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Generali, cosa sta succedendo davvero fra Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Caltagirone e Del Vecchio

Mediobanca Carlo Messina, Simone Blasi, intesa sanpaolo

Il Sole 24 Ore bacchetta l’arrocco di Philippe Donnet, capo azienda di Assicurazioni Generali, contro Intesa Sanpaolo. Milano Finanza elogia l’assalto progettato dalla banca capitanata da Carlo Messina su Generali con la bandiera dell’italiana per costruire un campione nazionale. E Cesare Geronzi elogia l’arrivo prossimo venturo di banchieri formati alla scuola di Giovanni Bazoli nel Leone di Trieste.

Tutto pronto dunque per il piano architettato da Intesa, con il beneplacito non strombazzato del governo, per sventare l’acquisto delle Assicurazioni Generali da parte dei francesi di Axa? Non proprio. Certo, la banca milanese ha confermato le indiscrezioni di domenica scorsa del quotidiano La Stampa che per primo ha rivelato il piano di Intesa su Generali: il progetto di aggregazione in fieri in casa di Intesa sul Leone di Trieste non era una fantasia giornalistica e punta a creare un gruppo specializzato su credito, risparmio gestito e pure nelle polizze (dove magari avrà un ruolo un colosso tedesco Allianz).

A Trieste il vertice sbuffa: che razza di operazione è pensare a un’aggregazione senza l’assenso preventivo di una delle due parti? Una domanda maliziosa, o forse maligna, circola pure nella banca milanese: come mai Generali ha deciso l’arrocco dopo le indiscrezioni sul nostro piano mentre è stata ferma e silente dopo i ripetuti articoli che descrivevano le mire dei francesi di Axa sull’italiana Generali?

Le domande assillano pure analisti e addetti ai lavori. Quella di Intesa sarà un’Offerta di sola carta oppure di carta e contanti? E poi, come dicono alcuni report di banche d’affari: siamo sicuri che Intesa punti direttamente a Generali e non segua una strada indiretta, entrando in massa in Mediobanca, che è azionista forte di Generali con il 13%?

Gli interrogativi si moltiplicano, le risposte latitano. E l’operazione è più “industriale” o “politica”? Di certo, Intesa e Mediobanca sono ai ferri corti. Non la prima volta, vista la tenzone che hanno dato vita in Rcs (con Intesa schierata con Urbano Cairo poi vittorioso, mentre Mediobanca sosteneva Andrea Bonomi, uscito sconfitto). E non sarà l’ultima, visto che l’italiana Intesa punta a realizzazione un campione nazionale all’insegna dell’italianità e Mediobanca è sempre più nell’orbita francese per la presenza di Vincent Bolloré, che con la sua Vivendi ha preso possesso di Telecom Italia e ha ingaggiato una guerra di posizione con Mediaset che ha allertato non solo la famiglia Berlusconi ma anche il governo.

I progetti di Intesa stanno interrogando gli altri soci privati di Generali: Francesco Gaetano Caltagirone (che ha poco più del 3,5%), Leonardo Del Vecchio con la Delfin, le famiglie Boroli-Drago e i Benetton sono storicamente legati a Piazzetta Cuccia, dunque vicini all’istituto guidato da Alberto Nagel, ma c’è chi scommette che – a certe condizioni – potrebbero anche non ostacolare, se non assecondare, le iniziative di Intesa Sanpaolo. Significativo il commento anonimo di una delle parti in attesa: “Stiamo aspettando di vedere i numeri e cosa succede”.


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