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Quanto c’è di vero in un nuovo rischio Grexit

Quanto c’è di vero in un nuovo rischio Grexit dopo sette anni di dibattiti e analisi sul caso ellenico? Il debito pubblico della Grecia è “chiaramente insostenibile”: lo dice il Fmi in un rapporto pubblicato ieri, mentre il ministro delle Finanze greco Euclid Tsakalotos sottolinea che è stato completato appena un terzo del memorandum da parte di Atene. A questo punto il governo Tsipras (che ha solo 2 deputati in più del minimo) può cadere senza troppi rischi di tenuta, dal momento che i conservatori-liberali ellenici di Nea Dimokratia (in testa nei sondaggi) hanno già preparato una bozza-programma da sottoporre alla cancelliera Merkel il prossimo 13 febbraio.

FMI

Nel rapporto il Fmi scrive che il debito pubblico ellenico è estremamente insostenibile e propone una serie di misure integrative, come l’allungamento al 2070. Sostiene, in linea di principio, che la Grecia dovrebbe applicare una correzione di politica fiscale, aggiungendo che non sono necessarie ulteriori “regolazioni al di là di ciò che è già in corso”. Come dire, nessun’altra concessione, anzi, altri compiti a casa per trovare la quadratura del cerchio e garantire la prosecuzione del rapporto tra Fmi e gli altri due componenti della troika, Bce e Ue.

Il report definisce improcrastinabili alcune “riforme fiscali”, come la riduzione della soglia no tax (al fine di ampliare la base imponibile) e la definitiva risoluzione dell’evasione fiscale, che in Grecia ancora nel 2016 ha prodotto un mancato gettito per l’erario di un miliardo di euro al mese. Circa il settore finanziario, il Fondo monetario internazionale attira l’attenzione su come il governo Tsipras dovrebbe ridurre drasticamente i prestiti definiti “rossi”. La strada indicata passa da un rafforzamento delle regole relative al governo amministrativo delle banche, e rimuovendo le restrizioni che si applicano alla circolazione dei capitali il più presto possibile. Infine, da Washington si chiedono “riforme” più ambiziose nel mercato del lavoro, già attenzionato dalla riforma firmata dal ministro Katrugalos, fortemente criticata da agricoltori protagonisti dei blocchi stradali e dipendenti pubblici, accanto a misure che stimolino i consumi e la ripresa economica in un momento in cui l’intero circuito commerciale in Grecia è fermo.

L’agenda di Bruxelles e Atene, oggi, contempla una serie di vertici che si svolgeranno nei prossimi dieci giorni alla presenza del delegato del Fmi ad Atene, Delia Velculescu, circa la stabilizzazione dell’economia, da realizzare “ad ogni costo”. Contemporaneamente, un’ulteriore fase di negoziati per la valutazione impedirà l’attuazione del QE di Mario Draghi, e non permetterà quindi la normalizzazione della situazione nel paese. In realtà il Fmi sostiene che se un accordo non verrà trovato sulla base di obiettivi raggiunti e dati di avanzo primario, difficilmente la Grecia centrerà il 2% di crescita contenuto nel memorandum. Per cui scatteranno nuove pressioni politiche e uno stop a quegli investimenti che, nelle intenzioni, dovrebbero trainare il paese fuori dalle secche.

CRISI DI GOVERNO

Uno scenario che si intreccia con il versante politico. Il governo Tsipras continua a calare nei sondaggi (al momento Syriza è seconda, a meno 13 punti dall’opposizione di Nea Dimokratia) e conserva due soli deputati in più della soglia minima richiesta. Nel paese è tornato con insistenza il dibattito su una possibile uscita dalla moneta unica, passaggio che i conservatori-liberali guidati dal 47enne Kiriakos Mytsotakis stanno cavalcando al contrario: hanno stilato una bozza-programma per riequilibrare il memorandum che il leader sottoporrà ad Angela Merkel il prossimo 13 febbraio a Berlino con il titolo: “vi diremo la verità” in riferimento alle promesse fatte da Tsipras in questi due anni.

In cima al programma, lo sviluppo “cinese” del Pireo per l’economia e per gli investimenti dell’intera area asiatica-mediterranea, anche con un interesse italiano visto che Ferrovie dello Stato hanno privatizzato Treinose, le ferrovie elleniche. Maggiore aggressività per zone di taxfree, l’unico modo per inviare un messaggio alla comunità degli investitori internazionali.
Incentivi fiscali solo ai virtuosi così come fanno i paesi del nord Europa; lotta all’evasione fiscale con più circolazione di pagamenti elettronici; preventiva valutazione di un comitato ad hoc per ogni prestito concesso agli enti pubblici (ad oggi sono moltissimi quelli insolventi con buchi strutturali milionari). E ancora: nuove norme per il settore agricolo con denari non a fondo perduto così come fatto fino ad oggi, ma solo in presenza di investimenti nel tempo; fondo per sviluppo di innovazione e Ict;
riattivazione del programma risparmio – famiglie; accelerazione della soluzione del caso rifiuti, che costa alla Grecia milioni di euro all’anno per infrazioni Ue che nessuno ha mai sanato; per cui costruzione di termovalorizzatori; valutazione costante e continua dei dipendenti pubblici; modello industriale applicato per il Museo dell’Acropoli, nel 2016 vincitore del Mondial Prix museale, per tutti gli altri presenti nel paese (multimedial platforms, prenotazioni online e visite in 3d).

PROSPETTIVE

Come in un macabro gioco dell’oca, quindi, tutti i giocatori seduti al tavolo della partita tornano al punto di partenza. Il Fmi a guida Trump non ha intenzione di mettere altro denaro in un pozzo senza fondo, ovvero nel buco greco che è strutturale e macroscopico. Di contro Berlino per uscire dal dissolvimento della troika (Fmi, Ue e Bce) propone una Ue a due velocità e auspica, come osservato qualche giorno fa dal ministro delle finanze Schaeuble, che lo stesso Fmi resti a far parte della troika, contrariamente “sarebbe la fine del programma corrente”. E il numero 1 della Bce, Mario Draghi rimarca che “l’euro ci tiene uniti in tempi di chiusure nazionali”. Nel mezzo possibili elezioni anticipate in Grecia nella prossima primavera quando anche in Francia si andrà alle urne.

twitter@FDepalo


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