Io sono geologo e sono stato tenente degli Alpini. Alla scuola militare alpina ci hanno insegnato tutto sulla neve. Ho anche dormito sotto la neve in inverno, scavando un igloo. Conosco i rischi da entrambe le parti, da geologo e da alpino. Nessuno cambierà mai la mia idea, ripeto soltanto mia, che il posto era a forte rischio causa valanghe. Purtroppo questo è successo. Ci insegnavano negli Alpini i pericoli della neve; ci insegnavano che le reti in acciaio paravalanghe erano una delle soluzioni, che andavano messe a monte, ben forti ed ancorate, vicino ai luoghi di distacco, altrimenti sono inutili. Così fanno i veri montanari nelle Alpi.
Sono stato in Svizzera, Austria e Alpi italiane e queste precauzioni sono la norma. Ma questo purtroppo, per varie cause, non è stato fatto al Gran Sasso, la vetta più alta degli Appennini. Inoltre, alla base di un canalone alto 1000 metri – con due grandi nicchie di distacco – evidenti anche a un giovane osservatore, non si doveva costruire nulla, specie un hotel a 4 stelle che può avere un centinaio di clienti. E’ una questione di rischio. In una scala da 1 a 10 il rischio per me era 9. Punto.
La baita raffigurata da qualcuno in foto antiche negli anni 20, poi 50 e 70 veniva usata raramente dal Cai e da persone esperte (non clienti) e comunque da poche persone. Oggi invece l’hotel ha avuto moltissimi ospiti (troppi purtroppo). Gli effetti li vediamo.
Non è successo nulla per 80 anni? Sicuro? Piccole slavine non avvennero? Mi dicono di sì, che ci furono. In ogni caso oggi vediamo purtroppo i terribili risultati, per una super concausa tripla: neve abbondantissima e instabile con vento, sisma con probabile distacco basale e riscaldamento globale che oggi, non negli anni 20, crea effetti terribili climatici estremi e di lunga durata. Questo è documentato scientificamente. Il rischio è stato questo. Andrebbe tutto ricontrollato con gente esperta, preparata e con fondi a disposizione, meno burocrazia e più prevenzione.
La Natura si riprende prima o poi sempre i suoi spazi e noi non siamo i padroni ma gli ospiti.
(Articolo pubblicato sul profilo Facebook dell’autore)