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Beppe Grillo, Enrico Mentana e lo squadrismo tecnologico

Marco Travaglio ed Enrico Mentana

Enrico Mentana, saggiamente, ha deciso di rinunciare alla querela annunciata nei confronti di Beppe Grillo per le dichiarazioni del comico-guru sulla disinformazione di cui sarebbero responsabili i tg. Mentana aveva ricevuto una sfilza di insulti sui social network, alcuni riguardanti anche i suoi familiari. Con tutta la stima per questo bravo e coraggioso giornalista, la sua linea di condotta, in questo caso, somiglia molto a quella di una persona che – pur sapendosi del tutto innocente – si fa convincere dal suo avvocato a patteggiare una pena ridotta pur di chiudere la vicenda giudiziaria che gli è piombata addosso.

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In ogni caso, l’uso della rete per offendere e minacciare le persone è sempre più diventata una forma di squadrismo tecnologico.

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Di ritorno da una missione in quel Paese, Pier Ferdinando Casini ha dichiarato che a lui sono stati sufficienti tre giorni di permanenza in Venezuela per rendersi conto del caos in cui vive quel Paese. Io non sono, come Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato e quindi non sono tenuto a fare delle visite di carattere istituzionale. A me basta ricordare che Hugo Chavez – la cui politica è l’origine e la causa dei guai del Venezuela – era stimato ed apprezzato da Fausto Bertinotti.

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Potremmo chiamarla “la grande illusione’’. Qualcuno – trasversalmente da sinistra a destra – spera che il 24 gennaio prossimo la Consulta risolva il problema di una legge per l’elezione della Camera dei deputati, ripulendo l’Italicum e riconsegnandolo in forma ‘’auto-applicabile’’ alla stregua del Consultellum (per il Senato redivivo). Sergio Mattarella ha già affermato con chiarezza che non scioglierebbe il Parlamento e non manderebbe gli italiani a votare con delle leggi elettorali-Frankenstein. Ma al di là di questa propensione del Capo dello Stato, sarà la Corte Costituzionale a non volersi sostituire alle Camere, tanto che si limiterà a dare, con la sentenza, delle indicazioni su come modificare i punti cruciali della legge vigente (viva ma non vitale). Pertanto il Parlamento dovrà grattarsi la rogna. E non sarà facile, soprattutto se il Governo se ne starà a guardare.

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Nelle consultazioni elettorali del 2017 la scelta di campo, nel Vecchio Continente, non sarà tra destra e sinistra, ma tra europeisti e neo-sovranisti, tra difensori dell’euro e nostalgici delle monete nazionali. Insomma, tra la politica e il populismo.

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Dal momento che, nella Costituzione, sono rimaste le Province perché non si abroga quell’obbrobrio della legge Delrio e si restituisce il potere agli elettori, al posto delle attuali burocrazie della politica che fingono di occuparsi del territorio?


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