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Ecco come gli 007 tedeschi frugano nelle carte dei giornalisti

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Quando la settimana scorsa è stata chiamata dalla Commissione d’inchiesta parlamentare a dare la propria versione dei fatti, Angela Merkel ha ripetuto ciò che aveva già detto a suo tempo: di essere stata all’oscuro su quel che facevano sia i servizi segreti americani dell’NSA, sia quelli tedeschi del BND. E, cioè, dare una mano ai colleghi americani nell’intercettare i telefoni di capi di stato e di governo europei, oltre a intercettare a loro volta numeri importanti negli Stati Uniti. Per chi non ricordasse: a far scoppiare lo scandalo delle intercettazioni era stato nel 2013 l’americano Edward Snowden, ex collaboratore della CIA. Merkel – subito dopo aver appreso che anche il suo cellulare era stato intercettato, ma ancora ignara del fatto che gli 007 tedeschi si comportassero allo stesso modo – aveva fatto sapere agli americani che “spiarsi tra amici è una cosa scorretta” e poi si era andata a lamentare personalmente anche con il presidente americano Barack Obama.

Il BND non sembra però essersi limitato a politici e diplomatici stranieri. Stando a quanto rivela l’ultimo numero del settimanale Der Spiegel, gli agenti dei servizi tedeschi avrebbero tenuto sotto controllo per anni anche i telefoni di giornalisti, prevalentemente stranieri. Tra questi, per esempio, il reporter belga Arnaud Zajtmann che da diversi decenni fa base in Congo, lavorando prima per la BBC poi per France24: racconta dei bambini dimenticati degli slums, delle guerre che hanno insanguinato per decenni il paese, e delle prime elezioni libere nel 2006, dopo quarant’anni. I servizi tedeschi lo sospettavano di traffico d’armi e di droga.

Stando a quanto ricostruito dallo Spiegel, sarebbero una cinquantina i telefoni tenuti sotto controllo dal BND a partire dal 1999 in poi. Tra questi anche i numeri di un gruppo di giornalisti della BCC con base a Londra. E, ancora, quelli di reporter del New York Times inviati in Afghanistan o di quelli di Reuters dislocati anche in Pakistan e in Nigeria. Infine numeri del Daily News del Zimbabwe così come delle agenzie stampa del Kuwait, del Libano e dell’India. Ma anche tra i giornalisti tedeschi c’è chi è stato intercettato. Per esempio la giornalista dello Spiegel Susanne Koelbl, le cui mail sono state controllate dai servizi di sicurezza per sei mesi, nel 2006. In quel caso però al BND non interessava in primo luogo la giornalista, ma il ministro del Commercio e dell’Industria afghano in contatto con lei. Così almeno aveva spiegato a suo tempo un collaboratore del BND.

Sono rivelazioni tutt’altro che incoraggianti per una categoria sempre più sotto attacco. E non solo in paesi più o meno autocratici, vedi la Turchia, ma anche in paesi democratici: basti pensare alla crociata di Donald Trump contro i media. Le notizie diffuse dallo Spiegel stridono, peraltro, con gli appelli arrivati dai politici tedeschi – Merkel compresa –al capo di Stato turco Recep Erdogan, di rispettare la libertà di stampa e di liberare il giornalista turco tedesco della Welt Deniz Yücel, arrestato qualche giorno fa, per sospetta attività sovversiva. E inoltre appaiono in contrasto con la normativa vigente. In primo luogo il BND non sarebbe autorizzato a operare dentro ai confini nazionali; inoltre i giornalisti godono in Germania (come in Italia e in altri paesi occidentali) di particolari tutele. Come ai medici, agli avvocati e ai preti possono addurre il segreto professionale e dunque non sono tenuti a rivelare le fonti. E anche la loro posta e le loro telecomunicazioni sono off limits, non possono essere intercettati.

Infine, bisogna tener conto che, in genere, le intercettazioni ai danni dei reporter hanno riguardato direttamente il loro lavoro, per cercare di scoprirne le fonti. Tant’è che il BND alla richiesta dello Spiegel di commentare questa vicenda ha fatto sapere che “per quel che riguarda gli aspetti operativi del proprio lavoro, il BND risponde esclusivamente al governo federale o alle commissioni nominate dal Bundestag”.
E allora, tornando alle intercettazioni da parte dell’NSA e anche del BND, viene da pensare che l’ufficio della cancelleria, il Kanzleramt, guidato la scorsa legislatura dal cristiano-sociale Ronald Pofalla, deve aver fatto poche, se non zero, domande ai servizi segreti.
Nel frattempo è stata varata una legge che definisce più chiaramente i compiti del BND, ma come ha fatto notare qualcuno, le competenze dei servizi non sono diminuite, semplicemente sono ora tutte lecite.

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