Dalla facoltà all’obbligo delle vaccinazioni a scuola per ogni ordine e grado. Il Partito democratico ha pronto un disegno di legge predisposto dalla responsabile scuola, la senatrice Francesca Puglisi (nella foto). Vaccini che un tempo per essere ammessi a scuola erano obbligatori, (siamo nel 1967), e poi diventati facoltativi (dal 1999) perché oggi si possono frequentare gli istituti sia pubblici sia privati senza avere eseguito alcuna profilassi.
“Il risultato di questa scelta – si legge nella relazione che illustra il provvedimento composto da due articoli e che Formiche.net ha potuto visionare – è stato un drastico calo, di anno in anno, delle vaccinazioni fino ad arrivare sotto la soglia minima indicata dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) necessaria al raggiungimento della cosiddetta “immunità di popolazione”.
In effetti oggi, in Italia, l’obbligo vaccinale riguarda solo 4 malattie (poliomielite, difterite, tetano ed epatite B), mentre le altre sono raccomandate. Ma se fino alla prima decade del 2000 il nostro Paese aveva una percentuale di vaccinati vicina al 95%, soglia minima raccomandata dall’Oms, dal 2013 si è registrato un progressivo calo dei bimbi vaccinati, addirittura le percentuali per la rosolia e il morbillo sono scese in alcune Regioni all’85,3%.
Questa è la fotografia che scatta il Partito democratico nel presentare il provvedimento, invocato tra l’altro dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che nei giorni scorsi ha incontrato le Regioni per avere al più presto una legge nazionale sul tema.
Tra le cause che determinerebbero una nuova minaccia per l’Italia, nella bozza di relazione illustrativa del ddl Puglisi si legge: “Fra i vari fattori che rendono il nostro Paese suscettibile alla minaccia di reintroduzione di malattie che ormai si consideravano debellate – si legge – c’è sicuramente il flusso migratorio anche da Paesi con epidemie in corso. I cittadini stranieri, soprattutto se irregolari – si legge – sono “difficili da raggiungere” poiché essendo poco e male integrati nella società hanno difficoltà di accesso ai servizi di prevenzione e di assistenza sanitaria. La conseguenza è che si vengono a creare all’interno della popolazione delle “sacche” di soggetti non vaccinati o completamente non vaccinati”.
Il Partito democratico quindi sposerebbe una tesi, tutta da dimostrare tra l’altro, che sarebbero gli immigrati irregolari a creare delle “sacche” di soggetti portatori di malattie. Ma non solo. Tra le cause che hanno fatto retrocedere l’Italia sul piano delle vaccinazioni, il Pd sottolinea che “sono presenti e sempre più attivi nel nostro paese gruppi anti-vaccinazione che rifiutano le vaccinazioni per ragioni filosofiche, ideologiche o religiose che possono mettere in pericolo la popolazione generale se quest’ultima non è adeguatamente protetta”.
Per questo il ddl Puglisi – dopo aver ricordato che il nuovo Piano nazionale delle vaccinazioni 2017-2019 promosso dal governo ha introdotto oltre alle vecchie vaccinazioni anche quelle anti-meningococco B, anti-rotavirus e antivaricella nei nuovi nati – si sofferma sulle Regioni che hanno promosso con legge regionale l’obbligo vaccinale per l’accesso ai servizi pubblici e privati rivolti ai bambini da 0 a 3 anni. “Non è più procrastinabile il momento di un livello nazionale che reintroduca l’obbligatorietà dei vaccini per accedere al nido e alla scuola d’infanzia al fine di poter alla popolazione, indipendentemente dalla regione di residenza, reddito e livello socio-culturale, i pieni benefici derivanti dalla vaccinazione”, è scritto nella bozza.
Da qui la prima modifica, con l’articolo 1 del disegno di legge, che si propone di cambiare l’articolo 47 del D.P.R. 22 dicembre 1967 prevedendo che “al fine di tutelare la salute dei cittadini, costituisce requisito necessario per l’accesso ai servizi educativi pubblici e privati e alle scuole di ogni ordine o grado, statali, paritarie private e degli enti locali, l’aver assolto gli obblighi vaccinali prescritti dalla normativa vigente”. Toccherà quindi “ai dirigenti scolastici dei servizi e delle scuole all’atto dell’iscrizione alla scuola o agli esami, a richiedere la presentazione della relativa certificazione, comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni e delle rivaccinazioni predette”. E questa “copia della certificazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni e delle rivaccinazioni è conservata nel fascicolo personale dell’alunno”.
L’articolo 2 del provvedimento predisposto dalla senatrice Puglisi obbliga, si legge nella bozza, “entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge alle Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano di istituire una banca dati delle vaccinazioni eseguite dalla popolazione in età scolare e dalla popolazione in età adulta per raccogliere, in modo sistematico, i dati relativi ai vaccinati al fine di sviluppare le attività di sorveglianza delle malattie suscettibili di vaccinazione e di monitorare nel tempo gli eventuali effetti indesiderati per migliorare i livelli di sicurezza e di efficacia delle vaccinazioni”. Tutto questo perché “entro dodici mesi dall’entrata in vigore della presente legge, presso il Ministero della salute è istituita l’Anagrafe vaccinale nazionale che raccoglie i dati delle banche dati regionali al fine di svolgere un’attività di monitoraggio di accesso alle prestazioni vaccinali da parte di tutti i cittadini”.