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Cassa depositi e prestiti in vendita? Le idee del governo, i dubbi e le domande senza risposta

Pier Carlo Padoan, legge di bilancio

Nessuna smentita, anzi: dal governo arriva una conferma sotto mentite spoglie alla notizia del Corriere della Sera secondo cui al ministero dell’Economia circola il progetto di vendere una quota del 15% della Cassa depositi e prestiti (controllata dal Tesoro).

Le parole del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, interpellato a Bruxelles, sono un’indiretta conferma: “Non vorrei dire cose che turbano i mercati. Non facciamo annunci, anticipazioni prima di prendere decisioni”, ha detto il premier. Dunque, a differenza dell’esecutivo Renzi, le idee che nascono al Tesoro con il governo Gentiloni sono prese in maggiore considerazione. Resta ora da vedere la tempistica dell’operazione, ancora da definire nei dettagli.

Secondo il Corriere della Sera, al Tesoro si ragiona sulla cessione di una quota del 15%, simile a quella già oggi posseduta dalle fondazione bancarie. L’operazione lascerebbe il controllo di Cdp nelle mani del ministero dell’Economia retto da Piercarlo Padoan, che scenderebbe «solo» al 65%. E porterebbe nelle casse dello Stato, per essere destinati all’abbattimento del debito pubblico –aggiunge il Corsera – circa 5 miliardi di euro, considerato che il patrimonio dell’intero gruppo supera i 33 miliardi.

A chi andrà il 15% della Cassa depositi e prestiti? Al mercato retail o ad investitori istituzionali? A fondi o a banche estere? Si vedrà. La Cassa offre rendimento non di poco conto: l’ultimo dividendo distribuito da Cdp ammontava a 850 milioni di euro.

Di certo i cinesi sono nelle prime posizioni a studiare le mosse del Tesoro. D’altronde hanno già una buona conoscenza della Cassa, visto che di recente sono entrati tramite il colosso di Stato, State Grid, con il 35% di Cdp Reti, la controllata della Cassa che possiede quote rilevanti sia di Snam che di Terna, due asset strategici nel sistema infrastrutturale italiano; ingresso stimmatizzato da Formiche.net.

E anche ora una domanda dubbiosa e critica nasce spontanea: per ridurre il debito pubblico (cosa buona e giusta) occorre far entrare stranieri (cinesi?) anche nel risparmio postale e nelle partecipazioni strategiche di Cdp? Non si era detto che il governo auspicava un campione nazionale nel settore del risparmio gestito? Il progetto si realizza vendendo quote di Cassa depositi e prestiti che gestisce il risparmio postale?

Si attendono, magari, risposte.

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