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Perché Donald Trump sbaglia sui rifugiati. Tesi e numeri di Enrico Mentana

Venerdì 27 gennaio il presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo che blocca il trasferimento di richiedenti asilo per 120 giorni, vieta temporaneamente (per 90 giorni) l’ingresso a tutti i cittadini di alcuni Paesi islamici che hanno problemi con il terrorismo, e prevede la riduzione della quota massima di rifugiati che l’America accoglierà in futuro (da 110mila a 50mila). Si tratta di una decisione molto forte (presa soltanto una volta nella storia americana, nei tre mesi successivi al 9/11), che rispecchia però uno dei claim della campagne elettorale: il controverso (amato dai suoi, detestato dagli altri) “non faremo più entrare musulmani negli Stati Uniti”. L’ordine non significa questo in assoluto, ma è quanto di legalmente possibile più gli si avvicina, anche perché è previsto che per gli ingressi dei rifugiati si terrà conto dell’essere una “minoranza religiosa”: il passaggio è stato interpretato, anche per via di quanto detto da Trump in un’intervista a Christian Broadcasting Network, come una volontà di favorire i cristiani.

L’atto di Trump ha suscitato polemiche, dibattiti e provvedimenti giudiziari negli Usa non in linea con gli intendimenti del presidente americano. Anche in Italia la polemica divampa. Ecco un post significativo di Enrico Mentana, direttore del tg de La 7, scritto su Facebook:

Ingiusto lo è, e molto. Lontanissimo dai principi della nazione che sempre ha aperto le braccia a chi veniva in pace e fuggiva da un destino gramo. Ma peggio ancora, rischia di essere un boomerang, perché attuato alla cieca. Trump dice che il suo bando agli immigrati è una misura antiterrorismo. Ma dal 1980, quando entrò in vigore il Refugee Act, nessun attentato in territorio americano è stato compiuto da rifugiati. Peggio: il bando riguarda i cittadini di sette paesi islamici, Siria, Libia, Sudan, Somalia, Yemen, Iran e Iraq. Nessuno degli atti di terrorismo islamico compiuti negli Usa dal 2001 a oggi ha coinvolto cittadini di quei sette stati. Dei 19 autori degli attacchi dell’11 settembre 15 erano sauditi, 2 degli Emirati Arabi, uno egiziano e uno libanese. I due fratelli autori della strage alla maratona di Boston erano kirghisi di origine cecena. L’autore delle esplosioni in New Jersey e a Chelsea, New York era afghano, come afghano quello della strage di Orlando; sua moglie, arrestata pochi giorni fa, era invece nata in America da genitori palestinesi. I due autori della strage di San Bernardino erano lui americano e lei pakistana. Quindi, ripeto: nessun rifugiato in generale, e nessun cittadino o discendente di nati in uno dei sette stati ha mai avuto a che fare con gli attentati in terra americana. L’unico risultato sicuro della decisione di Trump è che i sette paesi coinvolti nella discriminazione non diventeranno certo più amici degli Usa, mentre gli islamici violenti grideranno vendetta per il bando mirato contro la loro religione, e anche i più pacificati musulmani d’America volteranno le spalle al presidente.



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