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Mps, ecco cosa succederà ad azioni e obbligazioni con il burden sharing stile Padoan

Pier Carlo Padoan, legge di bilancio

Burden sharing sì, forse, no. Dal varo del decreto “Salva banche”, dopo che il Monte dei Paschi di Siena (Mps) non è riuscito a trovare sul mercato i 5 miliardi necessari per l’aumento di capitale, si continua a discutere se i 20 miliardi stanziati dal governo Gentiloni per l’intero sistema del credito – e che dovrebbero garantire la copertura del fabbisogno di Siena fino a 8,8 miliardi come indicato dalla Bce – vadano effettivamente compresi in questa dicitura. Tradotto: chi bisogna ringraziare per aver evitato il fallimento della terza banca italiana? Gli investitori, retail e istituzionali? O i contribuenti italiani? Ecco commenti, analisi e approfondimenti di esperti e tecnici.

COSA PREVEDE LA DIRETTIVA EUROPEA

La direttiva europea sul risanamento e la risoluzione delle banche (BRRD), entrata in vigore il 16 novembre 2015, prevede che in caso di dissesto si riduca il valore nominale di azioni, obbligazioni subordinate, senior bond e depositi oltre i 100mila euro – prima di un eventuale intervento pubblico – se si sceglie il bail-in come accaduto con Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti. Se invece si decide di percorrere la strada – meno drastica – del burden sharing, ad essere colpite sono solo azioni e obbligazioni subordinate (sulle differenze tra bail in e burden sharing si veda l’articolo di Federico Fornaro pubblicato su Formiche.net l’11 dicembre 2016).

IL CASO MPS

Nel concreto, il governo adopererà i miliardi stanziati – per cui già è stata formalizzata la richiesta di intervento – per sottoscrivere nuove azioni di Montepaschi e per rilevare quelle che saranno date in cambio ai piccoli obbligazionisti subordinati, le quali saranno però pagate con obbligazioni ordinarie. In tal modo si aiutano i piccoli obbligazionisti che dovrebbero riuscire a recuperare l’intera somma investita. Per quanto riguarda invece gli investitori istituzionali, il decreto prevede che le loro obbligazioni subordinate vengano convertite in azioni al 75% del valore nominale senza gli interessi. Insomma, un soccorso non da poco tanto è vero che subito dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri, a tarda notte, lo stesso presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, con al fianco il titolare dell’Economia, Pier Carlo Padoan (nella foto), ha parlato di “giornata importante, di svolta” per la banca senese e “di rassicurazione per i suoi risparmiatori e per il suo futuro”.

BAIL-IN MASCHERATO? IL DUBBIO DI REUTERS

La discussione però, come atteso, non si è fatta attendere e già nelle ore successive la Reuters ha avanzato il dubbio che il dl 237/2016 sia in realtà “un piano di salvataggio mascherato da bail-in”. L’aggiunta di una “ingiustificata ingegneria finanziaria”, pur mancando ancora dettagli come i termini delle nuove obbligazioni o il prezzo che il governo pagherà per le azioni, porta a pensare che “sarebbe stato politicamente tossico – con probabili elezioni nel 2017 – imporre perdite reali sui creditori”. Insomma, “la buona notizia è che questo trucco potrebbe accelerare la ristrutturazione delle altre banche italiane deboli” ma ce n’è pure una cattiva ossia che “si possono facilmente piegare le norme europee per soddisfare fini politici”.

LE TESI DI CODOGNO (EX TESORO) AL SOLE 

Senza mezzi termini è intervenuto nel dibattito anche Lorenzo Codogno, ex capo economista al ministero dell’Economia. In un articolo apparso il 3 gennaio sul Sole 24 Ore ha sottolineato che “in sintesi ci guadagneranno tutti, dai vecchi azionisti, agli investitori istituzionali e soprattutto i piccoli investitori in obbligazioni subordinate, che nel caso del Monte Paschi sono ben 42 mila, con buona pace della ‘ripartizione degli oneri’ o ‘burden sharing’. L’unico che ci rimette è lo Stato, ovvero i contribuenti”. Di sicuro, scrive Codogno, “limitare le perdite per i piccoli investitori era necessario. Tuttavia, ci si chiede se il rimborso pieno dell’intero valore nominale andava fatto per tutti gli investitori privati e per l’intero ammontare, come di fatto avverrà. Ma la cosa che rende più perplessi è il trattamento riservato agli obbligazionisti istituzionali e agli attuali azionisti”. Insomma “non c’è traccia di burden sharing. Anzi, ci sono regali per tutti tranne che per il contribuente, che sopporta tutti i costi per garantire la stabilità finanziaria”. Lecito dunque chiedersi “se questa formula passerà il vaglio della Commissione e della Bce, e cosa accadrebbe se il Mef fosse costretto a riscriverla”.

L’INTERVISTA DI FORMICHE.NET

Intervistato da Formiche.net, l’ex capo economista di Via XX Settembre ha rincarato la dose: il Tesoro è stato troppo generoso. “Ex ante penso che azionisti e obbligazionisti possano essere molto soddisfatti del decreto. Ex post lo vedremo. Dipenderà dal prezzo a cui riaprirà la quotazione delle azioni del Monte dei Paschi e nessuno ovviamente sa con certezza come andrà a finire (anche se si possono fare alcune valutazioni). Tuttavia, la decisione del governo va valutata ex ante. Si può infatti calcolare esattamente dove vanno i benefici e le perdite in base al decreto legge. Gli unici che ci rimettono sono i contribuenti, anche se il valore del mantenimento della stabilità finanziaria è una ‘merce pubblica’ difficile da stimare”.

L’ANALISI DI SEMINERIO

Proprio in relazione all’analisi di Codogno si segnala la nota di Mario Seminerio che sul suo blog Phastidio.net, è d’accordo con l’ex capo economista del Mef: come dice un adagio inglese, il diavolo è nei dettagli. Seminerio punta il dito contro la scelta dell’esecutivo “di voler evitare ad ogni costo ed in radice ogni ipotesi di contenzioso con i privati. Ma questo approccio induce altri rischi: ad esempio quello di fare un vero e proprio regalo a quanti, inclusi privati, nei giorni scorsi hanno comprato subordinati MPS a prezzo di saldo, sfruttando il panico dei venditori”. Per questo, rileva, “sarebbe opportuno, per motivi di banale equità oltre che per evitare eclatanti ‘mosconate’, che in sede di conversione del Decreto legge si precisasse che ‘nulla è dovuto’ al cliente MPS che avesse comprato tale subordinato sul mercato secondario, utilizzando il proprio operatore titoli o il servizio di home banking della banca senese. Perché un simile acquisto tutto sarebbe, tranne che un caso di misselling”. Una riscrittura “in modo inoppugnabile ed inequivocabile” del testo del decreto, prima della conversione in legge perché – ancora una volta concordano Codogno e Seminerio – non è scontato che alla Commissione europea piaccia questo salvataggio.


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