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Così Donald Trump vuole sconfiggere Isis dopo gli attacchi di Berlino e Ankara

Dopo la strage avvenuta al mercatino di Natale a Berlino, l’uccisione dell’ambasciatore russo ad Ankara e l’attacco nella moschea svizzera, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ne ha approfittato per inviare un nuovo messaggio contro il terrorismo jihadista. Secondo Trump serve una reazione forte e collettiva. “Oggi ci sono stati attacchi di terrore in Turchia, Svizzera e Germania – ha scritto Trump su Twitter -. La situazione sta solo peggiorando. Il mondo civilizzato deve cambiare pensiero”. Il repubblicano ha promesso di incrementare i bombardamenti contro lo Stato islamico e ha deciso di imporre misure restrittive alla comunità musulmana negli Stati Uniti.

SRADICARE IL TERRORISMO ISLAMICO

In un comunicato ufficiale, Trump ha detto che “l’Isis e altri terroristi islamici massacrano continuamente i cristiani nelle loro comunità e luoghi di preghiera come parte del jihad globale […] questi terroristi e le loro reti regionali e mondiali devono essere sradicate dalla Terra, una missione che porteremo avanti con chi come noi ama la libertà”.

ARMI, TORTURE E DIVIETO DI INGRESSO 

Le recenti dichiarazioni di Trump su come combattere il terrorismo islamico sono state ben pesanti: dopo gli attentati di Parigi del novembre 2015, l’allora candidato repubblicano aveva detto che la strage al Bataclan si sarebbe potuta evitare se i presenti avessero avuto il permesso di portare armi da fuoco. Dopo l’attacco di giugno a Istanbul, Trump ha paventato la possibilità di reintrodurre la tecnica di tortura del waterboarding (affogamento simulato). Quando un giovane somalo ha aperto il fuoco nell’Università dell’Ohio a fine novembre, Trump ha detto chesarebbe stato necessario negargli l’ingresso nel Paese.

LA MALATTIA DELL’ISLAM

“La paura per i musulmani è razionale – ha detto Trump al Washington Post –. Quella fede ha qualcosa di malato. C’è qualcosa che va male nel mondo musulmano. Perché abbiamo più sicurezza negli aeroporti. Non è perché la Chiesa cattolica è in crisi, sicuramente”.

In passato, Trump ha criticato duramente il cancelliere tedesco Angela Merkel e la sua politica di accoglienza per i rifugiati del Medio Oriente. Durante la campagna elettorale, il presidente americano aveva promesso di vietare l’entrata agli stranieri musulmani sul territorio degli Stati Uniti e di “spiare” la comunità musulmana per evitare attentati. Paradossali, però, sono risultati tutti gli affari che Trump, come imprenditore, ha concluso con uom,ini d’affari provenienti dal Medio-Oriente (qui l’articolo di Formiche.net sugli affari musulmani di Trump).

APPROCCIO SBAGLIATO 

In un analisi pubblicato su Atlantic il 16 novembre, William McCants ha spiegato che il presidente eletto degli Stati Uniti sbaglia nello studio dei fattori che foraggiano l’estremismo islamico: “Durante la campagna presidenziale, il candidato Donald Trump ha promesso di eliminare la minaccia jihadista per gli Stati Uniti. Anche se il diagnostico del problema è molto diverso dai suoi predecessori, Trump sarà altrettanto deluso dei risultati”.

REINTERPRETARE IL CORANO

Secondo McCants, Trump crede che la religione dell’Islam sia la radice del problema: “L’antica scrittura islamica incoraggia la violenza contro gli infedeli, sostiene Trump, quindi la violenza moderna jihadista non finirà fino a quando i musulmani rinnegheranno o reinterpreteranno le scritture”.

MALGOVERNO E DISOCCUPAZIONE 

Questo approccio, però, deluderà il presidente eletto perché attribuisce il fenomeno jihadista a una sola causa, piuttosto che a diverse fattori: “A mio avviso – spiega l’analista – i più salienti sono questi: un patrimonio religioso che loda la lotta all’estero per stabilire gli stati e proteggere i propri fratelli musulmani; idee religiose ultraconservatrici e reti sfruttate dai militanti; la pressione dei pari (se conoscete qualcuno coinvolto, è molto più probabile di essere coinvolti); timore di persecuzione religiosa; malgoverno (non il tipo di governo); la disoccupazione giovanile o sottoccupazione nelle grandi città; e la guerra civile”. “Per chi cerca di guarire i sintomi e non la malattia – aggiunge – la cura sarà comunque sempre sbagliata”.

LA SCELTA DI FLYNN

La scelta di Trump di affidare la Sicurezza nazionale a Michael Flynn (qui l’articolo di Emanuele Rossi su Formiche.net), è in linea con questa concezione. Militare esperto, Flynn è accusato di islamofobia e di aver torturato uomini sospettati di terrorismo con la tecnica del waterboarding. La nomina non ha bisogno dell’approvazione del Congresso e sarà il punto di contatto tra il Dipartimento di Stato, il Pentagono e la Cia.

Per Flynn la nuova sfida della sicurezza americana è l’eliminazione del “terrorismo islamico radicale”. Per il nuovo segretario, la lotta contro il jihadismo ha bisogno della cooperazione con la Russia.

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