Alla buon’ora. I ‘’grandi inquisitori’’ della carta stampata si sono accorti di ciò che è veramente scandaloso nella scuola pubblica. Il Corriere della Sera ha titolato, a tutta pagina, un servizio di Gian Antonio Stella, con un grido di allarme che non può restare inascoltato: “Gli studenti e il valzer delle cattedre. In 2,5 milioni hanno cambiato prof’’. In sostanza, la pagina nera della legge sulla Buona scuola non riguardava i poteri attribuiti ai dirigenti d’istituto o i premi individuali al merito, ma le assunzioni in massa dei precari, spesso con scarsa attenzione allo loro effettiva utilizzazione. Poi c’è stata la pantomina della “deportazione’’, per evitare la quale tanti insegnanti, che avevano avuto la cattedra lontano dalla loro residenza, hanno usato tutti i possibili stratagemmi per non spostarsi. E così, nelle zone del Nord, dove sono in numero maggiore le cattedre vacanti, si è dovuto ricorrere al solito giro delle supplenze. Il fatto è che il primo provvedimento del ministro Valeria Fedeli ha reso ancora più agevole, per gli insegnanti assenteisti, la possibilità di provvedere ai casi propri.
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Nelle analisi del voto il gruppo dirigente del Pd ha attribuito alla “Buona scuola’’ la perdita di consenso tra gli insegnanti (si spiega così anche l’iniziativa del ministro Fedeli). Ma non è più grave – anche in termini elettorali – creare difficoltà a milioni di famiglie e negare il diritto di una istruzione seria e continuativa ai loro figli?
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Si sta creando una sorta di psicosi-mengite. I tg si sono messi a dare notizia di ogni caso che si verifica nel BelPaese. E’ utile e positivo incoraggiare i nostri concittadini alla prevenzione di una malattia molto grave come questa, in un tempo in cui vi sono famiglie sciagurate che rifiutano di vaccinare i loro piccoli. Ma sarebbe corretto far conoscere all’opinione pubblica se si tratta di una vera e propria epidemia, di un fenomeno anomalo o se siamo, più o meno, nell’ordine dei casi che ricorrono ogni anno. Altrimenti verrà il giorno in cui, per fare notizia, si darà conto del numero di alluci valghi. O, per dirla con Jerome K. Jerome, dei “ginocchi della lavandaia’’ (l’unico malanno di cui il grande umorista inglese si accorse di non soffrire, dopo aver consultato un manuale di medicina).
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La bella e la bestia. La letteratura e la cinematografia hanno usato più volte questo soggetto per descrivere la vicenda di un’attrazione fatale tra soggetti che, in teoria, dovrebbero respingersi. È un po’ la storia del coito interrotto tra l’Alde e il M5S. Non si spiega altrimenti perché al presidente del gruppo liberaldemocratico (europeista, federalista, favorevole all’euro, liberista) era venuto in mente di fare comunella con i “grillini’’, concedendosi ad un amore ancillare. Per fortuna, è prevalso il buon senso. Con i rappresentanti del M5S non si deve prendere neppure un caffè.