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Garofalo, Gaudianello, La Doria. Chi beneficia dei fondi per i contratti di sviluppo

Lo aveva promesso più volte e lo ha fatto. Stop con gli incentivi a pioggia a mezzo bando e spazio a finanziamenti mirati su progetti strategici per l’economia nazionale. Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo Economico, dopo una nottata passata al tavolo con i sindacati di Almaviva, ha presentato questa mattina nel dicastero di Via Veneto il nuovo contratto di sviluppo, che si inquadra nella più vasta strategia Industria 4.0, varata dal governo Renzi per il rilancio delle imprese in chiave innovazione e crescita. Insieme a Calenda, Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, la società pubblica veicolo per l’attrazione degli investimenti e che sarà il braccio operativo dell’operazione.

COME FUNZIONA IL CONTRATTO DI SVILUPPO

Il meccanismo del nuovo strumento messo a punto dallo staff di Calenda? E’ presto detto: ogni azienda che intende effettuare investimenti considerati strategici per l’economia e l’occupazione di un territorio, come l’aumento della produzione o l’incremento degli impianti, potrà eventualmente contare sui fondi messi in campo dal Mise e provenienti direttamente dal Cipe, che lo scorso agosto ha sbloccato circa 1,4 miliardi, di cui 1 destinato proprio al contratto di sviluppo. Per ottenere il sostegno del governo, che potrà avere la forma sia di un contributo a fondo perduto sia di un finanziamento a tassi agevolati, coprendo fino all’80% della spesa, l’impresa dovrà illustrare il proprio progetto a un’apposita commissione incaricata di valutarlo. Cade dunque la logica della gara, con l’impresa vincitrice che si aggiudica i finanziamenti, da oggi si procederà progetto per progetto. Questa mattina Calenda e Arcuri hanno sottoscritto una decina di iniziative di sviluppo da parte di altrettante imprese. Ma l’obiettivo dichiarato del ministro è arrivare a 51 progetti entro giugno 2017 attivando 2,5 miliardi di investimenti. “Vogliamo concentrare le risorse su progetti mirati, ponendo fine agli incentivi a bando”, ha precisato Calenda. Da parte loro le aziende dovranno avviare i lavori entro sei mesi dalla sottoscrizione del contratto, pena la decadenza delle agevolazioni.

CHI POTRA’ (PER PRIMO) BENEFICIARE DEI FONDI MISE

Tra le imprese che per prime beneficeranno dei fondi governativi, io cui tempi per l’eventuale erogazione scendono da 150 a 110 giorni, c’è per esempio il Pastificio Garofalo (Napoli) che ha dato vita a un investimento da 47 milioni per il potenziamento delle linee produttive. L’azienda potrà usufruire di un contributo pari a 10,5 milioni, accompagnato da un finanziamento agevolato di 22 milioni. Ancora, il produttore di acqua Monticchio-Gaudianello (gruppo Norda) ha stanziato 32,9 per l’allestimento di un nuovo stabilimento in provincia di Potenza, ampliando la capacità di imbottigliamento e salvaguardando 123 lavoratori. In questo caso le risorse accordate dal Mise ammontano a 7,1 milioni di contributo e 17,6 di finanziamento. Tra le aziende che hanno ottenuto le agevolazioni, anche La Doria, storico produttore di pomodori. Per un investimento di 23,9 milioni, lo Stato ha accordato un contributo di 11,9 milioni. Nell’elenco c’è anche Natuzzi, Cartiera Confalone, Bersana e Aeroviaggi e Ge.

DA ALMAVIVA A MEDIASET

Il responsabile dello Sviluppo si è poi soffermato con i cronisti su alcuni dossier caldi. In primis Almaviva, con cui è fallita nella notte la trattativa con la sede romana, che ora si prepara allo smantellamento. “La Rsu Almaviva di Roma non ha firmato, quella di Napoli sì: a questo punto non c’è alternativa ai licenziamenti”, ha spiegato Calenda. Ancora più delicata la questione Mediaset-Vivendi, con i francesi prossimi alla sogli Opa del 30%. Il ministro ha tuttavia chiarito che  non ci sarà nessun intervento da parte del governo per bloccare la scalata di Vivendi a Mediaset. “C’è rispetto per il mercato anche  se il mercato non è un dogma. Quella di Vivendi è un’operazione opaca ma non è detto che si facciano provvedimenti  ad hoc”.

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