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Virginia Raggi e Paolo Berdini, chi frena e chi non frena sullo stadio della Roma

Quando il gioco si fa duro, ci pensa Francesco Totti. In campo e fuori. Le trattative per la costruzione del nuovo Stadio della Roma hanno subito ieri una decisa accelerazione dopo l’intervento del capitano giallorosso che con un semplice tweet ha costretto il Campidoglio a scoprire un po’ le sue carte. “Vogliamo il nostro Colosseo moderno, una struttura all’avanguardia per i nostri tifosi e per tutti gli sportivi! #FamoStoStadio“. Parole alle quali ha risposto Virginia Raggi, decisa a far dimenticare le tante polemiche che la stanno coinvolgendo: “Caro Francesco Totti ci stiamo lavorando. #Famostostadio nel rispetto delle regole. Ti aspettiamo in Campidoglio per parlarne“.

LA POSIZIONE DI RAGGI

Una sortita che sembra chiarire la posizione in materia dell’amministrazione capitolina, finora piuttosto equivoca tra segnali di apertura e decise retromarce (quest’ultime, per lo più, appannaggio dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini). Nonostante la confusione che regna sulla questione, il Campidoglio non pare intenzionato a bloccare la realizzazione dell’opera. E Raggi lo lascia intendere chiaramente, tanto da arrivare a utilizzare persino l’hashtag coniato per l’occasione dai sostenitori del nuovo stadio. Il dubbio, semmai, riguarda l’inciso “nel rispetto delle regole“. Una frase che sembra confermare l’esistenza di una trattativa in corso (ne ha parlato, tra gli altri, anche il vicedirettore di Libero Franco Bechis in questa intervista a Formiche.net) tra l’amministrazione, la Roma e il costruttore Luca Parnasi per modificare il progetto originale, senza però stravolgerlo, in modo che rimanga appetibile per tutti: per la città, per chi dovrà materialmente realizzarlo e per la società che lo gestirà.

VIRGINIA E LE PRESSIONI DELLA BASE

Parole che suonano anche come una concessione alla rumorosa base pentastellata che del no all’espansione edilizia ha fatto un suo autentico cavallo di battaglia. In questo senso per Raggi modificare in parte il progetto significherebbe poter dire ai cinquestelle duri e puri di aver difeso le loro ragioni e, al tempo stesso, di aver garantito la realizzazione di un’opera importante per Roma, soprattutto se si pensa alle infrastrutture (con il prolungamento della linea B della metropolitana, i nuovi svincoli sull’autostrada per l’aeroporto di Fiumicino e gli interventi in zona Magliana).

IL M5S E LO STADIO

Lo stesso atteggiamento di apertura palesato da Raggi sembra condiviso da buona parte del MoVimento 5 Stelle, anche da chi – com’è noto – non può essere certo considerato così vicino al sindaco. A tal proposito è da segnalare anche la risposta che a Totti è arrivata da un altro esponente pentastellato, il presidente del Consiglio comunale Marcello De Vito: “Non te preoccupà Capitano: #famostostadio e #famolobene. Con #ASRoma lavoriamo a progetto innovativo. #francescototti #roma“.

LA PARTITA POLITICA

Più il tempo passa e più la questione va assumendo i contorni di una fondamentale partita politica per il M5S. Che ha la necessità di puntellare la già scricchiolante sedia del sindaco di Roma e di prepararsi, possibilmente senza contraccolpi, alle prossime elezioni politiche. Una forza politica che ambisca a fare il pieno di voti difficilmente potrebbe accettare di mettersi contro un’intera tifoseria (i romanisti , secondo alcune stime, sono più due milioni)  e di presentarsi come il partito del no a tutto, tanto più dopo l’addio ai Giochi Olimpici. James Pallotta (nella foto) e i suoi sembrano averlo capito e non stanno esitando a sfruttare in questo senso alcuni endorsement a favore del progetto: non solo Totti, ma anche molti altri giocatori della squadra oltre all’allenatore Luciano Spalletti che domenica scorsa – con la sua incursione in diretta a Sky – ha lanciato il tormentone #famostostadio. Lo stesso tecnico giallorosso, ieri – nel corso di un’intervista rilasciata alla radio ufficiale della Roma – è tornato a parlare dell’argomento: “Gli investimenti, nel rispetto delle regole, non devono essere una minaccia dalla quale difendersi. Per quello che ho visto io, uno stadio fa bene all’economia delle città“.

