Siamo arrivati ai “resti”. Quella ritratta dal Censis nel 50esimo Rapporto sulla Situazione Sociale del Paese è un’Italia divisa tra il limbo di un’economia che cresce dello “zero virgola”, con le istituzioni delegittimate che hanno perso il loro ruolo di collettore tra politica e cittadini, e la forza silenziosa del “resto”, cioè di quella silente società che, seppur esclusa dal proscenio mediatico e politico, continua a mostrare vitalità ed energia.
Agli italiani non resta che vivere una “seconda era del sommerso”, dopo il sommerso del “lavoro” e “dell’impresa” degli anni ’70. Si cercano sempre, cioè, nuove fonti di reddito alternative, individuali, nascoste. Non è un caso che anche durante la crisi sia cresciuto il risparmio “solido” (dai buoni postali alle polizze assicurative), quello cash (dal 2007 le famiglie detengono 114 miliardi di euro in contante in più) e che gli immobili, da bene rifugio per figli e famiglia, siano diventati una fonte di reddito vera e propria, complice la tecnologia ai tempi di Airbnb.
Insomma, se il tessuto sociale ancora regge, come spiega Giuseppe De Rita, non si può ignorare la divaricazione che c’è tra potere politico e corpo sociale. Una “società dissociativa”, quella del Belpaese, che rappresenta un gioco a perdere, in cui dall’alto non vengono adottate strategie utili alla collettività, mentre dal basso l’incomunicabilità si traduce in rabbia e protesta.
Cresce esponenzialmente, infatti, la cura della soggettività individuale in forme a tratti salutistiche (sport, palestra, dieta) e a tratti solidali (badanti, corsi di formazione, attenzione ai minori). Senza dimenticare le forme di lavoro “individuale”, che qualcun altro ha definito “gig economy” e che il Censis inquadra nella sfera della soggettività digitale, dalla “sharing economy” alla nostra vita sui social network.
E’ vero che non è tutto da buttare, ma certo permangono i lati “oscuri”. L’Italia è il decimo esportatore al mondo (2,8% del commercio globale), con i settori delle 4A (automazione-meccanica, abbigliamento, arredo, alimentare) che primeggiano per essere “belli e ben fatti”, con 28 categorie di prodotti dove superiamo la quota del 5% di export mondiale e spesso ci avviciniamo al 50% in Europa. Aumentano, nonostante tutto, i flussi turistici (+31,2% dal 2008 al 2015) e i giorni di presenza (+18,8%), ma più che nelle classiche strutture ricettive, cresce quasi del 50% l’ospitalità in quelle extralberghiere.
E se è positivo che rispetto al 2013 si registrano 274 mila occupati in più, è vero anche che con la fine degli incentivi “la bolla dell’occupazione” – come dice il Rapporto – sta terminando, mentre esplode l’uso dei voucher (70 milioni emessi nel primo semestre). Soprattutto, a fronte di un aumento netto del pil tra il 2015 e il giugno di quest’anno di 3,9 miliardi di euro, ciascuno dei nuovi 431 mila occupati, produce 9.100 euro a testa. In pratica, aumentano i lavoratori senza che aumenti il valore aggiunto, con la produttività che, quindi, scende di 137 euro per addetto. Non è un caso che crescono le professioni non qualificate (+9,6% tra 2011 e 2015) mentre diminuiscono le figure intermedie (-5,1%). Insomma, dice il Censis, è in corso una “rivoluzione dei prezzi” verso il basso, derivante da un eccesso di offerta mixato alla dequalificazione dei lavoratori che spinge verso la spirale della deflazione. E, infatti, quasi 2 italiani su 3 non prevedono un miglioramento nei prossimi anni e il 57% è convinto che i figli non staranno meglio dei genitori. Certo, abbiamo alcune tra le migliori scuole, ma che sono isolate dal sistema educativo; brillanti giovani, che però spesso fuggono all’estero; dinamiche imprese che esportano, ma che sopravvivono solo perché fanno autonomamente “rete”.
Per questo Rapporto dei cinquant’anni, anche in ragione della sovrabbondanza quotidiana di dati e informazioni statistiche, il Censis ha optato per un’analisi più qualitativa che quantitativa. In cui, anche senza troppi dati, emerge la continuità e la vitalità sommersa di quel “resto” del sistema Italia escluso dalle dinamiche mediatiche e politiche.