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McMaster, ecco pensieri e opere del nuovo consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scelto il tenente generale Herbert Raymond McMaster come nuovo consigliere per la Sicurezza nazionale (NS-A), un posto chiave nell’impalcatura di politica estera e difesa dell’amministrazione, lasciato vacante dopo le dimissioni di Michael Flynnfinito impelagato in una storia di contatti con la Russia troppo imbarazzante per essere ancora sostenuta dalla Casa Bianca.

CHI È MCMASTER

McMaster è un veterano dell’esercito che la CNN non stenta a definire “il più intelligente e il più capace ufficiale della sua generazione”. S’è diplomato alla mitica accademia di West Point e ha ottenuto un dottorato in Storia militare all’University of North Carolina. Ha 54 anni, sposato, tre figlie, è noto per essere riflessivo e pacato, dotato di senso dell’umorismo e per il suo pensiero indipendente: a sostegno di questo gli addetti ai lavori ricordano un suo libro, pubblicato nel 1997 dal titolo “Dereliction of Duty”, in cui critica gli alti ufficiali dell’esercito per non essersi opposti alla politica dettata dall’amministrazione in Vietnam (il libro è piuttosto importante, e nonostante sia un invito all’insubordinazione riflessiva è inserito nella lista lettura che il corpo dei Marines consiglia ai suoi ufficiali). Ha partecipato a tutte le più recenti operazioni militari condotte dagli Stati Uniti, dalla Guerra del Golfo, all’Afghanistan e ancora alla Guerra d’Iraq. Nel 2005 guadagnò galloni e considerazione guidando il Third Armored Cavalry Regiment a Tal Afar, un’area a ovest di Mosul che un tempo era occupata dagli insorgenti qaedisti iracheni e che adesso è ricaduta in mano ai loro eredi, lo Stato islamico. La battaglia guidata da McMaster a Tal Afar è un esempio di “counter-insurgency”, la tecnica di guerra, mix tra armi e politica fatta in mezzo alla popolazione, con cui gli Stati Uniti debellarono temporaneamente al Qaeda in Iraq: è citata nel massimo riferimento letterario sul tema, il manuale scritto da David Petraeus.

I RETROSCENA

Trump ha annunciato la scelta da Mar-a-Lago, il buen ritiro in Flordia, alla fine di un “casting” (l’ha definito così lo stesso presidente) in cui McMaster era inserito in una cerchia ristretta di altri quattro nominativi. Tra questi un ultrà del conservatorismo repubblicano, John Bolton, che per la seconda volta si vede sfuggire un alto incarico nell’amministrazione; era in lizza per segretario di Stato. Secondo un retroscena riportato dal New York Times sarebbe stato il repubblicano Tom Cotton, senatore dell’Arkansas, che avrebbe fatto pressioni sull’amministrazione. Cotton ha servito come militare sotto McMaster fino al 2007 e ha fatto lobbying calcando sulle qualità del suo ex comandante, e mettendo in contatto diretto il capo dello staff di Trump, Rience Priebus, col generale. Anche il senatore dell’Arizona John McCain, star politica repubblicana, pare si sia mosso per la nomina, che infatti l’ha definita eccellente su Twitter: uno dei pochi commenti positivi usciti dalla bocca del senatore a proposito dell’amministrazione Trump.

I MILITARI

La scelta di McMaster conferma la tendenza di Trump di nominare per alti incarichi nel settore sicurezza e difesa ex militari. Il capo del Pentagono è un generale quattro stelle in pensione, James Mattis; il segretario per la Homeland Security è l’ex comandante dei Marines John Kelly; l’ex NS-A era Michael Flynn, altro generale tre stelle. Trump prima di McMaster aveva chiamato per la nomina Robert Harward, un altro ex generale. Harward era con ogni probabilità la prima scelta anche per Mattis, visto che insieme si sarebbe ricreato il tandem che ha diretto il CentCom (che è il comando del Pentagono copre il quadrante mediorientale), tuttavia per quanto noto il segretario è felice anche della nomina a McMaster. Non è dato da poco: da diverse settimane l’amministrazione Trump si muove su due binari, quello aggressivo del presidente e incarnato anche da Flynn, e quello diplomatico, di cui lunedì in Iraq Mattis ha dato un saggio. L’incarico a McMaster è diretto, ossia non dovrà ottenere l’avallo del Senato (ottenuto con difficoltà da altri quadri anche per le divisioni tra amministrazione e partito). Il nuovo Consigliere dovrebbe raccogliere comunque il consenso del Gop (ed è un altra cosa importante), e per la sua buona considerazione non dovrebbe incontrare nemmeno critiche dai democratici.

IL CASO HARWARD

La situazione all’interno dell’amministrazione è tesa (peggiorata col caso Flynn), e lo staff cerca sponde nel partito. La vicenda di Harward è un esempio. Secondo quanto dichiarato da Priebus la rinuncia all’incarico di Harward sarebbe arrivata perché la sua famiglia non era d’accordo, “tutto qui” ha detto il capo di gabinetto del presidente. Ma in realtà le ricostruzioni parlano di un problema più grande: Harward avrebbe chiesto di portarsi dietro alcuni suoi uomini per completare lo staff dell’ufficio che sarebbe andato a dirigere (aveva già fatto uno screening e ottenuto risposte positive), ma su questo avrebbe incontrato le resistenze di Stephen Bannon, lo stratega politico di Trump diventato potentissimo anche perché incluso nel circolo dirigente del National Security Council. Harward a quel punto avrebbe rinunciato. E questo apre a un ragionamento sul generale senso di sfiducia nei confronti dell’amministrazione. La struttura operativa della Casa Bianca e del governo americano dopo le dimissioni di massa dei primi giorni di gestione Trump ha ancora diversi posti da rimpiazzare, per esempio il segretario di Stato al momento non ha un vice, e chi non ha fatto parte delle cerchie trumpiste dai tempi della campagna elettorale difficilmente accetta incarichi – ora meno che mai. Su questo McMaster è per certi versi un caso (non era un sostenitore di Trump infatti): all’interno del National Security team troverà due ex sottoposti, Derek Harvey e Joel Rayburn, e magari questo gli dà fiducia. Keith Kellogg, l’attuale reggente, ricoprirà il ruolo di capo gabinetto, mentre non è chiaro il destino di KT McFarland, vice trumper di Flynn, che potrebbe anche lasciare.

(Foto: Youtube, White House)



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