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Popolare Sondrio e Popolare di Bari. Ecco come la riforma delle Popolari è bistrattata dal Consiglio di Stato

popolari mps Sforza Fogliani

La riforma delle banche popolari continua a perdere pezzi, messa sempre più in discussione da giustizia amministrativa e civile (qui l’approfondimento di Formiche.net). Il Consiglio di Stato ha infatti deciso nell’ordinanza del 12 gennaio di prorogare lo stop alla trasformazione in spa per le popolari di Bari e Sondrio, le uniche due banche rimaste con lo statuto originario, sulle dieci oggetto della riforma. Attenzione, non si tratta di un congelamento della riforma di qualche settimana, ma fino alla pronuncia della Corte costituzionale, che non arriverà prima di 5-6 mesi.

CHE COSA HA DECISO PALAZZO SPADA

Nel complicato linguaggio giuridico, emerge la volontà dei giudici amministrativi di sospendere gli effetti della riforma fino a che la Consulta non farà chiarezza. “Resta sospeso il termine per le trasformazioni societarie fino alla data di pubblicazione dell’ordinanza di questa Sezione, che concluderà la seconda fase dell’incidente cautelare, all’esito della pronuncia della Corte Costituzionale“, si legge nel testo del provvedimento. Gli stessi giudici di Palazzo Spada lo scorso 2 dicembre, con un’altra ordinanza (la numero 5383/2016), avevano sospeso alcuni aspetti essenziali della circolare attuativa di Bankitalia, contenente la contestata tutela per gli istituti in materia di recesso (qui l’approfondimento di Formiche.net sui possibili costi per il sistema), rimandando l’ultima parola alla Consulta. Aspetti comunque ribaditi nell’ultima camera di consiglio.

LE MOTIVAZIONI

Ad un occhio attento però non possono però sfuggire i motivi che hanno spinto Palazzo Spada a ribadire l’altolà alla riforma. In primis, la tutela del risparmio. “In assenza di una ulteriore misura cautelare che chiarisca quali sono state le conseguenze giuridiche della già emanata ordinanza cautelare, gli operatori del settore ed i soci delle banche in questione si troverebbero in una oggettiva situazione di incertezza sul quadro normativo, tale da condizionare anche le scelte individuali, con la conseguente incidenza anche sulla stessa effettiva rilevanza del presente giudizio e dello stesso giudizio incidentale di costituzionalità”. In altre parole, sarebbe stato un suicidio per i risparmiatori, ma anche per le stesse banche, acconsentire alla trasformazione in spa che prima la Corte costituzionale facesse definitiva chiarezza sulle norme relative al diritto di recesso,  operazione legata a doppio filo al cambio di statuto. Dunque, prima chiarire come e quanto devono rimborsare le banche, poi dare eventualmente l’ok alla trasformazione.

UN ALTRO ROUND (VINTO) PER ASSOPOPOLARI

Chi gioisce è sicuramente Assopopolari, da due anni in prima linea contro la riforma Renzi. Il presidente Corrado Sforza Fogliani non ha nascosto la sua soddisfazione: “La decisione fa giustizia di una situazione creata dalla legge contro le popolari. La politica non aveva provveduto e ci ha pensato la giustizia, risolvendo una situazione nella quale le banche che ancora non si sono convertite sono state inopinatamente poste, e ciò assumendo un ruolo di supplenza alla politica non solo legittimo ma che sarebbe stato doveroso da parte di altri”, ha scritto il banchiere-avvocato in una nota. “Ora la questione è del tutto aperta e certamente ci sono oggi le condizioni perché possa essere risolta salvaguardando la funzione essenziale delle banche territoriali e il ruolo insostituibile che le stesse svolgono a favore delle zone di appartenenza, anche salvaguardando la concorrenza da ogni oligopolio”.

CHE COSA SUCCEDE ORA AL SENATO

A questo punto ci si chiede cosa succederà al Senato, dove è in discussione il decreto salva-risparmio, e su cui le popolari (e le Bcc) hanno messo gli occhi per infilare emendamenti a loro favore, comprese alcune modifiche per far slittare i termini della trasformazione in spa. Varrà ancora la pena fare pressing sui senatori della commissione Finanze. Sforza Fogliani non ha dubbi e Formiche.net dice: “No, non presenteremo emendamenti perché il Consiglio di Stato ha anticipato tutto”.

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