Ecco i non violenti. Ecco i difensori della legalità. Ecco gli assertori dei metodi pacifici. Ecco gli aedi dell’ambientalismo bucolico che non ammazzano neppure una zanzara. I signori della non violenza sono entrati in azione in queste ore per seminare odio e metodi incendiari in Puglia all’insegna del No Tap.
Evidentemente non bastano leggi che indicano come opera strategica per l’Italia l’infrastruttura, non sono sufficienti le sentenze (ultima quella di due giorni fa del Consiglio di Stato) che sbugiardano anni di contrapposizioni deleterie avallate pure da politici locali e nazionali fra silenzi, tartufismi e pusillanimità.
I fatti inducono alla tristezza. O alla vergogna. Eccoli.
Nelle ultime ore sono state registrate minacce nei confronti di partecipanti ai progetti finanziati da Tap sul territorio pugliese, di partner di questi progetti e persino nei confronti degli operai che stanno facendo il proprio lavoro in cantiere nel pieno rispetto della legge.
“Altri comportamenti violenti – denuncia in una nota il consorzio – sono stati registrati nell’area di cantiere. Questa notte è stata lanciata una bomba carta contro la recinzione; uno striscione con esplicite minacce di morte a uno dei nostri colleghi è esposto in cantiere tra i manifestanti senza che nessuno, a partire dai soggetti istituzionali presenti da giorni in agro di Melendugno, abbia preso le distanze da questi comportamenti. È stata inoltre lanciata una torcia accesa all’interno dell’area di cantiere, mettendo a rischio l’incolumità di chi sta lavorando al trasferimento temporaneo degli ulivi”.
Non solo: sulla pagina Facebook del presidio “No Tap” è stato riportato un elenco di tutte le aziende e i soggetti che lavorano con Tap, con “fini non ben chiari” rispetto a tutti coloro che collaborano con il progetto.
Avanti tutta, avanti verso l’abisso, avanti verso il declino economico, industriale, civile e legale.