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Una Babele chiamata Europa

Giovanni Pitruzzella e Giulio Tremonti

L’unica certezza è la diagnosi: così com’è strutturata oggi, l’Unione europea non potrà andare avanti ancora molto a lungo. Per il resto invece – a proposito delle soluzioni – le opinioni sono tutt’altro che convergenti. Anzi, in molti casi antitetiche. E comunque, non si può escludere più nulla: neppure che la costruzione europea – per come la conosciamo oggi – frani sotto i colpi che le arrivano sia dall’interno che dall’esterno.

E’ questo il quadro emerso ieri durante il dibattito – organizzato da Rubbettino editori in partnership con l’associazione La Scossa di Michelangelo Suigo – che si è svolto nella sede romana dell’Antitrust per presentare il libro “Euxit. Uscita di sicurezza per l’Europa” scritto da Roberto Sommella. “La soluzione è l’Europa politica“, ha affermato l’esponente Pd e presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia. “Il problema è sorto quando si è pensato di creare l’unione politica“, gli ha fatto eco l’ex ministro dell’Economia e attuale senatore Giulio Tremonti. Due visioni in pratica agli antipodi, che raccontano però entrambe il bivio di fronte al quale si trova oggi Bruxelles: andare avanti – più integrazione – o tornare indietro – un’unione solo economica – , senza poter rimanere ancora in questa situazione di limbo.

Siamo tornati al punto di partenza: dobbiamo di nuovo spiegare a cosa serve l’Europa, qual è la sua missione e perché è così importante per noi“, si è rammaricata la rappresentante in Italia della Commissione europea Beatrice Covassi. Che ha individuato nella “sussidiarietà” e nella “trasparenza” la ricetta da seguire per cercare di ricomporre i pezzi di questo puzzle sempre più ingarbugliato. Insomma, far vedere concretamente che l’Europa è attenta e vicina ai territori e ai cittadini.

Ma a ben vedere neppure sulle parole chiave oggi c’è unità di vedute: anche Tremonti ha citato la fatidica espressione “sussidiarietà” ma, in fondo, per dire esattamente il contrario di Covassi: che l’Europa dovrebbe tornare a essere una confederazione com’era stata nella sua “epoca d’oro durata dalla sua fondazione fino alla riunificazione della Germania“. La logica iniziale – ha sintetizzato l’ex ministro – era “di fare sopra” , e cioè a livello comunitario, solo il necessario e di “fare sotto“, ossia a livello statale, “tutto il resto“.  “Anche i fondatori della Comunità europea erano sovranisti: non li puoi chiamare così, ma lo erano“, ha commentato ancora.

Quel ritorno alla confederazione delle origini contro cui si è, invece, pronunciato Boccia. “Ci sono solo due modi per uscire da questa situazione: o alziamo i muri – ma io non voglio – o rilanciamo con più Europa“. E quindi “fisco comune“, “debiti comuni“, “politiche sull’immigrazione comuni“, “difesa comune“. Dalla prospettiva di oggi quasi un traguardo irraggiungibile, per arrivare al quale sarebbe necessaria anche una forte assunzione di responsabilità da parte dei governi degli Stati membri. “Hanno le loro colpe“, ha commentato Covassi.

Un problema, dunque, anche di carattere istituzionale come ha sottolineato il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella: “La vera sfida è passare dalla governance al governo dell’Europa“. Una commissione, quindi, che agisca come un vero e proprio potere esecutivo, contro-bilanciato da un Europarlamento a sua volta dotato di competenze ben più incisive.

Facile a dirsi, ma molto meno a farsi anche perché – ha osservato ancora Pitruzzella – “siamo di fronte a una dissoluzione dell’ordine politico internazionale di tipo weimeriano. Ma quali sono gli attori politici che dovrebbero edificare un nuovo ordine? E quali i loro valori?“. Una situazione di disordine che rischia di peggiorare ancora con gli appuntamenti elettorali in programma in Europa in questo 2017: le elezioni olandesi di marzo, le presidenziali francesi di aprile e il voto tedesco del 24 settembre. Dove le forze anti-europeiste – guidate rispettivamente da Geert Wilders, Marine Le Pen e Frauke Petry – potrebbero vincere o, comunque, ottenere rilevanti risultati.

Scenario rispetto al quale gli europeisti, benché euro-critici, auspicano che Bruxelles batta un colpo per far ricordare ai cittadini quali siano stati i benefici dell’Unione. Per citarne uno – sottolinea l’autore del libro Sommella – “70 anni di pace dopo le due guerre mondiali del ‘900“.


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