IN DIFESA DELLO STADIO

Il tema scalda anche professori e giornalisti. Sul Foglio è stato pubblicato un commento del professore di economia dell’Università La Sapienza Fabio Sabatini in cui si mettono in evidenza i benefici dello stadio (e le conseguenze negative che deriverebbero per la città dal suo accantonamento): “Senza lo stadio non si faranno nemmeno il business district, il prolungamento della metro B, la riqualificazione della stazione di Tor di Valle, il nuovo parco fluviale, il ponte pedonale sul Tevere che avrebbe collegato la stazione della Magliana con il parco fluviale, la costruzione del nuovo svincolo sulla Roma-Fiumicino e il miglioramento della viabilità nella zona della Magliana: tutte opere pubbliche integrate nel progetto che sarebbero state finanziate coi soldi privati della Roma grazie agli accordi stretti dalla società con la giunta Marino“.

Su Facebook è intervenuto il vicedirettore di Milano Finanza Antonio Satta che, dati alla mano, ha difeso il progetto e puntato il dito contro una cultura del no assai diffusa in Italia: “L’80% dell’area sarà verde, 89 ettari di parchi dei quali 63 pubblici, tutti disegnati da Andreas Kipar, uno dei massimi architetti paesaggisti del mondo. Inoltre le famigerate torri, disegnate da Daniel Libeskind, che solo in una città così provinciale può essere accusato di produrre ecomostri, con tutti gli altri spazi commerciali, occuperanno il 10% dell’area. Libeskind, per chi non lo conosce, è l’autore del nuovo World Trade Center di New York.  Dimenticavo, lo stadio, che occuperà l’8% dell’area, l’ha disegnato Dan Meis, altro gigante dell’architettura, autore delle migliori infrastrutture sportive di mezzo mondo, che qui potete vedere da soli. Ma noi a Roma sappiamo solo parlare di colate di cemento e speculazioni edilizie, senza aver mai letto realmente nulla dei progetti. Come diceva Nanni Moretti: continuiamo così, facciamoci del male!

LE PROSSIME TAPPE

Oggi il Campidoglio e la Roma torneranno a incontrarsi per cercare di trovare una possibile sintesi che non scontenti troppo nessuno. Incontro che potrebbe essere decisivo considerato che il tempo ormai è ridotto all’osso: il prossimo tre marzo – dopo la proroga chiesta dall’amministrazione Raggi – si riunirà di nuovo la conferenza dei servizi per l’ultimo atto di questa vicenda. In quell’occasione il Comune dovrà infatti annunciare la sua decisione finale sul progetto. In caso di parere favorevole – dopo il riconoscimento della pubblica utilità dell’opera sancito dal precedente Consiglio Comunale ai tempi di Ignazio Marino sindaco – si dovrebbe, comunque, tornare in aula Giulio Cesare per approvare la variante urbanistica che deroghi al pieno rispetto delle cubature previste dal Piano Regolatore di Roma del 2008. Da questo punto di vista c’è anche chi ritiene che la stessa variante sia implicita nella delibera che ha riconosciuto la pubblica utilità dell’opera, ma con ogni probabilità si finirà con il passare di nuovo per il consiglio.

IL PUNTO DI NON RITORNO

Da quanto filtra, sembra che la Roma spinga affinché l’eventuale accordo – con contestuale riduzione delle cubature – sia trovato in questa conferenza dei servizi. No, dunque, al ritiro della delibera di pubblica utilità varata da Marino e alla rapida approvazione di un’altra che certifichi la modifica del progetto. In quel caso, infatti, i tempi si allungherebbero a dismisura fino a mettere a rischio l’opera. Secondo l’agenzia di stampa Agi (il cui attuale direttore Riccardo Luna nel 2004 fondò il quotidiano Il Romanista), “in assenza di una conclusione positiva della conferenza dei servizi l’As Roma potrebbe adire le vie legali. Senza parere definitivo il club potrebbe rivolgersi al Tar e chiedere il commissariamento dell’opera da parte del governo, come previsto dalla legge sugli stadi, o nella peggiore delle ipotesi, intentare una causa milionaria per danni contro il Campidoglio“.

LO SCOGLIO

A ben vedere, lo scoglio principale alla realizzazione del nuovo stadio si chiama Paolo Berdini, l’assessore capitolino all’Urbanistica che non ha mai nascosto i suoi dubbi sull’impianto. In più di un’occasione si è vociferato di una sua sostituzione, ma finora è sempre rimasto al suo posto. Riuscirà oppure no a orientare le scelte di Virginia Raggi e del M5S?

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