Un altro passo in avanti nell’impervio cammino verso una piena opera di giustizia nel processo di Ottaviano Del Turco. La Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio, la sentenza di appello per quanto riguarda l’imputazione più grave ed infamante dell’associazione per delinquere. Senza venire meno al rispetto dovuto alle sentenze, abbiamo la convinzione che la Suprema Corte non se la sia sentita di sconfessare del tutto le pronunce dei due precedenti gradi di giudizio e -pur rendendosi conto dell’inconsistenza del quadro accusatorio- abbia preferito instradare il procedimento sul binario morto delle imminenti scadenze delle prescrizioni.
Noi -che non abbiamo mai dubitato dell’estraneità ai fatti contestati a Del Turco, anche quando, dopo averlo incarcerato come un comune malfattore, il procuratore Nicola Trifuoggi (che ora è in procinto di candidarsi come sindaco a L’Aquila) proclamava, con ostentata sicumera in conferenza stampa, di disporre di una “montagna di prove schiaccianti”- saremo solidali al suo fianco fino a quando giustizia non verrà compiuta del tutto. Siamo persuasi, infatti, che nella vicenda travagliata di Ottaviano xxxx non vi sia solo la sofferenza a cui è stata sottoposta una persona perbene, che da più di otto anni deve combattere per tutelare il proprio onore e la propria libertà contro un castello di accuse basate sul pregiudizio e l’arroganza del potere.
C’è anche – ed è ancora più grave – il fatto di aver privato il Paese e le istituzioni democratiche di una ‘’riserva della Repubblica’’, che avrebbe potuto fornire alla società un contributo di idee e di azioni positive come era avvenuto nel corso di un’intera vita in tutti i ruoli (sindacali, politici, parlamentari) ricoperti da Del Turco. Presto, ci auguriamo, la giustizia riconoscerà all’amico Ottaviano la sicurezza e la serenità a cui ha diritto; ma niente e nessuno potranno restituire al Paese le opere che Del Turco avrebbe potuto compiere nell’interesse generale, durante gli anni in cui ha subito un’odiosa morte civile.