La caduta di Matteo Renzi lascia in mezzo al guado una serie infinita di riforme, date per concluse ma che concluse non sono.
Pensateci: Province e CNEL sopravvivono. Si, ma con che mezzi, con che personale, con quali gestori, con quali compiti? La riforma Madia è in stand-by, anzi è stata azzoppata prima dalla recenti sentenze della Corte dei Conti e della Consulta (ricorso veneto) e poi dal mancato rispetto delle date fissate dalla legge delega.
Adesso chi gestirà il caos provocato dai 4 comparti 4 al posto degli undici di prima, in assenza di decreti delegati specifici? Chi fisserà le regole per l’ARAN in tema di graduatorie, mobilità, valutazione, durata degli incarichi dirigenziali, recesso?
Idem dicasi per la “Buona scuola”, che si è rivelata madre di un caos gestionale infinito, con vincitori di concorso ed idonei sbattuti su posti precari e con
insegnanti (come Agnese Renzi) bocciati al concorso pubblico, ma sistemati per “meriti politici, per meriti di casta o per insindacabili decisioni dei Presidi, anzi dei Dirigenti scolastici”? Che ne sarà dei LEA della Lorenzin? Finiranno nel sottoscala, insieme all’impegno elettorale di azzerare le liste di attesa? E che ne sarà di DE LUCA, Commissario straordinario dell’indebitata sanità campana?
I CONTRATTI PUBBLICI
Che figuraccia, per CGIL-CISL-UIL e CONFSAL!!! Pochi giorni prima del voto hanno firmato dalla Madia un accordo bufala sulla riapertura dei contratti pubblici. Bufala per la sede impropria (palazzo Vidoni), bufala per gli aumenti promessi per il 2016 (non finanziato), 2017 (sottofinanziato) e 2018 (finanziamento scritto sull’acqua), con scelte pauperistiche (pochi denari, ma solo a chi guadagna di meno; incentivazione per le presenze sul lavoro…).
Ancora (piccolo particolare): il mancato rispetto della sentenza della Consulta che (primavera 2015) aveva ingiunto al Governo di riaprire i CCNL pubblici dall’1/07/15. Un accordo centrale privo di valore legale, sia per la sede, sia per le parti coinvolte (esclusi, ovvero non convocati) tutti i sindacati della dirigenza ed i rappresentanti regionali), sia per l’assenza di un atto di indirizzo governativo, che Madia e C. non potranno più redarre.
BOERI E l’INPS
Tito Boeri è arrivato all’INPS su nomina di Renzi e su input di Debenedetti. Adesso che ne sarà di Lui, non più protetto da Palazzo Chigi e dai poteri forti. Tornerà alla Fondazione piemontese o resterà all’INPS, con i bilanci in rosso?
SPENDING-REVIEW
Uno solo vorremmo a Palazzo Chigi. Carlo Cottarelli, l’uomo della spending review che Renzi ha “tagliato” mettendo le riforme di Cottarelli nei cassetti polverosi di Palazzo Chigi. Noi lo proponiamo. Nessuno ci ascolterà… ma Cottarelli sarebbe una vera risorsa per il dopo-giglio magico.
E LE PENSIONI?
Alle pensioni penseremo la prossima volta. Una cosa è certa: i pensionati sono andati a votare. E hanno votato NO.