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Fassina, Mussi e D’Attorre fondano un partito e punzecchiano Pisapia (e De Benedetti)

fassina

La proposta di Giuliano Pisapia di un nuovo “campo progressista” a sinistra del Pd ma che con il Pd deve dialogare (e possibilmente governare) li ha spiazzati e anche infastiditi. Ma loro vanno avanti per la loro strada: a febbraio, dal 17 al 19 a Rimini, si terrà il congresso fondativo di Sinistra italiana, formazione nata sulle ceneri di Sel e di altre formazioni di quell’area, che ha accolto anche diversi fuoriusciti del Pd, come Alfredo D’Attorre e Stefano Fassina. Un ulteriore impulso alla nascita è stato dato dalla vittoria del No al referendum, una battaglia politica che Sinistra italiana ha sposato e fatto propria, e la profonda distanza politica dall’esperienza del governo Renzi. “Il ragazzo di danni ne ha fatti parecchi”, sussurra Fabio Mussi, a margine della conferenza stampa di presentazione del congresso tenuta a Montecitorio. “Vogliamo dare al popolo della sinistra l’opportunità di avere una nuova casa politica: un partito nuovo, non leaderistico, perché la stagione dell’uomo solo al comando e del sindaco d’Italia è tramontata. Il referendum da questo punto di vista è stato uno spartiacque”, spiega D’Attorre.

A sinistra lo spazio politico c’è, ma non è una prateria. Bisogna giocarsela bene. Pisapia da questo punto di vista poteva essere una carta vincente, una risorsa che arrivava dall’esperienza vincente a Milano. “Purtroppo è stato lui a mettersi fuori già con il suo Sì al referendum. Comunque noi restiamo aperti al dialogo con tutti”, dicono da Si. Che vedono l’agire dell’ex sindaco di Milano come un’operazione di salotto “made in De Benedetti”, di cui Pisapia è da anni l’avvocato. Operazione che sembra rivolta a togliere terreno da sotto i piedi della sinistra del Pd. “Laura Boldrini, però, resterà con noi”, giurano da Si. La presidente della Camera, infatti, era stata indicata proprio da Pisapia come possibile candidata premier del nuovo “campo progressista”, adatta a sfidare Renzi a primarie di coalizione.

Ma torniamo al progetto. “Siamo ormai quasi al decimo anno di crisi e nessuna vera riforma è stata messa in campo: il numero dei disoccupati è sempre lo stesso a fronte dei salari più bassi dell’Europa occidentale. I timidi palliativi finora proposti vengono smontati uno a uno, dal job act (che ha fallito) ai voucher (che ora il governo si appresta a cambiare)”, spiega Fabio Mussi. Per non parlare del fatto che “il governo Renzi ha trasferito 30 mld di euro alle imprese, roba da denunciarlo per danno erariale”. Insomma, “il modello capitalistico non funziona, come non funziona questa Europa: ecologia, lavoro e libertà vanno coniugate insieme per cambiare il modello do sviluppo”. Il nuovo soggetto nasce per essere un’alternativa a sinistra, un partito governativo ma non governista. “Con questo Pd non ci può essere alcun dialogo, non parteciperemo a primarie del centrosinistra e non ci interessa governare a tutti i costi. Non siamo degli Alfano qualunque”, aggiunge Mussi. “Siamo alternativi al Pd renziano e ai 5 Stelle. Poi se il Pd cambia, allora si può costruire un dialogo e un percorso. Anche con Pisapia, che spero venga al nostro congresso”, osserva il senatore Peppe De Cristofaro.

In questo mese si serreranno le fila sul territorio per arrivare all’appuntamento di febbraio con il maggior numero di tesserati possibile, con l’obbiettivo di essere un polo attrattivo anche per l’elettorato e i militanti delusi dal Pd. Quello che sembra mancare, al momento, è però un leader, un volto nuovo che possa fare da copertina al nuovo progetto, un Bertinotti o un Vendola 2.0. La risposta, naturalmente, è che “si parte prima dalla politica, dal progetto, e poi si arriva agli uomini e alle alleanze”. Ma nella politica attuale avere un leader vincente è fondamentale. Poteva essere Pisapia, ma non lo sarà.


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