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Un consiglio non richiesto a Giuliano Poletti

Giuliano Poletti, inflazione, disoccupazione

Giuliano Poletti si è messo un’altra volta nei guai con la battuta sulle partite a calcetto che, a suo avviso, sarebbero più utili a cercare lavoro da parte dei giovani. Il ministro del Lavoro dovrebbe cominciare a portarsi appresso una persona che fornisce l’interpretazione autentica di quanto afferma: un po’ come si usa adesso nei convegni, dove compaiono, a fianco dell’oratore, persone che si sbracciano esibendosi nel linguaggio dei segni per non discriminare i sordomuti (e non privarli dell’esperienza indimenticabile di capire per intero un relazione di Matteo Renzi).

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Irene Tinagli, economista, già deputata di Scelta Civica, ora nel Pd, è prima firmataria di una risoluzione presentata in Commissione Lavoro della Camera, sulla quale, per ora, si svolgono soltanto audizioni perditempo. Probabilmente, quella risoluzione, ormai presentata da circa due anni, non arriverà mai al traguardo del voto. Ciò per un motivo banale: non risponde ai criteri classici del politically correct. Si guarda bene infatti dal rincorrere le valutazioni che preconizzano tragedie economiche e distruzione di posti di lavoro per effetto dell’introduzione di nuove tecnologie (in particolare dell’automazione). Certo, il documento non nasconde che ci possano essere problemi anche gravi in alcuni settori durante la transizione (a cui fare fronte con massicci e continuativi processi di formazione e di riconversione patrimoniale), ma occorre aver fiducia nelle dinamiche economico-sociali del mondo. Le nuove tecnologie non hanno mai abolito il lavoro, ma lo hanno soltanto trasformato e trasferito. Nei quarant’anni tra il 1970 e il 2009 — anni di profondissima trasformazione tecnologica ed economica – l’industria italiana ha perso quasi un milione di posti di lavoro, l’agricoltura un altro milione, ma i servizi ne hanno creati circa cinque milioni, con un saldo complessivo nettamente positivo. Sarà così anche in futuro? Non lo sappiamo. Il problema è quello di affrontare la realtà, senza rinchiudersi all’indietro in un mondo che non può più esistere, nonostante Trump e i sovranisti nostrani.

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Congresso del Pd. Emiliano? Chi era costui?

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