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Consiglio europeo di Malta, tutti i punti dell’agenda

Chiusura della rotta libica e una più decisa proiezione internazionale per mandare un chiaro messaggio a Trump. Sono questi i temi che il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk (nella foto) metterà al centro del tavolo che domani a Malta vedrà riunirsi i leader dei 27, per la prima volta senza la Gran Bretagna.

LA LIBIA E IL CONTROLLO DELLE FRONTIERE
La sessione mattutina verrà dedicata al tema migratorio, con un particolare focus sulla Libia. Non a caso il vertice arriva dopo la visita del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk di ieri a Roma, e dopo l’incontro di questa mattina con il premier libico designato Fayez al Sarraj. Oltre a confermare il supporto al Governo di accordo nazionale (Gna), sembra che l’Ue abbia finalmente deciso di adottare la linea a lungo sostenuta dall’Italia, che vede nel dialogo e nella cooperazione con i Paesi di partenza e di transito la principale via di intervento. L’obiettivo è chiaro e lo ha ribadito proprio Tusk questa mattina: chiudere la rotta libica. “L’Ue ha dimostrato di essere capace di chiudere le rotte di migrazioni irregolari, come ha fatto nella rotta del mediterraneo orientale; ora è tempo di chiudere la rotta dalla Libia all’Italia”, ha detto Tusk. “Ho parlato a lungo col premier Gentiloni ieri e posso assicurare che possiamo riuscirci – ha aggiunto –; quello che serve è la piena determinazione a farlo. Lo dobbiamo prima di tutto a chi soffre e rischia la vita, ma lo dobbiamo anche agli italiani e a tutti gli europei”.

LA RICHIESTA DI SARRAJ
Fayez al Sarraj, che a Bruxelles ha incontrato anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, promette collaborazione, e intanto incassa in un colpo solo la nuova benedizione al Gna da parte di Ue e Alleanza Atlantica. Lo stesso premier libico ritiene però necessario un sostegno ancora più tangibile. “Speriamo che i meccanismi della Ue per aiutare la Libia saranno più concreti: non parliamo dell’ammontare di soldi dedicato a questo aiuto, perché è molto poco. Dobbiamo essere abbastanza seri da raggiungere insieme l’obiettivo di stabilizzare la situazione”, ha detto a margine dell’incontro con Tusk. Resta tuttavia ancora da sciogliere il nodo del permesso alle navi europee di arrivare fino alle coste libiche, nelle acque territoriali di Tripoli, per fermare gli scafisti. Il governo di Sarraj non è apparso così convinto. Intanto per l’Ue, le priorità in Libia che verranno discusse domani sono: addestramento, equipaggiamento e supporto della Guardia Costiera libica; contrasto al traffico dei migranti; e sostegno allo sviluppo delle comunità locali.

LA LINEA ITALIANA
Ad aprile proprio Gentiloni, allora a capo della Farnesina, era stato la prima alta carica dell’Occidente a far visita a Tripoli al premier Sarraj. Ieri invece, il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha presentato il Fondo per l’Africa, 200 milioni di euro stanziati per avviare una collaborazione su questo fronte con Libia, Tunisia e Niger. “L’Ue non ha mantenuto gli impegni sui ricollocamenti, ma il lavoro di protezione delle frontiere esterne non merita la stessa sfiducia, anche perchè è più complicato”, ha spiegato Alfano. “Pieno e comune impegno sulla crisi migratoria”, ha promesso Tusk. “Il ministro Minniti può contare sul mio pieno supporto per quanto riguarda la sua strategia globale sul tema dell’immigrazione”, aveva invece detto qualche settimana fa il commissario europeo per le migrazioni e gli affari interni Dimitris Avramopoulos a margine di un incontro con Alfano in riferimento all’accordo che, pochi giorni prima, il ministro dell’Interno Marco Minniti aveva siglato con il governo di Tripoli.

IL SOSTEGNO DELLA PRESIDENZA MALTESE
Sulla stessa linea si trova Joseph Muscat, primo ministro de La Valletta alla guida del semestre europeo per la prima volta nella storia di Malta. “L’Europa prenda a modello l’accordo tra Italia e Libia”, ha detto alcuni giorni fa. E Tusk sembra aver recepito il messaggio. Non è infatti da sottovalutare l’influenza che la nuova presidenza abbia sul generale indirizzo politico dell’Unione. Malta è indubbiamente più vicina alla sensibilità italiana in materia di immigrazione, soprattutto rispetto alla Slovacchia a cui spettava il precedente semestre. Proprio a dicembre, nel suo primo Consiglio europeo, il premier Gentiloni aveva spinto per uno slittamento del dibattito sulla modifica dell’accordo di Dublino, al fine di evitare che il mancato consenso politico potesse determinare una cattiva definizione del meccanismo di ricollocamento dei migranti.

IL QUADRO DELLE MINACCE
L’attenzione di Tusk non è rivolta però al solo fronte sud. Nella lettera inviata ai 27 capi di Stato e di governo sul futuro dell’Ue, l’ex primo ministro polacco ha disegnato il quadro delle minacce che attanagliano l’Europa: l’assertività cinese, l’aggressività russa, l’instabilità della regione Mena (Medio Oriente e nord Africa), e “le preoccupanti dichiarazioni della nuova amministrazione americana”. Dunque, “per la prima volta nella nostra storia, in un mondo esterno sempre più multipolare, in tanti stanno diventando apertamente anti-europei o, nel migliore dei casi, euro-scettici”, ha spiegato Tusk.

IL MESSAGGIO A TRUMP
La novità più rilevante della dialettica del presidente del Consiglio europeo è il messaggio spedito a Washington, anche se non è da sottovalutare quello, neanche troppo sottile, inviato al governo di Pechino. Per la prima volta il governo americano viene considerato tra le minacce che incombono sul Vecchio continente. Non a caso, tra “i passi spettacolari e assertivi” che secondo Tusk l’Ue dovrebbe prendere per difendere la propria postura internazionale, occorre “usare il cambiamento della strategia commerciale dei Stati Uniti a vantaggio dell’Ue, intensificando il dialogo con i partner interessati e difendendo, allo stesso tempo, i nostri interessi”. Quello che Tusk propone è l’acquisizione di una più decisa postura internazionale, che sembra essere ora più che mai necessaria in virtù di quanto preannunciato dalla nuova presidenza americana, specialmente per ciò che concerne una generale riduzione dell’impegno militare e un ritiro in una politica commerciale più protezionistica. L’Unione europea, “non dovrebbe abbandonare il proprio ruolo di super potenza commerciale aperta gli altri, ma difendere i cittadini e le aziende ricordato che libero mercato significa equo mercato”. Perciò, conclude Tusk nella lettera ai 27 colleghi, “dovremmo ricordare ai nostri amici americani il loro stesso motto: United we stand, divided we fall”.

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