Provate a pensare di essere un sindaco. Quasi mai quella poltrona serve come trampolino verso una carriera politica nazionale, considerando gli 8 mila comuni italiani. Pensate poi di essere un sindaco alle prese con una calamità naturale e diventare in un secondo non solo la prima autorità di protezione civile, ma soprattutto il primo referente per tutti, dal presidente del Consiglio all’anziano abitante della minuscola frazione. Pensate, infine, di essere un sindaco alle prese con una calamità naturale devastante, da Massimo Cialente (Pd), sindaco dell’Aquila il 6 aprile 2009 dopo aver lasciato il seggio parlamentare per candidarsi, a Sergio Pirozzi, uomo di destra, sindaco di Amatrice polverizzata dai terremoti susseguitisi dal 24 agosto a oggi. Già, perché in Italia le calamità naturali sono una delle poche cose bipartisan.
Pirozzi è ormai conosciuto dal grande pubblico perché non si nega a interviste a giornali, radio e tv. Non lo fa per narcisismo, lo fa per la sua comunità e ha una istintiva capacità di comunicazione particolarmente efficace. Ha cominciato definendo gli abitanti di Amatrice (Comune con 70 frazioni) non terremotati, bensì “sfrattati a tempo”. Geniale. Ha continuato invitando i politici a trascorrere tre giorni tra Natale e Capodanno con lui, nei container, per capire. “Niente mocassini né tacchi a spillo, piuttosto scarponi perché c’è fango”. Geniale. I terremoti del 24 agosto, del 30 ottobre, la più pesante nevicata da quasi 70 anni e il terremoto del 18 gennaio avrebbero abbattuto un toro, ma non Pirozzi. Al Tg1 ha detto che dopo le ultime scosse per un attimo ha pensato di andarsene, solo un attimo di umano cedimento, ma poi è tornato in sé, pronto a respingere “anche un assalto di cavallette”. E vediamo chi vince.
Pirozzi è diventato, suo malgrado, il simbolo del sindaco vecchio stampo. Già allenatore di calcio dilettanti, oggi ha solo l’obiettivo di far rinascere il suo paese perché crede fermamente “che dopo la notte viene sempre il sole”. E’ diventato il simbolo delle decine e decine di sindaci del Centro Italia che da mesi lottano con un sisma terribile, che allunga sempre di più i tempi della ripresa perché costringe a ripetere continuamente i sopralluoghi per le agibilità; con il maltempo; con la crisi economica che si acuisce per chi ha perso tutto o quasi. Non tutti i sindaci sono sant’uomini, lo sappiamo, ma in queste ore il loro lavoro manda un segnale ai propri cittadini e costringe Governo e Parlamento a un ulteriore sussulto civile e istituzionale. Se Pirozzi, intabarrato nella giacca a vento sotto la neve e di fronte alle macerie del suo paese, dice in diretta tv che è pronto a tutto, dovrebbe dare una scarica di adrenalina a tutta l’Italia. E vediamo chi vince.