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Trump, la Nato, la Cia. L’analisi di Lucio Caracciolo

LUCIO CARACCIOLO

“Trump non è l’imperatore e i pieni poteri si esercitano solo in tempo di guerra mentre è sempre il congresso che alloca le risorse. Oggi il Presidente si trova in conflitto con la sua intelligence oltre che con l’opinione pubblicazione. Il rischio è la crisi di regime”. È quanto ha affermato il saggista e direttore della rivista di geopolitica “LimesLucio Caracciolo nel corso della sua lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, dove è stato introdotto dal direttore Mario Caligiuri.

Caracciolo ha inquadrato il fenomeno Trump alla luce anche di quello che avviene nel mondo: “Il pianeta – ha proseguito il direttore di Limes – è costellato da guerre dimenticate, con organizzazioni terroristiche diffuse che contribuiscono alla decomposizione delle istituzioni, con Stati fragili e falliti, come la Somalia, la Libia, la Transnistria, il Niger, alcuni dei quali controllati direttamente dalla criminalità”. “È probabile – ha proseguito – che il mondo del futuro, che nel 2100 raggiungerà gli 11 miliardi di abitanti dei quali 9 tra Africa e Asia, sarà governato non dagli Stati ma da megalopoli collegate tra di loro, con tanti giovani, concentrati in spazi piccoli e relativamente ordinati. Questa circostanza può rappresentare anche un’opportunità, poiché si potrebbe concentrare il sapere e in questo caos si possono liberare straordinarie energie”. Infatti, il saggista ha sostenuto che “Caoslandia coincide in gran parte con la fascia tropicale del pianeta dove ci sono guerre, terrorismo, fragilità istituzionali, incremento demografico, migrazioni continue, povertà e cambiamenti climatici devastanti, con la desertificazione e l’innalzamento delle acque”. Ha precisato che la maggior parte delle migrazioni avviene in Africa e solo una piccola percentuale, circa il 5 per cento, si indirizza verso l’Europa, ribadendo che il movimento migratorio deriva da ragioni economiche e proviene da territori poco governati.

Caracciolo ha poi proseguito che la fragilizzazione degli Stati incombe sull’Europa e anche sull’Italia, dove “dobbiamo importare 220 mila immigrati all’anno per mantenere il welfare e lo standard di vita, per cui ci siamo trasformati da paese di smistamento in paese di accettazione”. Il giornalista ha poi trattato il tema dell’euro, poiché si intendeva costruire uno Stato federale partendo dalla moneta. Secondo la sua impostazione, con l’introduzione dell’euro si intendeva integrare la Germania in Europa in posizione non dominante. Invece, la nazione tedesca, imponendo tassi di cambio e politiche fiscali insostenibili, è diventata centrale nell’Unione Europea, tanto che di fatto anche l’Italia, fino alla linea gotica, fa parte della catena produttiva tedesca.

Caracciolo ha quindi parlato di Donald Trump, la cui posizione, secondo il giornalista, parte dalla premessa che gli Stati Uniti non siano oggi all’altezza dei loro valori ed ideali, affermando che “nella visione di Trump, la Cina è il capro espiatorio, per cui l’avvicinamento alla Russia risponde alla strategia di non combattere contemporaneamente su due difficili fronti. Infatti la Cina e la Russia rappresentano le priorità della politica americana, mentre l’Europa viene dopo”. Sull’eccesso nell’esercizio del potere da parte del neo presidente americano, ha precisato che “non è l’imperatore e i pieni poteri si esercitano solo in tempo di guerra mentre è sempre il congresso che alloca le risorse. Oggi il Presidente si trova in conflitto con la sua intelligence oltre che con l’opinione pubblicazione. Il rischio è la crisi di regime”.

Caracciolo ha poi affrontato il tema della Cina come potenza mondiale, evidenziando che le relazioni sino-americane saranno il tema geopolitico più rilevante dei prossimi anni, dove due colossi si guardano in cagnesco ma le scintille investiranno anche noi. infatti, ha poi sostenuto che l’Italia avrebbe tutto da guadagnare dallo sviluppo cinese e dobbiamo adoperarci di conseguenza poiché negli ultimi anni abbiamo seguito delle politiche economiche e militari contro i nostri interessi.

Caracciolo ha poi ribadito che se la Nato viene smantellata potrebbero esserci problemi seri poiché si richiederanno notevoli risorse e impegno politico per ricostruire un sistema di sicurezza. Il direttore di Limes si è successivamente soffermato sul rapporto geopolitica e intelligence italiana, mettendo in rilievo che si sta riscontrando un interesse sempre maggiore dell’intelligence nell’approccio geo-politico per partecipare a un mondo globale ma ancora in gran parte disconnesso, dove gli Stati, invece di scambiare le informazioni contro nemici comuni, tendono ad occultarle.

“È fondamentale – ha precisato – la piena collaborazione tra le agenzie nazionali e il mondo istituzionale. Infatti, il ruolo delle agenzie di intelligence è quello di raccogliere informazioni per tutelare l’interesse nazionale dal terrorismo e dalle infiltrazioni economiche e tecnologiche degli altri Paesi. Occorre quindi tutelare le infrastrutture materiali e immateriali. Appunto per questo vanno ulteriormente rafforzati i canali tra politica e intelligence,”. “Indicativo – ha precisato – è il modello americano, dove ogni giorno il presidente effettua un briefing con il responsabile dell’intelligence. Il problema, infatti, non è solo informare la politica ma anche comunicare all’intelligence le intenzioni del potere politico”. In conclusione della sua lezione il direttore di Limes ha individuato alcuni interessanti temi di studio che potrebbero essere rappresentati prima di tutto dalle informazioni dell’intelligence, considerate come un mercato economico. Inoltre, è importante l’investimento sulle capacità previsionali dell’intelligence per stabilire un collegamento con il mondo universitario poiché il sistema dell’intelligence va inserito nello sviluppo culturale e viceversa.

Infine, ha ricordato che con le colonie avevamo sviluppato una cultura dell’intelligence che si è andata poi indebolendo fino agli anni Sessanta, mentre oggi una parte dei nostri ex colonizzati arrivano da noi e potrebbe essere utile inserirli nelle reti dell’intelligence. Infatti, dobbiamo creare un circuito virtuoso per fare in modo che i nostri giovani più brillanti visitino e studino altri paesi per acquisire Informazioni e conoscenze. Si potrebbe pensare quindi di promuovere una sorta di “Erasmus dedicato all’intelligence”.

Infine Caracciolo ha terminato sostenendo che “le nuove tecnologie hanno un ruolo enorme e in un certo senso eccessivo poiché la raccolta di massa diventa ridondante mentre l’intelligence deve raccogliere meno informazioni ma rilevanti per selezionarle e utilizzarle al meglio”.


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