Funzionari governativi hanno rivelato al Washington Post che oggi, giovedì 29 dicembre, gli Stati Uniti dovrebbero annunciare nuove sanzioni contro la Russia collegate alle intromissioni di Mosca nelle elezioni presidenziali che si sono svolte a novembre – per il WaPo mancherebbero solo i dettagli, e al massimo l’annuncio arriverà nel fine settimana. L’America è ormai definitivamente convinta che dietro alle azioni hacker con cui sono stati rubati svariati documenti personali dei democratici che lavoravano per Hillary Clinton ci sia un piano studiato dal governo russo. In particolare, Mosca avrebbe voluto utilizzare gli hacking compiuti da gruppi al soldo dei servizi segreti (come Fancy Bear, probabilmente collegato col Gru, l’intelligence militare) per sottrarre informazioni riservate da diffondere poi pubblicamente – lo ha fatto WikiLeaks e altri siti del genere – per screditare la concorrente democratica e magari facilitare la vittoria di Donald Trump, che ha sempre dichiarato di avere visioni più aperte verso la Russia. Questi atti di pirateria informatica sono alla base di una campagna di disinformazione che ha accompagnato le elezioni americane, creando false notizie, come per esempio quella che ha coinvolto una pizzeria di Washington descritta come un covo di pedofili dem.
Non si tratterà di sanzioni espanse o di misure diplomatiche importanti, ma di azioni mirate contro i responsabili individuati (non sono identificati, ma potrebbero essere ufficiali del Gru, per esempio). Non è escluso che l’America possa anche rispondere con attacchi informatici di ritorsione contro la Russia: una circostanza, i cyber attack, già evocata dal vice presidente Joe Biden un mese fa – e c’è un executive order dello scorso anno che lascia carta bianca al presidente difronte ad attacchi cyber di paesi stranieri nel caso di azioni contro l’economia americana, ora spiega il WaPo è in previsione una modifica per inserire anche le interferenze elettorali tra le minacce vitali alla stabilità americana. Queste misure sarebbero conseguenza di un’indagine approfondita ordinata da Barack Obama e messa sotto la supervisione del Director of National Intelligence, il dimissionario James Clapper. Già nelle settimane passate le agenzie, Cia (e poi Fbi) avevano comunicato che dai loro report risultava evidente il favoreggiamento russo nei confronti di Trump, indagine definita “ridicola” dal presidente eletto in una delle fase di più dura retorica tra il (futuro) commander in chief e le intelligence nella storia. Le misure che l’Amministrazione Obama alzerà nei giorni di scadenza del proprio mandato sono anche una legacy diretta contro Trump, un vincolo nei confronti di quell’apertura alla Russia annunciata dal repubblicano. La Casa Bianca avrebbe pensato anche a coinvolgere il Congresso e a rendere pubblici con la declassificazione alcuni dei documenti ricostruiti dalle intelligence, come prova da dimostrare all’opinione pubblica sul coinvolgimento dei russi.