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Pfizer, Amgen e Biogen. Perché il pharma festeggia in Borsa con Donald Trump alla Casa Bianca

Pfizer, export, messico, Donald Trump

Il mandato del 45esimo presidente degli Stati Uniti è iniziato da un paio di settimane e già le polemiche impazzano. Perché Donald Trump sta procedendo come un treno, emanando uno via l’altro ordini esecutivi, ovvero decreti che entrano in vigore con effetto immediato, su tutti i temi più controversi su cui ha basato la campagna elettorale e grazie a cui – evidentemente – ha vinto.
La prima azione del nuovo presidente ha riguardato il congelamento delle regole in tema di Sanità e la firma di un decreto diretto alle agenzie governative per ridurre il peso dell’Obamacare, che, come noto, intende abolire. E nell’attesa ”è essenziale assicurare che la legge sia attuata in modo efficiente, prendendo tutte le azioni per minimizzare il peso economico e regolatorio, preparandosi a consentire agli Stati maggiore flessibilita”’, si legge nel decreto

PHARMA E BIOTECH FESTEGGIANO

E in Borsa produttori di medicine e biotech festeggiano, il medtech un po’ meno. Anche se “non è ancora chiaro quali saranno gli effetti – si legge in un report dei team di gestione dei fondi Pictet-Health e Pictet-Biotech di Pictet Asset Management – di una revoca dell’ACA (Affordable Care Act), che, da quanto è stata introdotta, ha consentito l’accesso alle cure a più di 20 milioni di americani e una crescita fortissima del settore medtech guidata, però principalmente dalla crescita dell’economia americana, nuovi occupati che hanno ottenuto la copertura assicurativa attraverso i propri datori di lavoro. Per questo motivo, l’impatto dei cambiamenti dell’ACA sull’industria medtech potrebbe essere minimo”.

… MA DOPO IL 2017

Ma sui titoli, a parte un iniziale rally sulle aspettative, l’impatto vero ci sarà una volta schiarite le nubi sulle reali mosse del nuovo governo.
“L’Obamacare sarà abrogato o rimpiazzato? – si chiede Libby Cantrill, Head of Public Policy di Pimco – C’è accordo tra il neo-eletto presidente e la parte Repubblicana del Congresso sull’abrogazione dell’Obamacare. Ma l’intesa è minore su cosa ci sarà dopo l’abrogazione – con Trump e alcuni Repubblicani che invocano un approccio “abrogare e rimpiazzare” e altri repubblicani che chiedono di “abrogare e rimandare”. Se verrà portato avanti l’approccio di Trump – molto probabile – questo potrebbe impattare sul timing di tutta l’agenda. Fare leggi sull’healthcare è notoriamente complesso e richiede tempo: ci sono voluti 14 mesi per approvare l’Obamacare dopo aver tenuto 100 consultazioni in Senato e 80 alla Camera. Inoltre, i comitati del Congresso che avrebbero oggi il compito di scrivere almeno una parte del disegno di legge di sostituzione saranno anche responsabili del disegno di legge di riforma fiscale, un’altra impresa complicata e formidabile. Infine, Trump ha promesso che un progetto di legge sostitutivo fornirà “assicurazione a tutti”. Mentre Trump può fare marcia indietro, la pressione per i repubblicani del Congresso di dare luogo a una revisione globale approvata da Trump è aumentata, il che potrebbe richiedere più tempo (più del 2017?) di ciò che in molti si aspettano”.

AMGEN, BIOGEN E LE ALTRE BIOTECH FAVORITE

Più nel dettaglio, è possibile che il programma Aca probabilmente sarà revocato dal Senato questo mese: “Prepareranno delle istruzioni conciliatorie, una procedura sul budget guidata dal parlamento che consente di far passare la decisione sull’Aca con una maggioranza semplice – scrivono ancora gli analisti di Pictet – La data in cui l’Aca decadrà effettivamente sarà molto probabilmente nel 2019 o 2020. Sostituirlo molto complicato e ci sarà almeno un anno di incertezza”. Nel programma di Obama c’erano tre diverse formule di assicurazione per le categorie più svantaggiate: per i redditi bassi, la Medicaid, che il nuovo segretario dell’”Health and  Human  Services” (HHS), il dipartimento governativo della salute USA, vuole ridurre drasticamente e che oggi occupa tra il 60 e l’80% della spesa sanitaria totale. “Ad ogni modo – spiegano da Pictet – è difficile diminuire i fondi governativi in modo rapido, visti gli impegni già presi dall’amministrazione precedente. Inoltre, in accordo con quanto comunicato nel suo dossier, Price vorrebbe fissare un tetto a quelle misure di copertura esistenti che Trump sembra intenzionato a mantenere in vigore. Ad ogni modo non è chiaro come questo verrà implementato, in modo particolare non è chiaro se il tetto sarà basato su una stima legata all’intera vita dei pazienti oppure su un livello annuo massimo e se il tetto sarà di 1 o 2 milioni di dollari. Tutto questo va a favore di chi sostiene i costi (assicurazioni, centri di gestione sanitaria, organizzazioni private di assistenza sanitaria) che saranno in grado di limitare i costi, rispetto ai fornitori come gli ospedali e i centri di cura”. Andrà a favore degli stessi soggetti la transizione dal Medicare, l’assicurazione per gli over 65, verso le assicurazioni private che continua da diversi anni con un tasso di crescita del 5-6%. Se su questo ambito non sono previste variazioni, sul Medicare Part B (copertura Medicare per pazienti ambulatoriali), “il repubblicano Tom Price è favorevole alla competizione fra aziende e, per questa ragione, è favorevole all’applicazione del modello Medicare Part D anche per la Part B. Questo in generale è positivo per chi paga, come i precedenti fattori”, continuano i gestori della casa svizzera. Un altro importante cambiamento nei prossimi tre anni riguarderà la sostituzione delle molecole attuali verso i biosimilari che “dovrebbe raggiungere il 40%, dove esiste un biosimilare. I medicinali per la cura del diabete e oncologici sono quelli che più probabilmente dovrebbero subire una forte riduzione di prezzo, anche se non ci aspettiamo alcuna misura di controllo sui prezzi. Questo processo di sostituzione ha il supporto della nuova amministrazione. Abbiamo dunque aspettative positive per produttori di biosimilari come Amgen, Biogen/Samsung Biologics, Coherus, Pfizer, Novartis, Celltrion”.

