La Bce chiede un piano strategico aggiornato, l’assemblea vota per una azione di responsabilità contro gli ex vertici, il nuovo amministratore delegato Fabrizio Viola (nella foto) assicura che la fusione con Veneto Banca andrà in porto, i sindacati firmano un piano che prevede esuberi ma ambienti delle Popolari nutrono dubbi sulla possibilità che la fusione possa andare in porto. E’ questo che bolle in pentola nella Banca Popolare di Vicenza. Secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, infatti, alcuni osservatori e addetti ai lavori del mondo delle banche popolari tendono ad accreditare uno scenario secondo cui in caso di mancata fusione tra le due banche alla fine Veneto Banca potrà confluire nel gruppo che nascerà dalla fusione tra la Popolare di Milano e Banco Popolare. Ecco comunque tutte le ultime novità sugli istituti di credito veneti che hanno in corso il processo di integrazione.
COSA CHIEDE LA BCE
La Bce ha chiesto alla Banca popolare di Vicenza di “predisporre un piano strategico aggiornato” e “un funding plan teso a migliorare la posizione di liquidità della Banca e contenente iniziative utili a stabilizzare l’indicatore Lcr ad un livello di almeno 10 punti percentuali al di sopra dei minimi regolamentari”. Nella comunicazione inviata al termine del processo annuale di revisione e valutazione prudenziale Francoforte sollecita l’istituto a valutare anche ‘tutte le possibili iniziative e strategie per ridurre lo stock di Non Performing Loans’.
LE AZIONI CONTRO GLI EX VERTICI
I soci della Banca Popolare di Vicenza hanno dato il via libera all’azione di responsabilità verso gli ex vertici. La proposta è stata approvata con il 99,9% dei voti favorevoli al termine di un’assemblea di quasi 4 ore dove molti soci hanno espresso, anche in tono acceso, la rabbia verso gli ex vertici (amministratori, presidenti, sindaci, direttori generali e vicedirettori generali e società di revisione) e chiesto alla banca di restituire loro i soldi investiti.
L’OFFENSIVA DEL FONDO ATLANTE
La delibera votata ha accolto le modifiche chieste dal Fondo Atlante (socio forte della Popolare di Vicenza) attraverso il suo rappresentante, Alessandro De Nicola. De Nicola ha chiesto che il periodo dell’azione di responsabilità non si limitasse all’intervallo gennaio 2013-maggio 2015. Era necessario estenderla a tutti i periodi fino al maggio 2015. Allo stesso tempo il Fondo Atlante ha ottenuto che il perimetro giuridico dell’azione fosse più preciso e severo. Per questo è stato esplicitato che – fra le iniziative da intraprendere – ci fossero anche azioni cautelari e revocatorie. “Allorché si parla di ogni iniziativa opportuna anche in via di revalsa o regresso – ha chiesto De Nicola in assemblea – chiederei che venisse inclusa anche la dicitura ogni azione cautelare o revocatoria. Era implicito ma è meglio dirlo”.
OK AL PIANO CON ESUBERI
“Un accordo che non basta a risolvere i problemi della Banca Popolare di Vicenza ma che è un segnale di ripresa nelle relazioni industriali dopo mesi di assordante silenzio e che offre la possibilità di uscita ai colleghi più anziani volontariamente e senza ripercussioni traumatiche sulla tenuta della occupazione in azienda e senza gravare sulle economie dei dipendenti”. La segretaria nazionale Uilca Paola Minzon commenta così l’accordo sottoscritto negli scorsi giorni tra azienda e organizzazioni sindacali relativo ad un fondo usuberi per 300 dipendenti in Bpvi”. “Dopo un lungo ed incomprensibile arco temporale di immobilismo da parte aziendale rispetto alla grave situazione in cui versa il Gruppo Banca Popolare di Vicenza, oggi abbiamo finalmente concluso un accordo propedeutico ad affrontare le prossime vertenze relative al prossimo piano di impresa presumibilmente orientato ad una fusione- spiega Luca Faietti segretario responsabile Uilca Bpvi. “La Delegazione Aziendale ha accolto le nostre proposte che proponevano di discutere della sola uscita di colleghi prossimi a maturare i requisiti pensionistici ed a eliminare la solidarietà difensiva, vale a dire i 12 giorni annui retribuiti al 60 per cento”. L’uscita dovrà infatti avvenire su base esclusivamente volontaria, con incentivi congrui, senza scaricare alcun costo sui colleghi in servizio. Inoltre, per garantire certezze a tutti i dipendenti, si è negoziata la proroga Contratto Integrativo con il ripristino senza soluzione di continuità degli accordi sugli inquadramenti decaduti il 31 ottobre 2016.