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Terremoto, perché la serie di scosse è stata la più forte nella storia. Parla Amato (Ingv)

Un terremoto mai visto prima. La successione di scosse che oggi ha colpito il centro Italia con quattro sismi di magnitudo superiore a 5 nell’arco di tre ore “è un fenomeno nuovo nella storia recente per le modalità con le quali si è manifestato”. Lo ha detto all’Ansa il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), commentando il terremoto che dalle 10:25 di questa mattina ha colpito il centro Italia con quattro scosse di magnitudo superiore a 5 e con uno sciame di oltre 100 scosse minori.

IL COMMENTO DI ALESSANDRO AMATO

Di terremoti successivi in tempi ravvicinati, racconta Alessandro Amato, ce ne sono stati tanti nel corso della storia sismica italiana, “a volte a distanza di pochi secondi, com’era avvenuto nel 1980 in Irpinia, altre volte con un intervallo di dieci ore: il concetto non cambia”, ma la successione di oggi non si era mai vista. “Si sono viste più attivazioni progressive, purtroppo – ha aggiunto – non è chiaro il meccanismo che determina la variazione dei tempi”.

L’ULTIMO PEZZO DI CROSTA DOPO L’AQUILA E AMATRICE

Secondo Gianluca Valensise, dell’Ingv, sentito dal ilFattoQuotidiano.it le scosse nei territori terremotati provengono “dall’ultimo pezzo di crosta carico di energia che restava sano tra le zone dei sismi del 2009 e quelle dei mesi scorsi. Non potevamo sapere quando – prosegue il sismologi -, ma le scosse ce le aspettavamo, e adesso sono successe. Purtroppo, non siamo in grado di dire se si sia già liberata tutta l’energia in gioco”. Una lettura simile era stata fatta da Andrea Billi, ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Igag-Cnr): “È probabile che ancora una volta si sia trattato di un fenomeno di ‘contagio sismico’ tra faglie adiacenti – aveva spiegato -, anche detto effetto ‘domino’ o ‘a cascata’, un fenomeno al quale assistiamo già da alcuni mesi in Centro Italia con gli eventi di agosto-ottobre 2016 ad Amatrice, Visso, Norcia e Castelsantangelo sul Nera” (qui l’analisi completa).



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