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Ecco dettagli e polemiche sulla mossa di Facebook contro le fake news

Facebook

Facebook lancia la sua crociata contro le fake news. È stata la stessa direzione del social network ad annunciarlo, spiegando in particolare di aver rilasciato un aggiornamento della propria piattaforma tramite cui gli utenti potranno contrassegnare una notizia per mezzo del controllo di veridicità e segnalare i contenuti sospetti distribuiti nel social etichettandoli come “notizie false”.

UNO STRUMENTO PER ARGINARE LE BUFALE

Si tratta della prima misura che il colosso di Mark Zuckerberg promuoverà per porre fine al dilagare incontrollato di bufale su Fb, quelle storie “fabbricate” con l’obiettivo di generare traffico sul sito che vende la pubblicità ad impressions e di modificare la percezione della realtà, diffondendo false convinzioni.

Un’arma pericolosa quella delle fake news che, secondo gli attivisti liberal, avrebbe minato la tenuta della democrazia americana e che negli ultimi anni non lasciava dormire sonni tranquilli ai responsabili delle pubbliche relazioni di Manlo Park.

Tanto da spingere Mr. Facebook, inizialmente tutt’altro che convinto di intraprendere una battaglia in tal senso, a scendere in campo.

LA GESTIONE DEI “DISPUTED POSTS”

La nuova funzionalità messa a disposizione dal social network si chiama “Disputed Posts” (post controversi). Cliccando su un nuovo pulsante che apparirà nell’angolo in alto a destra di un post, sarà possibile contrassegnare una storia come fittizia. Il social network si avvarrà anche dell’ausilio di un apposito software per individuare le fake news trainanti.

Nel caso in cui un numero sufficiente di persone “flaggasse” il contenuto, questo verrà inviato ad un membro del Poynter’s International Fact Checking Network, una terza parte (in cui figurano testate quali Politifact, Factcheck, The Associated Press, The Washington Post, ABC News e Snopes) che analizzerà la notizia per verificarne la veridicità. Nel caso in cui un contenuto si rivelasse falso, questo rimarrà condivisibile, ma verrà contrassegnato come “controverso” e tale etichetta rimarrà ben visibile sulla piattaforma.

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UNA FUNZIONE (ALMENO PER ORA) ATTIVA SOLO NEGLI USA

Per il momento questa funzione sarà attiva soltanto negli Stati Uniti. Questo perché il fenomeno delle fake news è esploso in maniera clamorosa proprio durante la recente campagna presidenziale americana, stagione politica nel corso della quale i pubblicisti falsi hanno perfezionato il sistema viralizzandolo. Condividere informazioni sensazionalistiche ha fatto il resto e sono in molti a credere che Trump ne abbia giovato più di chiunque altro.

LA RESPONSABILITÀ EDITORIALE DI FACEBOOK

Facebook ha iniziato, così, ad assumere quella responsabilità editoriale che da anni, ben prima dell’inizio dello scandalo politico, gli spetta come principale porta d’accesso alle notizie per miliardi di persone in tutto il mondo. Ciò, nonostante il colosso americano non si dichiari apertamente una media company.

I DUBBI SULL’EFFICACIA DEL FACT-CHECKING

Dopo l’annuncio di giovedì i media, specie quelli di stampo liberal, hanno accolto l’annuncio con un sospiro di sollievo. Molti, però, sollevano dubbi sul funzionamento e sull’efficacia del sistema messo in piedi da Zuckerberg.

Ci si chiede, infatti, cosa possa accadere nel caso in cui ci si imbattesse in storie politicamente sensibili, oppure in titoli “commentosi” che mettono in dubbio questioni globali impattanti come il cambiamento climatico.

Da Facebook hanno fatto sapere che la società farà attenzione a mantenere il proprio ruolo super partes affinché non venga minata la libertà individuale di espressione di nessuno.

NESSUNA MODIFICA ALL’ALGORITMO

Molti puntano anche il dito sul fatto che Facebook, a prescindere dal contrassegnare un contenuto, non ha modificato la natura algoritmica del problema e, di conseguenza, le notizie false potrebbero continuare a dilagare indisturbate.

Secondo quanto riferisce il sito recode.net, infatti, mentre «da una parte è facile verificare che, ad esempio, il Papa non ha appoggiato Donald Trump, dall’altra se lo stesso Trump twitta che milioni di persone hanno votato illegalmente il giorno delle elezioni, come si può verificare che il neo presidente eletto abbia detto il vero?».

UN SERVIZIO A COSTO ZERO PER FB

Non solo. Secondo il Guardian «il primo giorno di funzionamento del sistema di fact-checking ha sollevato molte domande sulla meccanica del processo e sull’apparente riluttanza di Facebook a pagare un servizio di controllo che si basa interamente su un’azione volontaria di utenti e di una manciata di organizzazioni “superpartes”».

Il tema economico, per il quotidiano britannico, «potrebbe creare un enorme onere per alcune organizzazioni più piccole soprattutto considerando che ogni storia o notizia considerata “fake” deve essere affrontata e vagliata singolarmente, non si può procedere per macro temi».

LA PARZIALITÀ DELLA “TERZA PARTE” E LA NATURA FALSATA DEL BUSINESS FB

Fox News ci va giù pesante e spiega come molti critici negli Stati Uniti ritengono che la famosa “terza parte” addetta al fact-checking non sia affatto imparziale e che ciò mette in pericolo la libertà di espressione e di stampa.

In molti  sulla stampa e sui blog americani si chiedono: «Who will check Facebook’s ‘fact checkers’?». Chi controllerà i controllori delle notizie?

Anche il New York Times, in un suo editoriale, mette in guardia Facebook contro il piano: «Assumere editori per il controllo della correttezza delle notizie crea la percezione che Facebook si erga a sentinella della “verità”. Ciò è molto preoccupante se si considera la natura del business di Facebook e quella del business delle notizie».

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