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Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e il caso Minali

Di Maria Benvenuto e Fernando Pineda
Philippe Donnet
Mentre Intesa Sanpaolo si prepara a muovere su Assicurazioni Generali (anche se più il tempo trascorre e più probabilmente diventa complesso mettere in piedi il matrimonio, secondo molti addetti ai lavori), nel gruppo triestino lascia il direttore generale e finanziario Alberto Minali.
L’ADDIO DEL DIRETTORE GENERALE
Non lo fa certo a mani vuote: Minali saluta il gruppo del Leone con una super buonuscita da quasi 6 milioni, che consiste, nello specifico, in una indennità di separazione da 2,12 milioni, cui si aggiungono 2,16 milioni di mancato preavviso, 1 milione di bonus “short term incentive 2016” più 500 mila euro di impegni di non concorrenza (per 10 mesi). L’enormità della cifra, anche alla luce del fatto che Minali era stato chiamato appena nel 2012 dall’ex ad delle Generali Mario Greco (uscito giusto un anno fa), la dice lunga sull’uscita. E conferma che dietro c’è stata una vera e propria rottura, come si vocifera ormai da mesi con l’ad Philippe Donnet. Qualcuno ha cercato di minimizzare e sdrammatizzare, lasciando passare il concetto che l’uscita del direttore generale del Leone rappresentasse la parte finale riassetto post Greco, ma non sembra affatto essere così: è stata una scelta obbligata per incompatibilità con Donnet.
IL RUOLO DI MEDIOBANCA
E siccome l’ad Donnet è legato a doppio filo con il primo azionista delle Generali, Mediobanca (che ha circa il 13% della compagnia assicurativa), è probabile che dietro l’uscita di Minali ci sia Piazzetta Cuccia, o comunque il sostegno e il supporto a Donnet da parte della banca d’affari guidata da Alberto Nagel. Minali, dal canto suo, rappresentava all’interno del gruppo triestino, per certi versi in contrapposizione a Donnet, un po’ il garante dell’italianità per tutta una serie di azionisti diversi da Mediobanca come per esempio il gruppo Caltagirone, di recente salito oltre il 3,5% delle Generali. Il Fatto Quotidiano del 22 gennaio parlava di divergenze fra Donnet e Minali: “Donnet propugna la cura dimagrante di Generali”, mentre “Minali avrebbe tentato di contrastare una strategia tendente a condurre Generali sotto il cappello di Axa”. E giovedì 26 gennaio Il Messaggero diretto di Virman Cusenza ha parlato di un “disaccordo” fra Minali e Donnet “proprio sulla gestione delle partecipazioni estere”.
LA DIFESA DELL’ITALIANITA’
Ora invece quella stessa italianità del gruppo Leone si dice che sarà difesa dall’operazione allo studio di Intesa Sanpaolo. Ma la situazione si fa ancora più ingarbugliata se si considera che la stessa Mediobanca, che a sua volta annovera Vincent Bolloré come proprio azionista forte, si definisce garante dell’italianità, come ha scritto Rosario Dimito del Messaggero. “Noi siamo un’azienda che parla italiano e difende l’italianità. Mi fa ridere chi difende l’italianità e lo fa in francese”, ha tuonato l’ad di Intesa, Carlo Messina, con probabile riferimento sia all’ad di Unicredit, Jean-Pierre Mustier (che almeno fino a poco tempo fa non parlava una parola di italiano), sia a quello delle Generali, Donnet. Mustier e Donnier, tra l’altro, sono amici e condividono la passione per la caccia. Anche il numero uno di Cariplo e Acri, Giuseppe Guzzetti, nei mesi scorsi, aveva punzecchiato indirettamente le Generali perché avevano deciso di non partecipare ad Atlante 1, il fondo “di sistema” nato lo scorso aprile per aiutare le banche con la complessa questione delle sofferenze. In un secondo momento, il Leone non ha voluto nemmeno partecipare ad Atlante 2, perché aveva detto che una simile opzione sarebbe stata alternativa a quella delle conversione in azioni delle obbligazioni subordinate da 400 milioni in Monte dei Paschi (che scatterà obbligatoriamente con il burden sharing preludio dell’intervento pubblico).
NODO TITOLI DI STATO
Italianità o meno, di certo in ballo, nel portafoglio delle Generali, ci sono oltre 70 miliardi di euro di titoli di Stato italiani. Che per forza di cose qualche preoccupazione ai vertici del governo Gentiloni dovranno pur crearla. E se davvero, come qualcuno sostiene, Axa, con la consulenza o il supporto di Mediobanca, stesse pensando di comprare il gruppo del Leone, siamo così sicuri che non deciderebbe di vendere i Btp e gli altri titoli italiani? Non è cosa di poco conto. “Non commento, è una operazione di mercato”, ha intanto risposto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a chi gli domandava di una possibile mossa della banca sul gruppo triestino. In verità non sono poche le preoccupazioni nel governo per un eventuale ingresso massiccio di Axa in Generali. Mentre da ambienti istituzionali non si nasconde il favore per la nascita di una sorta di campione nazionale fra Intesa e Sanpaolo.

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