microfoni in queste ore, punti di aggregazione, di incontro, come sono i mercatini di Natale, sono obiettivi facili da attaccare e difficili da proteggere.

DOMANDE, UMORI E SENSAZIONI

Tante le domande aperte: l’attentatore è un terrorista, ha agito da solo, ci sarà la rivendicazione da parte di quale gruppo fondamentalista? E ancora, se come sembra è arrivato anche lui come profugo nel Paese, cosa cambierà nella politica di accoglienza? Una settimana fa il ministero degli Interni con a capo il risoluto de Maiziére ha rimpatriato un gruppo di profughi afghani. Dal ministero si era fatto sapere che si trattava in gran parte di persone già finite nelle maglie della giustizia. L’anno prossimo in settembre si terranno le elezioni politiche in Germania. Quali effetti può avere la minaccia del terrorismo sul comportamento elettorale dei cittadini? Anche questa è una domanda che ci si porrà nei prossimi giorni.



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