Una carica atomica miniaturizzata utilizzata dalla Corea del Nord con lanci a medio-lungo raggio sarebbe una seria minaccia a livello internazionale. L’ammiraglio Yoji Koda, in congedo dalla Japan Maritime Self Defence Force ma tuttora impegnato con il governo giapponese, non ha avuto peli sulla lingua nell’incontro avuto a Roma con gli analisti del Cesi, il Centro studi internazionali presieduto da Andrea Margelletti, e con l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, già capo di Stato maggiore della Marina e della Difesa, prospettando un quadro di alta tensione nell’area tra l’Asia e l’Oceano Pacifico.
Le principali preoccupazioni giapponesi, ha spiegato Koda, sono la minaccia balistica e nucleare coreana e la strategia cinese nel Mar Cinese Orientale e in quello Meridionale. La Corea del Nord sta acquisendo sempre maggiore tecnologia nucleare e presto, secondo l’ammiraglio, potrebbe essere in grado di realizzare una carica atomica miniaturizzata che, utilizzata con una capacità balistica da medio-lungo raggio, diventerebbe una seria minaccia. Il dossier coreano s’intreccia con gli interessi cinesi e, di conseguenza, con le strategie globali. La Cina, ha ricordato l’ammiraglio Koda, è particolarmente interessata a evitare la riunificazione delle Coree e quindi a sostenere il regime di Pyongyang. D’altro canto, gli Stati Uniti non possono agire unilateralmente verso la Corea del Nord proprio per non aumentare la tensione con Pechino, anche se Donald Trump sta già scompaginando certi equilibri con la telefonata fatta nei giorni scorsi alla presidente di Taiwan, Tsai Ing-Wen, e le conseguenti proteste cinesi.
Il Giappone è anche preoccupato per lo sforzo cinese nel potenziare la propria Marina militare perché si rende conto del divario attuale con la forza americana e giapponese. Il tutto per puntare a un predominio nell’area anche con la costruzione di porti e aeroporti su alcuni atolli contesi. L’ammiraglio Binelli Mantelli ha ricordato che pochi giorni fa c’è stata la seconda riunione del High Level Working Group per la sicurezza marittima e la delegazione italiana ha condiviso le preoccupazioni giapponesi per le sempre maggiori controversie marittime anche perché qualche problema del genere c’è anche nel Mediterraneo. Il timore di Binelli Mantelli deriva dal fatto che l’Europa pensa più ai problemi continentali che a quelli marittimi e senza un adeguato coordinamento, ha aggiunto, finisce come in Libia nel 2011. Indispensabile, dunque, una maggiore collaborazione tra Ue, Nato, Usa e Gran Bretagna anche dopo la Brexit perché in caso contrario, secondo l’ammiraglio, gli europei saranno come un vaso di coccio tra i vasi di ferro americano, russo e cinese.