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Milena Gabanelli candidata premier del Movimento 5 Stelle?

Luigi Bisignani è sicuramente una persona introdotta. A volte nelle sue rubriche sul quotidiano Il Tempo fornisce delle anticipazioni di ciò che sta per succedere. Spesso, invece, più che di notizie vere si tratta di ipotesi verosimili. Bisignani si guarda attorno, osserva dei fatti e li connette tra di loro, rovesciando in tal senso il principio filosofico del vecchio Hegel: ciò che è razionale potrebbe anche diventare reale. L’ultimo sua previsione è la candidatura a premier di Milena Gabanelli (che avrebbe lasciato per tempo la titolarità di Report proprio in questa prospettiva) nelle file del M5S. L’idea avrebbe un senso. Gli italiani – proprio perché hanno creduto per tanti anni ai suoi servizi – potrebbero persino prenderla sul serio come capo del governo di quella che Bisignani definisce ‘’la Repubblica delle manette’’. Dubito però che la giornalista si farebbe etero-guidare da Beppe Grillo.

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Domenica voterò No. Ho superato da tempo i pochi dubbi che avevo: sono sereno, convinto e sicuro. Spero anche che il No prevalga. Ma è solo l’ottimismo della volontà, perché il pessimismo della ragione mi induce a ritenere che il risultato finale sarà favorevole al Si. Per diverse ragioni. Innanzi tutto, per le schede degli italiani all’estero. Ma questo il centro destra se lo merita, visto che fu uno dei governi Berlusconi a dare credito a Mirko Tremaglia e ad avventurarsi in questa esperienza che – da una parte o dall’altra – ha prodotto solo guasti (Antonio Razzi è uno dei tanti prodotti avvelenati di quel voto). Renzi vincerà perché è riuscito a condurre una campagna elettorale che ha coperto tutti gli spazi e le posizioni. Non solo ha avuto il sostegno di quell’Europa che lui spernacchia ad ogni pie’ sospinto, ma ha dalla sua i poteri forti nazionali ed internazionali e, sul piano interno, i suffragetti del cambiamento purchessia. Si dirà: anche David Cameron poteva contare su tali appoggi ma ha perduto lo stesso. D’accordo. Diversamente dall’ex premier inglese, Renzi si è giocata, però, una carta in più che risulterà vincente: è stato più populista dei populisti di professione e di fede. Chi deve guidare un Paese non potrebbe permetterselo. Non deve accontentarsi di somigliare a quanto c’è di peggio nella società che rappresenta e coltivarne i vizi più osceni.

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In sostanza, sia che vinca il No o che rimonti il Si, lunedì saremo tutti peggiori. Ma se vincerà il No, almeno avremo salvato la Costituzione.

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Il Censis presenta il suo 50° Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Tra le tante considerazioni importanti mi ha colpito un dato (a pag.5) che riporto di seguito: “Rispetto al 2007, dall’inizio della crisi gli italiani hanno accumulato un incremento di cash pari a 114,3 miliardi di euro, ovvero superiore al valore del Pil di un Paese intero come l’Ungheria, mentre la liquidità totale di cui dispongono (818,4 miliardi di euro al secondo trimestre 2016) è pari al valore di un’economia che si collocherebbe al quinto posto nella graduatoria del Pil dei Paesi UE post-Brexit, dopo la Germania, la Francia, la stessa Italia e la Spagna’’. Li conoscono questi dati i conduttori sfasciacarrozze dei talk show?


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