L’ordine esecutivo emanato dal presidente americano Donald Trump su ingressi e immigrazione è problematico per la comunità di intelligence e per le sue attività sul campo. A dirlo è l’ex direttore della Cia Michael Hayden in un op-ed sul Washington Post. Hayden, direttore nominato nel 2006 da George Bush (dopo che Bill Clinton lo aveva messo alla guida dell’Nsa), sostiene che la policy della Casa Bianca “è stata mal concepita, mal realizzata e mal spiegata”. L’ex direttore, generale a quattro stelle, era uno degli elementi di spicco tra gli specialisti del settore che a settembre 2016 firmarono una lettera per avvisare la vittoria di Trump sarebbe stato un pericolo per la sicurezza nazionale, e nel corso del tempo ha criticato in più occasioni l’attuale presidente anche per le polemiche contro la Cia durante le inchieste per le interferenze elettorali russe.
TUTTO PER IL CONSENSO
“Per essere onesti [la decisione] sarebbe stata difficile da spiegare” aggiunge, visto che secondo lui non è quello che i professionisti del mondo dell’intelligence e della sicurezza americana volevano, ma è soltanto frutto delle visioni politico-ideologiche annunciate da Trump e dal suo entourage durante la campagna elettorale (“non ci vuole la paranoia per collegare l’ordine esecutivo con il linguaggio odioso anti-islamico della campagna elettorale” scrive). Quello che è peggio, spiega l’ex direttore, è che questa volontà di cementare il consenso sta già costando parecchio all’America proprio in termini di sicurezza, ossia sta mettendo a rischio il presupposto stesso su cui l’executive order si fonda: rendere gli Stati Uniti un posto più sicuro, argomento calcato anche dallo stesso Trump in questi ultimi due giorni per attaccare la sentenza del giudice federale James Robart che ha temporaneamente sospeso il provvedimento presidenziale.
LE DIFFICOLTÀ DI UN OPERATIVO
Hayden spiega che il Medio Oriente, con la sua cultura dove l’onore ha un posto di primo piano, è un luogo dove è più facile “reclutare” qualcuno che prima ti sparava contro piuttosto che qualcuno che ti ritiene irrispettoso della sua gente. Spiegazione: Hayden parla da agente esperto più che da ex direttore, conosce le dinamiche su cui si basano i rapporti tra spie e risorse. Fiducia e rispetto reciproco sono la base su cui si fonda il lavoro di intelligence umana (la cosiddetta HUMINT) e racconta di aver ricevuto informazioni su diversi operativi che hanno avuto problemi con i propri contatti perché cittadini di uno di quei sette paesi a cui Trump ha momentaneamente vietato l’ingresso in America. Il senso di fondo per esempio è: perché io cittadino yemenita dovrei fidarmi di te, agente dei servizi segreti americani, mettere a rischio la mia incolumità per passarti informazioni cruciali sui movimenti di al Qaeda, quando il tuo governo considera il mio popolo indegno di entrare nel tuo Paese? L’esempio dello Yemen calza, e vale per ognuna di almeno sei delle sette nazioni inserite nel ban, con l’Iran che fa eccezione.
L’AVVISO DALL’IRAQ
Pochi giorni dopo la decisione di Trump furono i funzionari dell’ambasciata di Baghdad a inviare a Washington un memo in cui chiedevano al presidente di far attenzione alle conseguenze. L’Iraq, uno dei paesi da cui non è più possibile entrare in America per almeno 90 giorni, è un alleato cruciale degli Stati Uniti nella lotta allo Stato islamico; che in Iraq ha la sua de facto capitale, Mosul. Molte delle informazioni che nell’arco del tempo hanno permesso al Pentagono di eliminare gran parte della catena di comando baghadista sono arrivate probabilmente anche grazie a contatti iracheni dell’intelligence. Persone che mettono a repentaglio la propria vita (venissero sorpresi dagli uomini del Califfo li aspetterebbe una fine atroce), che dovrebbero essere inseriti in programmi speciali, con i quali poi mettere al sicuro loro e le proprie famiglie. Programmi che al momento sono implicitamente bloccati dall’ordine. Gli “insulti è raro che semplicemente svaniscono. L’onore aspetta pazientemente di essere soddisfatto. Nel frattempo, saremo lasciati con i deboli e con gli avidi”, dice Hayden, intendendo quelli che passeranno le informazioni agli agenti “solo per i soldi, il peggior tipo di fonti”.