SI PREPARA UN RE-RATING DEL PHARMA

Insomma, i tempi saranno forse più lunghi del previsto, ma di certo c’è che l’healthcare di Borsa esce dal torpore. “Senza dubbio, l’avvicendamento alla Casa Bianca ha gettato le basi per un re-rating del settore – dice Christophe Eggmann, responsabile dell’azionario settore Healthcare di GAM – L’elezione di Trump, insieme ad una maggioranza repubblicana al Congresso, dovrebbe alleviare il timore degli investitori in materia di regolamentazione farmaceutica. Lo stesso giorno, gli elettori della California hanno rifiutato il “California Drug Price Relief Act”, una semplice proposta diretta a ridurre il prezzo dei farmaci pagato dagli Stati. Questi risultati rappresentano una congiuntura favorevole per gli investitori del depresso settore biofarmaceutico. L’aumento della competitività in aree terapeutiche come quella della cura del diabete e i maggiori ostacoli ai rimborsi imposti dalle società di assicurazione sanitaria continueranno a generare pressione al ribasso sui prezzi, soprattutto in quegli ambiti laddove l’innovazione è più carente. Tuttavia è importante sottolineare che gli sforzi di contenimento dei prezzi dei medicinali siano stati una costante negli ultimi 25 anni e continueranno a esserlo in futuro. Per esempio, ci aspettiamo una maggiore trasparenza nei prezzi e nuovi modelli di rimborso a prestazione con una dose maggiore di attenzione rivolta al valore dei medicinali”.

L’IMPATTO DELLA RIFORMA DEL FISCO

“Una delle pietre miliari della politica di Trump – continua Eggmann – è un ampia riforma del fisco per le imprese, che include anche uno scudo fiscale per il rimpatrio dei capitali e, possibilmente, anche un credito fiscale permanente per la ricerca e lo sviluppo come parte del piano di incentivo all’innovazione. Crediamo che una tale ristrutturazione del fisco dovrebbe incontrare pochi ostacoli al Congresso, grazie al crescente favore nei confronti di una riforma fiscale che renda le imprese americane più competitive. Il settore sanitario sembra essere in prima linea tra i potenziali beneficiari. Sulla base dei dati societari e di mercato, seppure limitati, stimiamo che le aziende del settore detengano circa 150 miliardi di dollari di liquidità e circa 450 miliardi di utile all’estero”.
Sebbene sia difficile predire come e in quale misura la riforma fiscale possa influenzare le strategie aziendali, è stato messo in chiaro che oltre a restituire la liquidità agli azionisti, le società hanno anche un forte interesse nello sviluppo esterno dell’attività. Per questo il gestore crede siano state gettate le basi per un ampio aumento delle attività di M&A nel periodo a venire.

M&A IN VISTA E TITOLI A SCONTO

“In questo senso, vale la pena sottolineare come durante i più recenti trimestri, nei quali il volume delle operazioni di fusione e acquisizione ha raggiunto il suo massimo, l’attività sia stata tipicamente sostenuta da accordi di grandi dimensioni piuttosto che dalla crescita del numero delle singole operazioni. Per esempio, il secondo trimestre è stato dominato dall’acquisizione di Baxalta da parte di Shire per 35,2 miliardi di dollari. Allo stesso modo, quando il volume dell’M&A nel settore sanitario ha messo in ombra quello di tutti gli altri settori nel primo trimestre 2015, l’offerta per Pharmacyclics da parte di AbbVie ha catalizzato l’attenzione – conclude Eggmann – In termini di valutazioni, è ancora possibile posizionarsi, ai multipli più bassi di sempre, sia sulle operazioni del settore sanitario (al maggior sconto degli ultimi cinque anni) sia sui titoli biotecnologici. Di conseguenza, sebbene gli investitori diano oggi poco credito ai fondamentali del settore, siamo convinti che questa ripresa anticipata delle operazioni di M&A, insieme a un flusso di notizie positivo riguardo allo sviluppo dei prodotti e a un ridimensionamento delle aspettative per il 2017, siano gli elementi necessari a riportare gli investitori nel settore sanitario nel breve periodo”.

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