È l’Airbnb dei lavori di casa, ma anziché far scegliere fra appartamenti e loft, consente di prenotare qualunque servizio domestico di cui si abbia bisogno, contattando direttamente i lavoratori. Dalle baby sitter alle collaboratrici domestiche, dagli insegnanti di ripetizioni agli elettricisti, dagli idraulici agli operai, e molte altre categorie. È una nuova app, si chiama Ernesto e mette in contatto domanda e offerta con un click. Il fondatore è Riccardo de Bernardinis, romano, 22 anni, studente di Marketing e Comunicazione alla John Cabot University, che ha coinvolto nel progetto Alessandro Calamaro (CO-Founder & PR) e Luigi Palmiotto (Business developer).
L’idea è nata da una piccola disavventura: “Mi sono trovato a dover gestire tanti piccoli problemi logistici sorti in casa, tutti insieme, e non sapevo chi contattare e come trovare le persone giuste”. Se nell’Italia degli anni Sessanta, e ancora oggi nei piccoli centri, la fitta rete sociale e i legami di fiducia rappresentano una grande risorsa per ogni necessità, nelle grandi città, laddove c’è una carenza di informazioni, ci si sente persi. E in effetti, in un’epoca in cui molti servizi sono stati digitalizzati, quindi resi veloci ed efficienti, i servizi per la casa funzionano ancora solo con il passaparola. Da questi presupposti è nata l’idea di Riccardo di creare un database-interfaccia fra lavoratori e utenti.
L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO
Ed è stata proprio quell’Italia degli anni Sessanta ad accendere una lampadina nella testa di Riccardo, a partire dal nome della piattaforma: “Vorrei puntare molto sul brand. Sono molto legato al nome Ernesto, che mi è venuto in mente ripensando a mio nonno che viveva in un paese del Sud Italia. Mi raccontava sempre di un suo caro amico, Ernesto appunto, come di un personaggio amato da tutti, incline ad aiutare il prossimo, una persona affidabile e disponibile”. Ernesto, un uomo di fiducia virtuale, dunque, “che fornisce gli elementi utili per conoscere chi entrerà nella nostra cosa ancor prima che questo si verifichi, grazie a una scheda dettagliata di tutti i lavoratori con descrizione di servizi, disponibilità e prezzi”.
LE TAPPE DI SVILUPPO
L’app è stata realizzata in tempi record. La fase di sviluppo e programmazione è durata da maggio a settembre 2016, momento del lancio della versione beta, seguito da un periodo di risoluzione dei bug, durato fino allo scorso dicembre. “Per ora stiamo spargendo la voce fra i lavoratori e stiamo raccogliendo i loro feedback, ne abbiamo contattati circa 6mila. Gli utenti iscritti sono quasi 5mila, 3.200 lavoratori e circa 2mila clienti, solamente su Roma”.
L’INVESTIMENTO, IL MERCATO E IL MODELLO DI BUSINESS
Ernesto è nato da un autoinvestimento, da parte dei soci, di una cifra “paragonabile all’acquisto di un box auto”, dice de Bernardinis. “E’ una start-up che ha un elevato valore potenziale e che parte da una spesa limitata, se la paragoniamo a colossi come Deliveroo che, nata nel 2013, nel 2016 ha ricevuto finanziamenti per 295 milioni di dollari”. I competitor ci sono, ma quello degli home service è un settore aperto, privo di un top player: “Non ci sono attori che occupino più del 25 per cento – spiega – è un mercato enorme, che a livello globale ha un fatturato annuo che va dai 400 agli 800 miliardi di dollari. In Italia vale circa 38 miliardi di euro annui, tre milioni circa sono le persone non auto sufficienti e solo il mercato delle badanti, uno dei nostri 16 servizi, vale dieci miliardi ogni anno”. Per i primi 5-10mila utenti il servizio sarà gratuito, poi i pagamenti avverranno tramite crediti virtuali il primo contatto fra lavoratori e utenti, una volta che il lavoro si è concluso. “Quello che ci interessa ora è, più che monetizzare, rendere la piattaforma una everyday app”.
IL FUTURO DI ERNESTO
Sebbene l’app stia raccogliendo buoni riscontri nella capitale, il lancio ufficiale, previsto per maggio 2017, avverrà a Milano: “In questo momento lì riscontriamo un ventaglio più ampio di opportunità e una maggiore propensione al business, anche se continueremo il lavoro anche su Roma. Dopo Milano sarà la volta di Bologna, Udine e del resto d’Italia”. Con gli occhi al futuro, che Riccardo proietta fuori dai confini nazionali.