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Ecco come Unicredit rassicura il Parlamento su aumento di capitale, npl e bond statali

L’aumento di capitale che il ceo Jean Pierre Mustier sta portando avanti  è tra i maggiori della storia finanziaria italiana: 13 miliardi di euro da sottoscrivere in una finestra piuttosto ristretta, dal 6 al 23 febbraio. Una maxi-operazione che apre scenari nuovi per Unicredit, il cui vertice è giunto questa mattina al quarto piano della Camera per spiegare ai deputati della commissione Finanze essenzialmente due cose. Come se la passa la banca e se le centinaia di risparmiatori titolari di bond subordinati possono dormire sonni tranquilli. Argomento, quest’ultimo, non scontato visti i recenti chiari di luna, partendo da Etruria e arrivando fino a Mps.

OBBLIGAZIONI SUBORDINATE, C’E’ DA PREOCCUPARSI?

La commissione presieduta da Maurizio Bernardo ha ascoltato il direttore generale di Unicredit, Gianni Papa, incalzato subito dopo la sua esposizione dal deputato del M5S Daniele Pesco. Il quale ha posto al manager una domanda piuttosto precisa. Ovvero se i risparmiatori che ad oggi detengono obbligazioni subordinate emesse da Unicredit debbano o meno preoccuparsi. “Non vedo alcuna preoccupazione al riguardo”, ha assicurato Papa. “Dopo il recepimento di tutte le procedure di bail-in siamo sempre molto attenti e facciamo attività di consulenza sulla base di quatto chiari pilastri che ci consentono di profilare il rischio della clientela per proporre prodotti che tengono presente la loro conoscenza finanziaria”.

NPL, IL MERCATO C’E’ (E BISOGNA DARSI UNA MOSSA)

Altro argomento, stavolta sollecitato dal dem Michele Pelillo, lo smaltimento degli Npl. Poche settimane fa la Bce ha chiesto alle banche italiane di presentare piani credibili per liberarsi dei crediti incagliati. E Unicredit, per bocca del suo ceo, ha già fatto sapere di avere bene chiaro in mente cosa fare tanto da voler presentare la propria proposta entro il 28 febbraio. Nello stesso piano strategico 2016-2019 della banca è prevista peraltro la cartolarizzazione complessiva di 17,7 miliardi di sofferenze ad oggi in portafoglio. Papa però ha voluto fare una premessa. E cioè che un mercato degli Npl esiste a tutti gli effetti. “Con la  cessione di npl a due operatori internazionali (Pimco e Fortress, ndr) abbiamo  dimostrato che se il credito viene venduto al prezzo giusto  c’è un mercato e ci sono dei compratori e questo sblocca il  mercato, il che va anche nella direzione di aiutare il  sistema bancario italiano”. Detto questo, per il dg di Unicredit le banche italiane devono fare uno sforzo, ovvero “velocizzare al massimo i tempi per lo smaltimento dei crediti deteriorati: mediamente in Italia siamo sui 7 anni per recuperare un credito, in Europa la media è fra 18-24 mesi”.

LA QUESTIONE DEI BTP

C’è poi da capire che cosa vorrà fare Unicredit con le centinaia di milioni di titoli di Stato che ha in pancia. La loro oscillazione, vale a dire lo spread Btp/Bund, è spesso un elemento di preoccupazione per molti istituti. Papa però è stato chiaro: “Abbiamo circa 50 miliardi di Btp, il nostro trend è stabile, è un trend che non vede né crescite né diminuzioni, siamo molto stabili da questo punto di vista”. E comunque “siamo al primo posto come piattaforma di scambio per il Btp Italia”. In altre parole barra dritta sulla fiducia nel sistema Italia.

IL MAXI-INVESTIMENTO NELLA TECNOLOGIA

E che dire della corsa alla tecnologia? Con l’avvento del Fintech e delle banche online, anche per i giganti del credito è tempo di correre ai ripari, mettendo mano al portafoglio. “Altre azioni chiave del piano”, ha spiegato il numero due di Unicredit, “sono azioni che si riferiscono alla trasformazione del nostro modello operativo, alla massimizzazione del valore della commercial banking, quindi ancora una volta la decisione di concentrarci sullo sviluppo dell’economia reale, e la semplificazione del corporate center, quindi della holding del gruppo. La trasformazione del modello operativo porterà ad una riduzione e ad una sostenibiltà dei costi, oltre ovviamente al miglioramento del modello di servizio. A questo scopo abbiamo previsto nel corso del piano triennale investimenti in tecnologia per 1,6 miliardi di euro, e in aggiunta prevediamo ulteriori investimenti che saranno indirizzati a rispondere alle richieste e alle esigenze che vengono dai regolatori, per ulteriori 700 milioni”.

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