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Inps, tutti i numeri su assistenza e previdenza

(Settima parte di un approfondimento più articolato. La sesta parte si può leggere qui).

Secondo il Report, a livello Inps sono in attivo solo poche gestioni: Commercianti, Spettacolo, Parasubordinati nonché le Casse dei liberi professionisti (escluse Inpgi e Cipag). I più alti passivi sarebbero quelli dell’Ex-Inpdap (-28,98 mld), Ex Ferrovie (-4,23 mld), Artigiani (-3,64 mld), Coldiretti (-3,12 mld), Trasporti (-1,06 mld). Vorremmo che qualcuno ci spiegasse i dati ex-Inpdap. Quando è stata creata, vi è stata fatta confluire la Cps, fortemente attiva e proprietaria di un cospicuo patrimonio immobiliare. Nessuno ci ha mai chiarito dove siano andati a finire i “nostri soldi”, i soldi di noi che alla Cps abbiamo dato fior di contributi, per lunghi decenni, fino alla scomparsa della Cps stessa. Fior di denari, che i sanitari pubblici hanno visto svanire, senza possibilità di controllo. Altri denari regalati dalle pensioni sanitarie all’ assistenza?  Ci vorrebbe una bella inchiesta, sul punto.

CARICO FISCALE SULLE PENSIONI

Per il 2015, il totale Irpef sulle pensioni è stato pari a 44,75 mld, di cui 29,6 per i pensionati privati Inps, 14,962 per gli ex-Inpdap e 0,195 per gli ex-Enpals. A ciò si aggiungano le addizionali regionali (3,312 mld) e comunali (1,332 mld) per un Totale (Irpef + addizionali) di 49,393 mld. I dati analitici testimoniano la presenza di una elevata evasione contributiva nel settore privato: i dipendenti pubblici (17% del totale) pagano 1/3 di tutte le tasse! Del restante 83% di pensionati, 7 milioni non pagano imposte (assegni da 1 a 2 volte il minimo Inps), altri 3,8 milioni  (da 2 a 3 volte il minimo) pagano poco. Restano 2,7 milioni di pensionati (superiori a 3.000 euro lordi/mese) che si accollano la gran parte dell’Irpef. “In sostanza l’intero carico fiscale sulle pensioni grava sul 30% dei pensionati e soprattutto su quei 770.000 pensionati che hanno pensioni superiori a 3.000 euro lordi/mese, il che dovrebbe far riflettere” (Report, pag.11-12).

PREVIDENZA ed  ASSISTENZA

Al proposito, il Report conferma i dati forniti, l’anno scorso, dallo “Studio Brambilla”. Scorporando l’assistenza dalla previdenza (ed escludendo l’integrazione al minimo), il bilancio previdenziale puro è in attivo di 3,713 mld.

– Spesa pensionitstica= 217,895 mld:

– Tasse sulle pensioni= 49, 394 mld;

– Spesa pensionistica al netto delle tasse= 168,501 mld;

– Entrate pensionistiche al netto delle tasse/ gias/ gpt= 172,214 mld;

– Saldo (Entrate-Uscite)= + 3,713 mld.

Queste cifre dimostrano, ancora una volta, che le proposte di Boeri non si basano sui dati reali, ma su una “impostazione politica”, che definire “preconcetta rispetto alle pensioni medio-alte” e’ probabilmente termine zuccherino.

L’ assistenza “vera” costa invece, apparentemente, 25,532  mld,  è totalmente a carico della fiscalità generale (in teoria) e cresce costantemente. L’assistenza riguarda oltre 8.305.859 “assistiti”, pari al 51,34% dei “pensionati totali  (previdenza + assistenza + integrazioni al minimo). L’analisi dei dati conferma che il numero delle “pensioni assistite” è molto alto e difficilmente compatibile con la situazione economica del Paese. A ciò, ovviamente, va aggiunta la spesa assistenziale sostenuta dagli Enti Locali e non contabilizzata per carenze nella contabilità nazionale.

FISCALITA’ GENERALE

La Tabella 11 è didattica. Infatti, cumulando la totalità degli interventi assistenziali e sociali di vario tipo, arriva a calcolare ben 103,673 miliardi di spesa complessiva, con una incidenza spesa assistenziale/spesa pensionistica pura (173,113 mld, al netto delle tasse) del 59,89%. Il tutto, a carico della fiscalità generale.

CAMBIARE E’ POSSIBILE?

Per mantenere l’attuale livello di welfare non coperto da contributi e quindi a carico della fiscalità generale servono 226 mld: 103,67 per l’assistenza; 112,4 per la sanità e 9,5 per il welfare degli enti locali. Una gigantesca ridistribuzione di risorse che vale 3.730 euro/abitante, ma vale molto di piu’ per chi non paga imposte o le paga in modo incongruo (Tab.11). L’analisi delle pensioni “medie” per categorie professionali (Tabella 12.12) conferma l’inadeguatezza del sistema, che favorisce una  serie di “soliti noti”.

 

(7. continua)

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