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Ecco come Alemanno e Storace punzecchiano Meloni pure a Torino

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Un nome ancora non c’è, però ci sono le facce, il progetto, e una data per il congresso: il 18 febbraio. Il cosiddetto Polo Sovranista, che sta vedendo la luce in questi giorni, per dirla come uno dei suoi fondatori, Francesco Storace, punta a “unire tutte le destre in un progetto di governo”. Il segretario della Destra sta rientrando da un mini-tour che negli ultimi tre giorni lo ha visto incontrare molti nostalgici di An, prima in Veneto, poi in Lombardia e infine, in Piemonte. Con lui, domenica 5 febbraio nella sala dell’Hotel Ambasciatori di Torino, c’era Gianni Alemanno, leader di Azione Nazionale. Alemanno punta proprio sulla fusione con La Destra per tornare a “pesare” sullo scacchiere politico nazionale. Il Polo Sovranista è un progetto che piace a una bella fetta di centrodestra, almeno a giudicare dalle parole di incoraggiamento di chi s’è fatto vedere domenica a Torino. Nella sala, piccola ma piena, c’erano esponenti dei principali partiti d’area, tranne uno: Fratelli d’Italia. Infatti i rapporti con la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, non sono per niente buoni, e le scorie dell’ultima campagna elettorale romana sono ancora tutte da smaltire.

CHI C’ERA (E CHI NON C’ERA) A TORINO

All’assemblea torinese, una sorta di chiamata alle armi in vista del congresso che si terrà il 18 febbraio a Roma, c’erano una cinquantina di persone e, come detto, rappresentanti di tutto il centrodestra piemontese. A fare gli onori di casa svettava Marco Botta, luogotenente di Alemanno, già deputato in quota Pdl nella scorsa legislatura. C’erano il consigliere regionale Gianluca Vignale (Forza Italia) e c’era il vicesegretario regionale della Lega Alessandro Giglio Vigna. C’era il fittiano Valter Zanetta, senatore dei Conservatori e Riformisti, c’era Mauro Carmagnola rappresentante del Cdu. E poi Giovanni Barosini, eletto nel 2014 segretario regionale dell’Udc, e il candidato sindaco alle ultime comunali torinesi per il polo popolare, Roberto Rosso.

FDI CONVITATO DI PIETRA

E Fratelli d’Italia? Erano invitati, assicura Botta, ma non s’è visto nessuno. Nè segretario regionale Andrea Dal Mastro, né i big Agostino Ghiglia e Roberto Ravello, né nessun altro. L’intervento di Botta è stato eloquente: “Ci sono partiti che non vengono neanche a farsi rappresentare. Beh, qualche anno fa ho portato tutta la mia comunità in Fdi, perché allora volevamo tutti le primarie. Adesso non le facciamo più, e qui in Piemonte il partito vive di commissari: è chiaro che qualcosa non funziona”. La Meloni è sotto fuoco incrociato. Anche il fittiano Zanetta ha sparato: “Sono nati per le primarie e non le fanno mai”.
Tuttavia, Alemanno e Storace non archiviano la speranza di una convergenza con Fdi. “Con l’onorevole Meloni non voglio polemizzare, non smetteremo mai di sognare una destra unita”, ha dichiarato il leader della Destra, mentre Alemanno spera che “i problemi con Fdi siano contingenti. Io guardo a quei partiti che hanno saputo dire “no” al Ppe: la Lega, Fdi, ma anche Fitto. Se con quel nucleo forte riusciremo a imporre le primarie, allora riusciremo a recuperare anche le altre forze del centrodestra”.

IL PROGRAMMA

Al netto delle primarie e della questione-Meloni, l’incontro è servito a lanciare i propositi del partito e di allargare la base elettorale. Storace punta su chi non va più a votare. La sua ricetta è “che la destra torni a fare la destra. Mentre litigavamo fra di noi, a Roma venivano Bossi e Berlusconi a dire le cose che dovevamo dire noi. E adesso? Arrivano Salvini e Grillo. E noi ci arrabbiamo. Io dico: torniamo a dire cose di destra, senza paura”. E poi l’annuncio: “È finito il tempo delle percentuali infinitesimali. Tornerà l’orgoglio della grande destra dei contenuti, e si scordino di definirci romanocentrici, al Nord verremo anche tutte le settimane”.
A proposito di programmi, il repertorio è simile a quello di Salvini, a cui Alemanno ha riconosciuto il merito “di aver aperto gli occhi agli italiani”. C’è l’attacco contro l’Ue lanciato da Storace: “L’euro è una moneta che detta le politiche degli Stati quando dovrebbe essere il contrario”. C’è il richiamo alla sovranità di Alemanno: “Gli Stati Uniti d’Europa sono un’idea infantile. Vogliamo l’Europa delle patrie e delle nazioni, l’Europa di De Gaulle, la collaborazione paritaria di stati sovrani”. C’è l’affondo contro l’immigrazione clandestina: “Solo il 7% di chi sbarca viene dichiarato profugo – ha quantificato Alemanno – E quindi gli altri saranno forse dei disperati ma, per me, sono imbroglioni che sfruttano la situazione per arrivare dove pensano di avere un futuro migliore, lasciando indietro le loro donne e le loro famiglie”. C’è la critica alla globalizzazione e l’accenno alla vittoria Trump, per Alemanno “paragonabile alla caduta del Muro di Berlino”. E poi c’è una proposta di modifica costituzionale, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica che per l’ex sindaco di Roma “garantirebbe sia l’autonomia che la spinta federalista dei territori”.

IL SIMBOLO

Ancora aperta la questione del simbolo e del nome del Polo Sovranista. “I giornali si chiedono se ci saranno la fiamma, la fiaccola, la parola “destra” – ha detto Storace – Vedremo, sceglieranno gli iscritti, conta che ci sia il cuore”. I leader hanno poi annunciato una manifestazione a Roma per il 25 marzo, in occasione della celebrazione del Trattato che istituì la Cee nel 1957. “Saremo in piazza – promette Storace – Un popolo fiero e amante della patria. E mentre i “signori” si incontreranno nei palazzi, noi dimostreremo che siamo sempre quelli che a 15 anni volevano cambiare il mondo. E che nemmeno loro sono riusciti a cambiarci”.

LA SORTITA DI ROSSO

A margine, si è fatto notare l’intervento particolarmente colorito di Roberto Rosso. È stato lui a “dettare la linea” a Storace e Alemanno. “C’è un grande bisogno di destra, in Piemonte e in Italia. Voi assolverete il vostro compito se sarete il megafono di ciò che tutti pensano ma nessuno esprime”. Fra le tesi di Rosso, c’è ad esempio il complotto dei poteri forti, della “finanza di Renzi, il malefico di Firenze” ha dichiarato l’ex candidato torinese, che poi ha rincarato. “Jp Morgan nel 2013 diceva che occorreva alleggerire la sovranità popolare dell’Europa Meridionale. E la Trilaterale, che poi sono gli ebrei – secondo l’opinione di Rosso – dieci anni prima dichiarava che bisognava esecutivizzare la democrazia”.


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