Come al solito nel diffondere i dati e le considerazioni svolte nella Relazione al Parlamento della Corte dei Conti sull’Inps i media hanno fatto confusione. Cerchiamo di essere chiari almeno sui numeri del bilancio consultivo per il 2015. Il risultato economico d’esercizio (il saldo tra il dare e l’avere dell’anno) è negativo per 16,3 miliardi di euro (contro il -12,5 miliardi del 2014). La situazione patrimoniale netta (ovvero la somma algebrica della sequenza storica degli avanzi e dei disavanzi) ha ancora il segno positivo per 5,8 miliardi. Andando a verificare gli andamenti dei fondi e delle gestioni più importanti scopriamo che il Fondo lavoratori dipendenti ha un passivo di 566 milioni a cui si aggiunge il “rosso” per 8 miliardi degli ex fondi speciali, mentre le gestioni dei lavoratori autonomi (coltivatori, artigiani e commercianti) presentano un disavanzo complessivo di poco inferiore a 13 miliardi.
L’ex Inpdap (l’ente gestore della previdenza del pubblico impiego) ha un disavanzo di 4,4 miliardi. L’avanzo più consistente (7,5 miliardi) è quello della Gestione separata, per un fatto molto semplice: essendo stato istituito nel 1996 ha molti più iscritti che pensionati. Non è comunque in discussione l’erogazione delle pensioni che è garantita dalla Tesoreria dello Stato anche in situazioni di disavanzo (a meno che il Paese non vada a gambe all’aria). Prima di promettere nuove “lacrime e sangue” sarà opportuno non proseguire lungo il Sunset Boulevard della messa in discussione della riforma Fornero. Come si è fatto sino ad ora, anche nella legge di bilancio per il 2017. E con le deroghe contenute in ben 8 salvaguardie-esodati.