Un Su-33 Flanker della marina russa è precipitato nelle acque del Mediterraneo orientale dove staziona la sua casa di appoggio, la portaerei russa “Admiral Kuznetsov”. Si tratta del secondo velivolo protagonista di una vicenda simile, dopo che il 14 novembre un altro caccia imbarcato, un Mig-29KR era caduto in mare in circostanze analoghe. La notizia è stata inizialmente diffusa dal blog specialistico The Aviationist, curato dal giornalista italiano Davide Cenciotti, ma poi è stata riportata anche da Russia Today, un media russo che spesso si veste da organo di propaganda del Cremlino e si occupa di diffondere la linea presidenziale russa nel mondo. In entrambe le segnalazioni viene indicato come probabile motivo dell’incidente (il pilota s’è eiettato ed è stato tratto in salvo dalle unità di soccorso, come successe giù il 14 novembre) il mancato aggancio di uno dei cavi sul ponte. Si tratta, tagliato con l’accetta, di sistemi di arresto che vengono tesi sulla pista della portaerei a cui si aggrappa un gancio presente sui velivoli. Questo permette l’arresto in spazi più ridotti, ma pare che i cavi della Kuznetsov abbiano tarature di tensione sbagliate (si tratta di ricostruzioni non del tutto ufficiali di tecnici e fonti, e dunque le lasciamo nel campo speculativo).
E così cade in mare, ufficialmente, il secondo aereo russo in meno di tre settimane, e tutto avviene nei giorni in cui la rivista specializzata in questioni di intelligence e militari IHS Jane’s pubblica un report su alcune immagini satellitari che inquadrano gli aerei della Kuznetsov a terra, sulla pista della principale base russa in Siria. Un altro segnale che l’efficienza della portaerei, che sarà soggetta a un ammodernamento che riguarda proprio la pista di atterraggio/decollo sul ponte appena finita la missione siriana (la prima della sua storia), non è massima. Il ministero della Difesa russo nel comunicato a cui si rifà l’articolo di RT però ha detto che le “sortite” dei velivoli della marina di Mosca continuano regolarmente (certo, questo si potrebbe dire anche riferendosi ai velivoli prima imbarcati che ora partono da terra, ché sono pur sempre aerei della marina russa, ma anche qui siamo nel campo delle speculazioni).
Sempre in questi giorni è stato diffuso il video che mostra un sistema S-300 russo fallire clamorosamente un test lancio (degna di citazione, la battuta su Twitter di Michael Horowitz direttore del comparto intelligence della società di analisi privata Prime Source: “Il piccione sopra l’S-330 è stato colpito con successo”). Gli S-300 sono missili antiaerei dichiarati molto potenti, che la Russia ha schierato in Siria e ha intenzione di rafforzare. Il loro dispiegamento, unito alla copertura dei caccia, ha creato una scudo aereo sulla Siria che porta gli analisti a dire che “Mosca controlla i cieli siriani”.
This fairly shocking video of an S-300 misfire can’t be good for Russia’s image. pic.twitter.com/ytHEkWLKcl
— Daniel Nisman (@DannyNis) 5 dicembre 2016