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Il mio ricordo di Arnaldo Ferrara

Quando la mattina di martedì 29 novembre scorso si è diffusa la notizia della scomparsa di Arnaldo Ferrara, in molti (e fra questi chi scrive) hanno condiviso lo stesso grande dolore. E so per certo che si fonde con quello della grande famiglia dell’Arma Benemerita, di cui è stato autorevole guida, straordinario comandante e maestro di intere generazioni di Carabinieri. Ma anche un grande servitore dello Stato, come lui stesso amava definirsi.

Tra le tante qualità che possedeva, di cui non ci sono parole sufficienti a offrirne un quadro esaustivo, vi sono, senza dubbio, la generosità, l’amore per i collaboratori vicini e lontani, il pragmatismo nel rigoroso rispetto dei valori più nobili, la passione per le Forze armate, per l’Arma dei Carabinieri, in particolare, che costituiscono i fari che hanno illuminato e segnato in profondità non solo la storia dell’Italia repubblicana ma, principalmente, la storia della Benemerita. Era un ufficiale che celava una forte, sicura, profonda militarità, che, soltanto chi lo frequentava spesso (come chi scrive), si manifestava: dote questa che lo guidava sempre nell’ineguagliabile azione di comando e che si traduceva in chiarezza adamantina degli ordini, sincerità, e lealtà nei comportamenti e, sempre, adesione totale agli intessi della Benemerita e, quindi, della nazione.

Era uno studioso attento e scrupoloso delle “cose” militari e investigative, convinto fermamente che ogni azione pratica dovesse informarsi e rispondere alle più moderne e testate teorie in materia di organizzazione comando e controllo, naturalmente con sapiente adattamento ai vari possibili scenari nello spazio e nel tempo. Ma sempre guardando avanti e oltrepassando il territorio della sterile prassi: così ha immaginato nuovi scenari ed impieghi operativi ed ha innovato realizzando, anche grazie al suo carisma e alla sua autorevolezza, modelli virtuosi e vincenti soprattutto con un evoluto riassetto organizzativo dell’Arma, già adeguato alla società odierna. Non a caso quelle strutture centrali e periferiche da lui realizzate, tutt’oggi fiore all’occhiello della Benemerita, sono quanto mai efficienti e apprezzate anche oltre i confini nazionali. Tra queste sue creature spiccano l’informatizzazione dei comandi, l’istituzione di nuove unità ad alta specializzazione, quali: Gis, Tutela patrimonio artistico, servizi navale e aereo, reparti antiterrorismo, antidroga e antisofisticazioni. Questo ricordo indelebile non è soltanto nell’animo di chi scrive, ma è scolpito nella mente e nel cuore, oltre che di tutti i carabinieri in servizio e congedo, delle più alte cariche dello Stato e di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo da vicino. Ognuno, e chi scrive a volte ne è stato testimone, ha potuto contare su di lui, sulla sua lealtà, sulla sua onestà, sulla sua alta professionalità e, soprattutto, sul suo riserbo, perché convinto che chi serve lo Stato debba prediligere la discrezione e la riservatezza. Operando sempre lontano dai riflettori mediatici.

Ai pericoli che di volta in volta ha visto incombere e preoccupare, ha sempre risposto con intelligenza, fermezza e grande autorevolezza, sostenendo sempre le ragioni dell’Istituzione con forza e senso etico, riuscendo perfino ad impedire, con le sue qualità umane e professionali, taluni giochi di potere che, in circostanze difficilissime per la nazione, miravano a relegare l’Arma dei Carabinieri ad un ruolo secondario. Ferrara è stato straordinario sul piano umano ed ha avuto un ruolo fondamentale nell’aiutare le istituzioni democratiche a superare momenti difficilissimi durante la sua permanenza al Quirinale (quale consigliere per l’ordine e la sicurezza), negli anni più drammatici del settennato, in tandem con Sandro Pertini: sempre affidabile, sempre presente, sempre efficace. Ma anche un riferimento in qualsiasi contingenza politica – perché da uomo delle Istituzioni ne è rimasto sempre al di fuori – ha saputo creare attorno a sé la coesione degli intenti, riuscendo a moderare i conflitti, ed esercitando le sue alte funzioni con innata lungimiranza, efficienza e riservatezza. Caratteristiche che, seguite dal metodo del dialogo sereno e costruttivo, ha sempre trasmesso ai sui Carabinieri.

Generalissimo e Carabiniere con gli alamari cuciti sulla pelle Ferrara è stato, di fatto, il primo Carabiniere a ricoprire, anche se per pochi giorni, la carica di comandante generale: a cavallo tra la morte di Enrico Mino e la nomina di Pietro Corsini. Mentre oggi, dopo lo scorporo della Benemerita dall’esercito, a partire dal 2000, si sono succeduti nell’ordine i seguenti carabinieri: Gottardo, Siazzu, Gallitelli e Del Sette. Ferrara ha lasciato il servizio attivo nell’Arma oltre trent’anni fa: sembra ieri. Come in una rassegna cinematografica il film delle conquiste sudate, delle tappe raggiunte, degli impegni consumati, delle sofferenze vissute, delle aspirazioni non tradite, del conseguimento di riconoscimenti destinati agli eletti, ai veri “soldati”.

Questa in sostanza l’elaborazione cosmica di una lunga stagione di successi di questo straordinario ufficiale che, con gli alamari cuciti sulla pelle, ha vissuto da protagonista assoluto le vicende che vanno dalla battaglia sulla grande ansa del Don, sul fronte russo, alla guerra di Liberazione; dalle diverse realtà operative del nostro Paese fino ai massimi incarichi istituzionali, tra i quali: Capo di Stato Maggiore del Comando generale dei Carabinieri, per oltre dieci anni, vice comandante generale, comandante generale, consigliere per l’ordine democratico e la sicurezza del presidente della Repubblica, con Sandro Pertini, e poi consigliere di Stato. Oltre al merito di aver riorganizzato e ammodernato l’Arma nell’assetto attuale, è stato colui che ha dato la più ampia visibilità all’istituzione attraverso l’editoria: varò l’ente editoriale, che fa capo alla rivista mensile Il Carabiniere, unitamente a un’estesa collana dedicata ai vari aspetti del servizio e alle diverse unità specializzate, nonché autore di numerose pubblicazioni sulla storia, l’organizzazione e la quotidiana attività dei carabinieri. Le sue tante iniziative editoriali ad ampio raggio costituiscono anche una prova concreta dell’impegno culturale di uno studioso, in cui si staglia una lunga galleria di personaggi con fiamma ed alamari, tutti accomunati dall’interpretazione esemplare dello spirito di servizio e del senso del dovere che anima ogni carabiniere. E’ vero, Arnaldo Ferrara è stato un carabiniere, anzi di più, una maestosa figura di carabiniere.



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