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La Chiesa di Papa Francesco vista da Nunzio Galantino

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Il segretario generale della CEI, Nunzio Galantino, ieri ha presentato una raccolta dei suoi discorsi più significativi. All’evento, svoltosi all’Istituto Sturzo di Roma, sono intervenuti anche: Nicola Antonetti, presidente dell’Istituto Sturzo, Alberto Melloni, storico e direttore della Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna, Andrea Tornielli, giornalista de La Stampa e coordinatore di Vatican Insider, e Matteo Truffelli, presidente nazionale di Azione cattolica italiana.

IL LIBRO

Il libro, pubblicato da Ave editrice, raccoglie i discorsi pronunciati da Galantino in occasioni ecclesiali ed eventi politici: dalla Camera dei deputati al Senato della Repubblica, dal Festival dei due mondi di Spoleto alla Fondazione De Gasperi in Trentino. Le questioni affrontate dall’autore sono molteplici e chiamano in causa i cristiani ed i laici sui temi della fede e sui valori etici. I temi spaziano dalla fedeltà al Vangelo ai diritti dei profughi e dei rifugiati, dalla libertà religiosa ai diritti delle donne. L’autore affronta sia i rapporti presenti all’interno della Chiesa sia quelli fra politica italiana e società. Per consentire una lettura più facile, egli ha suddiviso il libro in due parti: Discorsi civili e Discorsi ecclesiali.

LA PRESENTAZIONE

I discorsi, raccolti nel libro, sono attraversati da una riflessione trasversale di Nunzio Galantino sul “nuovo umanesimo”. Una questione che implica la necessità di “superare i pregiudizi ed i luoghi comuni, impegnandosi per la giustizia”.  Monsignor Galantino, prendendo spunto dal Magistero di Papa Francesco e dallo slancio missionario impresso da Papa Benedetto XVI, nel libro, affronta il tema della “Chiesa in uscita”. Egli, infatti, sottolinea la necessità di una Chiesa che si impegna ad uscire dalla retorica e dal politicamente corretto per incontrare e per farsi incontrare dalla gente, credenti e non.

LE PAROLE DI GALANTINO

Nel corso della presentazione, il dibattito si è concentrato sul rapporto fra la politica italiana e la società. Secondo monsignor Galantino, la necessità politica di adottare delle riforme strutturali per far fronte ai problemi strutturali, più volte evidenziata da Papa Francesco, avvicina l’attuale fase politica a quella di Alcide De Gasperi. Oggi come allora, vi è l’esigenza di un nuovo modello macroeconomico e di un nuovo piano di sviluppo industriale che tengano conto del bene comune. Un principio che, secondo Nunzio Galantino, oggi è distante dalla politica con conseguenze che pesano sulla società.

COSA HA DETTO MELLONI

L’intervento di Alberto Melloni ha riguardato concetto del “non accontentarsi”, inteso come “non accontentarsi dello sguardo furbo, di quello degli smartphone ma di andare a cercare lo sguardo dell’ultimo, di cui hanno bisogno la Chiesa italiana e la società italiana”.
Andrea Tornielli, invece, si è soffermato sulla fase politica di De Gasperi, figlia di una generazione di personalità politiche che si è formata negli anni del Fascismo e che aveva avuto come riferimento figure come Giovanni Battista Montini. Un periodo storico in cui un politico cattolico ha saputo tenere il punto nei rapporti tra la classe media e quella operaia superando, al tempo stesso, le difficoltà nelle relazioni fra Stato e Chiesa.

COSTRUIRE PONTI

Monsignor Galantino ha concluso l’evento con un intervento in cui ha manifestato la propria “fatica come uomo e come credente nel voler costruire dei ponti fuori e dentro la Chiesa”. Ponti che riguardano soprattutto i rapporti con gli ultimi ed in particolare gli immigrati. Secondo il Segretario generale della CEI, gli immigrati non rappresentano un problema sociale ma “un fattore di sviluppo economico, culturale e sociale, senza il quale alcuni comparti produttivi sarebbero in crisi”. Quindi, per costruire dei ponti è necessario mettere il bene comune al centro della politica e della società italiana. Un compito che spetta sia alla classe politica sia alla Chiesa, come testimonia il pensiero conclusivo di Galantino: “Penso che un prete così come un vescovo debba chiedersi soltanto se ha fatto crescere la benevolenza fra le persone cioè la consapevolezza di farci carico dei bisogni di coloro che contano poco”.

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