Tutti gli osservatori politici con gli occhi puntati sulla Direzione del PD, aspettando che arrivi Godot, ma che per l’ennesima volta diserta, non avendo nessuna voglia di immischiarsi in sceneggiate e telenovele. Il palcoscenico è allestito, i costumi pronti per i ruoli assegnati, le luci accese, i microfoni equilibrati. Si inizia. Il protagonista parla come al solito senza mai giungere al dunque, e così sino alla fine del suo dire. Al podio si alternano, l’uno dopo l’altro, cooprotagonisti, secondari e comparse: mai un sussulto, toni monotoni, non c’è nessuno che svetti in una sala grigia e cupa.
E così stancamente, dopo appena qualche ora, si conclude l’ennesima puntata della telenovela. Il risultato finale è: l’Italia ostaggio di un partito non partito. Una formazione politica senza cultura, senza linea politica, senza organizzazione che ha davanti a sé grossi problemi di povertà, di occupazione, di crescita, di welfare, di conti con l’UE che guarda all’unico obiettivo: le dimissioni del governo Gentiloni, per andare al più presto alle urne. L’assurdo avanza, ma si spera che non l’abbia vinta. E’ da irresponsabili, un atto non certo nobile e di buon gusto, vedere Fassino salire sul palco per “avvisare” la maggioranza della direzione PD che con l’o.d.g. presentato dalla minoranza si sarebbe votata la fiducia al governo di Gentiloni. E allora? Caput! Non si vota l’o.d.g. della minoranza. Un pezzo di partito che non ha remore a buttare a mare un proprio governo, per la terza volta, pur di garantirsi una poltrona. Non ci sono espressioni adeguate per manifestare lo sconcerto. Mai vista una cosa del genere in decenni di vita politica, neppure nella tanto bistrattata, ma gloriosa Democrazia Cristiana. Il motivo c’era davvero, se l’Appendino e i torinesi lo hanno sfrattato, da sindaco.
Si spera che l’attuale fase preelettorale assuma caratteri di serietà e responsabilità, per varare una legge elettorale armonica che possa trovare applicazione in entrambi i rami del Parlamento. Le affannose riunioni di partiti e pseudo tali non si contano, neppure, talvolta, le roboanti e goffe dichiarazioni, inneggianti a nobili valori e principi, di scadenti personaggi politici, che con il loro fluviale eloquio, confuso e inconcludente sono solo di intralcio a chi con buon senso sta costruendo. Abbiano il buon gusto di assumere un comportamento più sobrio e meno ciarliero, coerente con il ruolo occupato. Si eviti di parlare a vuoto.