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Perché io, prof, non bistratto il ministro Valeria Fedeli senza laurea

Che la lotta politica, soprattutto se priva di contenuti seri debba alimentarsi di attacchi speciosi è cosa nota e parte, purtroppo, della storia di tutti i paesi. E’ in questa linea che si sta assistendo all’assalto all’arma bianca contro il governo Gentiloni con fuoco a palle concatenate contro il ministro Fedeli ritenuta dagli assalitori l’anello debole della catena.

Certo l’ingenuità di un curriculum abbellito oltre il necessario non aiuta, ma ritengo che sia sciocco e fuorviante insistere su questo argomento per criticare le capacità che il ministro dovrebbe avere senza nemmeno aspettare di esprimere giudizi, basati su fatti, a valle di come si comporta e si comporterà sui vari temi che ha ereditato.

Quello che mi infastidisce nella situazione è ascoltare i paladini della purezza attaccare a testa bassa mentre casi più eclatanti, di membri dello stesso governo sopravvissuti dal precedente, vengono volutamente tralasciati o, al più, sollevati una volta e poi accantonati. A cominciare da promesse di lasciare la politica in caso di sconfitta al referendum o del tentativo di terrorizzare gli elettori per una vittoria del No che avrebbe portato allo sconquasso economico immediato e irrimediabile; per poi leggere un “ci eravamo sbagliati” emesso con la stessa faccia di corno delle affermazioni precedenti.

Ma andiamo al tanto osannato discorso del possesso del titolo di studio; dimentico qui volutamente la tiritera costante che si vende nei convegni degli addetti ai lavori per cui, e giustamente, bisognerebbe finalmente togliere il valore legale al tutolo di studio così che la gente sarà finalmente valutata per quello che fa e sa fare e non per il pezzo di carta che in qualche modo ha ottenuto. Quindi ignoriamo una posizione che non fa comodo agli assalitori e limitiamoci ai possessori di cotanta grazia: una laurea.

E andiamo indietro, magari ripercorrendo gli ultimi 50 anni della politica italiana per porci una domanda semplice: visto lo stato nel quale galleggia il paese da tempo, sovraccarico di debiti che crescono senza mai ridursi, tra gli ultimi per competitività, basse esportazioni, pochi e non sempre molto qualificati laureati e così via, chi ha prodotto tutto questo? La risposta è semplice: andando a leggere i curricula dei parlamentari che si sono susseguiti nei governi del paese scopriamo che i responsabili dello sfacelo nazionale, per buona parte, erano persone laureate.

Ecco quindi una prova che essere possessori di un titolo di studio, e magari di una laurea, non è condizione sufficiente a garantire capacità professionali e politiche; anzi, in taluni casi, visti i risultati in molti ci siamo chiesti da chi questi incompetenti avessero ricevuto una formazione universitaria e professionale.

Di fronte a questa semplice verità sulla quale nessuno si è ben guardato di fare il minimo commento o sollevare la benchè minima critica io chiedo come mai si è steso un pietoso velo di silenzio su questi così qualificati personaggi? Perché si è dato per scontato che implicitamente il possesso di un titolo di studio assolvesse dall’aver compiuto atti ed errori che hanno procurato danni al paese e che stiamo pagando tutti noi?

La senatrice Fedeli sarà capace di risolvere i problemi della scuola e dell’Università ereditati da chi la ha preceduta? Staremo a vedere, ma almeno cerchiamo di essere onesti e non prevenuti valutandola sui risultati e non ex ante e negativamente. Per il bene del paese io spererei di sì.

Attenti qui a non fare lo stesso errore che si è prodotto con l’arrivo di Renzi e della sua filosofia del rottamatore per cui chiunque fosse al di sotto dei quaranta anni era ottimo e geniale per definizione mentre al di là non c’erano che macerie e incompetenza: i risultati li abbiamo visti. Per fortuna, non possiamo che condividere una magnifica battuta di Montanelli: “Se uno è bischero lo è a trenta o a sessanta anni” perché non è l’età che rende imbecilli, imbecilli si nasce e col tempo aumenta al più solo l’autocompiacimento e la spocchia.

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