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Tutti i giudizi (non solo negativi) in Germania su Mario Draghi della Bce

Bail-in, MARIO DRAGHI, compromesso

Erano soprattutto gli economisti e i manager degli istituti di credito tedeschi a sperare che il presidente della Bce Mario Draghi annunciasse la decisione che loro auspicano da tempo. Cioè invertire il corso, mettere la parola fine a quello ai loro occhi è da sempre una “politica monetaria troppo accomodante”, o meglio, traducendo più liberamente, si potrebbe dire anche definire “allegra”, secondo loro. Ma Draghi ha deciso altrimenti, “nonostante l’inflazione abbia raggiunto nell’eurozona in febbraio il 2 per cento”. Draghi dunque ha deciso di non cambiare strada, confermando anche il programma relativo agli acquisti dei titoli di Stato, il cui volume a partire da aprile non sarà più di 80 miliardi di euro la mese, ma di 60 miliardi di euro.

Michael Kemmer, presidente dell’associazione bancaria tedesca, ieri mattina, prima delle comunicazioni di Draghi, in un’intervista a Deutschlandradio aveva sperato non in una drastica inversione di rotta, ma nell’inizio della fine della politica perseguita fino a ora. Kemmer aveva detto: “Certo non farà un’inversione a U. Anche perché sarebbe una mossa sbagliata. Un passo del genere deve essere preparato molto bene e necessita di una azione di comunicazione a tappeto. A mio avviso, sarebbe però importante che già oggi si comunicasse il primo passo in questa direzione, segnalando così di aver riconosciuto i segni del tempo, di aver preso atto del riaffacciarsi dell’inflazione (…)”.

Critico il quotidiano il Handelsblatt che oggi scrive: “Quella di ieri avrebbe potuto essere una giornata memorabile, se il presidente della Bce Draghi avesse annunciato la fine del quantitative easing. Ma così non ha fatto, nonostante come scriviamo, l’inflazione sia in crescita e cresca la schiera dei suoi critici sempre più arrabbiati”.

Meno critico, per quanto comunque non sostenitore delle sue decisioni, si è espresso il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. La FAZ, così come altri commentatori, ha voluto sottolineare una retorica leggermente diversa, che lascia trasparire un cenno di maggior ottimismo da parte di “questo banchiere esperto”, che nel suo discorso introduttivo si è riferito anche al recente aumento di azioni speculative. “Questo lascia dunque aperta la possibilità di un cambio di passo nella politica monetaria, forse nemmeno tanto remoto ” scrive la FAZ. Inoltre Draghi ha voluto evidenziare l’ unanimità di giudizio nel board, riguardo al non reputare più “acuta” la necessità di un eventuale contrasto al rischio di deflazione.

Opinione, quella che vi possano essere cambiamenti alla linea, prima del previsto, condivisa anche dal capo economista della Berenberg Bank, Holger Schmieding. Al sito finanzen.net ha detto: “Secondo noi la retorica leggermente mutata di Draghi in questa sede, potrebbe essere un segnale premonitore che la Bce passerà già in giugno da un ‘easing bias’ a un ‘neutral bias’. Accompagnando questo provvedimento poi con un innalzamento dei tassi di interesse per le banche che depositano i titoli presso la Bce da uno 0,40 per cento a uno 0,25 per cento”.

Di tutt’altro tenore invece il commento del quotidiano Die Welt uscito già ieri. L’articolo iniziava parlando della passione della Bce per gli anniversari. Una passione così forte “da non tralasciare nemmeno la giornata delle donne”. Meno sollecita si mostra la BCE invece, quando si tratta di festeggiare i propri anniversari. Come quello del 9 marzo. “Proprio questo giovedì compie due anni il programma d’acquisto di titoli di stato che ha preso il via il 9 marzo del 2015. Quel giorno la BCE dava inizio ai suoi acquisti bilionari, i quali hanno raggiunto nel frattempo un volume di 1,7 bilioni di euro. Un programma sempre più criticato però, visto che risultano risultano vieppiù evidenti anche i rischi che lo accompagnano. Proprio per via di questi acquisti la Deutsche Bank, per esempio, ha dovuto comunicare recentemente una drastica riduzione degli utili. L’anniversario casca quest’anno proprio il giorno nel quale i custodi della moneta unica si riuniscono e comunicano le loro decisioni. Ovvio che Draghi voglia a maggior ragione difendere la propria strategia”. Una strategia che rischia di diventare sempre più politica (e meno economica) come dice alla Welt Christian Schulz, uno degli economisti della americana Citi Bank. Perché Draghi, osserva il quotidiano, non è solo sotto stretta osservazione da parte dei mercati finanziari. La sua decisione arriva a ridosso della visita di Angela Merkel negli Stati Uniti, e lì potrà alimentare il già esistente confronto politico. Come si ricorda, l’America, o meglio, Donald Trump in persona, ha accusato la Germania di tenere artificiosamente basso il valore di cambio per spingere le proprie esportazioni. “Un’accusa che tra le righe si rivolge anche alla BCE e alla sua politica monetaria troppo elastica” è dell’avviso la Welt.

Infine c’è il commento del quotidiano di Monaco Süddeutsche Zeitung che, invece, invita a “stare rilassati”. “Perché la Bce non può che tenere la barra al centro. E l’irritazione del risparmiatore tedesco è il prezzo che la Germania deve pagare per essere membro dell’eurozona”. Ai politici tedeschi la SDZ raccomanda di non agitarsi troppo, di non promettere troppo riguardo alla politica della BCE, soprattutto in questo anno di elezioni. “Non possono chiedere alla BCE di adattare la politica monetaria europea alle esigenze del risparmiatore tedesco. Non possono perché la BCE è indipendente. Se Draghi dovesse cedere alle insistenze tedesche, ci sarebbero altri stati che protesterebbero. E a ragione. Sarebbe la fine della BCE”.



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