Non è la prima volta che capita. A Papa Francesco di nuovo “è scappata la parola’’, quando, commentando l’elezione di Donald Trump, ha ricordato che anche Adolf Hitler venne eletto dal popolo (non trionfalmente, tuttavia). Nella sua rubrica “Particelle elementari’’ sul Corriere della sera, Pierluigi Battista ha giustamente dato un altolà contro gli esempi impropri. “Paragonare Trump ad Hitler – ha scritto – è l’aiuto migliore a chi vuole relativizzare, banalizzare, minimizzare la portata malefica del nazismo…. Se tutto può essere nazismo – ha proseguito – allora il nazismo può diventare qualcosa di accettabile’’. Ha ragione Battista; la vita nell’America trumpiana non può essere confusa con quella dei deportati nei campi di sterminio. Negli Usa non sono venuti meno gli ordinamenti democratici e le libertà civili.
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Resta però un problema. Diceva Giacomo Brodolini che chi sceglie i propri amici, sceglie anche i propri nemici. Credo che l’espressione possa essere rovesciata. Pertanto, è il caso di chiedersi chi sono in Europa, oggi, i “nemici’’ (vogliamo pudicamente chiamarli “avversari’’?). Eccoli: i saltimbanchi che si riuniscono a Coblenza, i guru che ipnotizzano le folle. E che vengono definiti in vari modi: sovranisti, neonazionalisti, xenofobi o, in un concetto che riassume tutti gli altri, populisti. Con costoro è aperto uno scontro – per fortuna ancora incruento – non di poco conto, perché riguarda la prospettiva dei futuri ordinamenti, dell’economia, del vivere civile nel Vecchio Continente. Anche negli anni tra i due conflitti mondiali del XX secolo e nel mezzo della grande crisi del ’29 si giocava, in Europa, una partita decisiva per il futuro contro nemici che allora si chiamavano ‘’fascisti’’ e che erano certamente diversi dai populisti di oggi (anche se usavano più o meno gli stessi argomenti). Il fatto è che, in quella battaglia, sia pure con tante incertezze, opportunismi e difficoltà, gli Usa e il Regno Unito si schierarono dalla parte giusta e salvarono il Vecchio Continente (l’impegno bellico americano nella seconda guerra mondiale fu di gran lunga prevalente in Europa – la strategia dell’Atlantic first – rispetto a quello sviluppato nel Pacifico). Oggi, nella terza guerra mondiale (virtuale) in atto, Donald Trump e Theresa May stanno dalla parte dei nostri “nemici’’.
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‘’Ciò che è reale, è anche razionale’’, sosteneva il vecchio Hegel. Ma, a mio avviso, ci stiamo assuefacendo troppo a tale principio. Ormai siamo capaci di trovare delle spiegazioni (e delle giustificazioni) per tutto: per Grillo, per Salvini, per la Brexit, per la vittoria di Trump, per la crescente xenofobia, per il rinato “patriottismo della canaglie’’, per la demagogia, per l’antipolitica e quant’altro. Certo questi fenomeni non nascono a caso. Ma dovremmo compiere meno analisi ed impegnarci di più nella lotta.